podestà di Milano sec. XVI - 1786
Con l’avvento della dominazione spagnola a Milano, accanto alle magistrature che rappresentavano l’autorità centrale nei suoi aspetti politico-amministrativi e giudiziari, continuarono a persistere istituzioni propriamente municipali, ridotte in sottordine rispetto a quelle statali, ma pur sempre in possesso di grande prestigio, sia per l’autorità esercitata in passato sia per le funzioni pubbliche conservate, sia per gli illustri personaggi che si accinsero a ricoprirle, sia ancora, per l’estesa area, non sempre chiaramente definibile, su cui tali istituti esercitavano la loro giurisdizione.
Un esempio per Milano era rappresentato dal podestà, il quale sin dal tardo periodo comunale aveva esteso le sue competenze non solo alla città bensì a tutto il suo contado.
Alta carica ricoperta nel corso dei secoli da esponenti delle più rappresentative famiglie nobili, prima forestiere poi milanesi, il podestà era infatti magistrato civile di prima istanza per Milano e per i borghi e Terre circostanti la città, compresi entro lo spazio di 10 miglia; egli era inoltre giudice penale per la sola città di Milano e “cumulava” spesso la propria giurisdizione con quella del capitano di giustizia, dal quale si distingueva per avere il “monopolio” della giurisdizione civile e la “eccezionalità” di quella criminale.
Anche il podestà, come il capitano di giustizia, era di nomina regia, veniva quindi scelto dal governatore, rappresentante in loco del sovrano, e durava in carica un anno. A lui erano inoltre subordinati due vicari – il “giudice del gallo” e il “giudice del cavallo” – ed una schiera di esecutori (Bendiscioli 1957 a).
Come il capitano di giustizia anche la carica di podestà venne soppressa nel 1786 in seguito all’onda riformatrice perpetrata da Giuseppe II, figlio e successore della sovrana illuminata Maria Teresa (Bendiscioli 1957 a; Bendiscioli 1957 b; Visconti 1913).
ultima modifica: 12/03/2003
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