cancelleria segreta sec. XV - sec. XVI
Vero e proprio motore dello stato, la Cancelleria segreta costituiva il filtro tra la volontà del duca e le amministrazioni centrali e periferiche del dominio sforzesco (Leverotti 1997).
A metà Quattrocento, con l’affermazione al potere di Francesco Sforza, l’organizzazione interna dell’officio che tra segretari – uno dei quali svolgeva la funzione di capo coordinatore – cancellieri, registratori, coadiutori, uscieri, cavallanti contava 18 ufficiali, tutti forestieri, venne definitivamente regolamentata.
A partire dal 1453 il primo segretario del duca, Cicco Simonetta, fece infatti emanare una serie di disposizioni per regolare attribuzioni e doveri di cancellieri e scriba, e ancora nel 1455 e 1456 per regolamentare l’attività degli uscieri e dei registratori. Secondo quanto stabilito dalle suddette disposizioni gli officiali, dotati di modesta preparazione culturale – inizialmente non era neppure richiesto il titolo di notaio – erano tenuti, prima di entrare in carica, a prestare solenne giuramento di fedeltà alla persona ed allo Stato del duca. Ad essi era raccomandata la spedizione delle lettere ducali e la cura dei registri, nei quali dovevano personalmente trascrivere le lettere in uscita, “e non a mezzo di adolescenti o di estranei, sotto pena della perdita di un mese o due di salario” (Santoro 1968, p. 209).
Dagli officiali si esigeva inoltre assoluta discrezionalità: la perdita del posto e l’esonero a vita da qualsiasi carica pubblica era la pena prevista per coloro che avessero rivelato i segreti di ufficio. E ancora le disposizioni elaborate dal Simonetta proibivano ai cancellieri di assentarsi dal loro ufficio per seguire il duca senza averne preventivamente ottenuto il permesso, e vietavano agli officiali – previo espulsione dall’officio – di “intercedere” o privilegiare parenti o conoscenti.
La Cancelleria, originariamente officio unico, tra il 1450 ed il 1460, andò articolandosi in quattro distinti settori: cancelleria politica – sotto la guida di Cicco Simonetta dal 1450 al 1479, e di Bartolomeo Calco dal 1480 al 1499 – cancelleria beneficiale (1451), cancelleria giudiziaria (1451) e cancelleria finanziaria (1456).
Responsabile della condotta politica interna ed estera e quindi sovrintendente delle relazioni diplomatiche, la cancelleria politica coordinava gli ambasciatori ed aveva alle proprie dipendenze il corpo dei famigli cavalcanti, cancellieri incaricati di brevi missioni diplomatiche, e l’ufficio dei cavallari, composto da un numero variabile di ufficiali addetti alla gestione delle poste ducali (Leverotti, 1997). Ad un settore particolare della cancelleria politica era infine attribuita la cura della corrispondenza tra le autorità centrali e le magistrature locali.
E mentre alla cancelleria beneficiale erano demandate le questioni relative alla concessione di benefici ecclesiastici, alla cancelleria giudiziaria era delegata la trattazione delle cause criminali: il segretario incaricato doveva infatti riferire al duca gli eventuali crimini commessi nei territori del dominio, affinché potesse disporre l’invio di vicari sul posto; alla cancelleria giudiziaria era inoltre delegata la compilazione dei salvacondotti e delle eventuali lettere di grazia ordinate dal duca.
Alla cancelleria finanziaria si raccomandava infine il controllo di tutte le entrate e spese ducali: il segretario facente capo a questo settore era incaricato infatti di registrare su appositi libri tutti i salariati a carico dello stato e l’ammontare totale delle spese per la corte; all’inizio di ogni anno egli era tenuto a presentare al duca un “quadernetto dei salariati e delle spese” il quale dopo essere stato da lui approvato e firmato doveva essere consegnato ai Maestri delle entrate ed al tesoriere generale affinché provvedessero ai pagamenti.
Scriba, coadiutore, cancelliere: questo era il “tradizionale” iter burocratico che consentiva l’accesso al segretariato, alta carica della Cancelleria segreta, originariamente riservata ai soli officiali forestieri ed in seguito, con l’ascesa al potere di Galeazzo Maria Visconti, aperta anche ai lombardi.
Ma si trattava di una carriera fortemente condizionata dalle successioni ducali e dai rapporti stretti con il primo segretario in carica, “tali da portare alla frequente decapitazione dei vertici e generalmente al trasferimento con la qualifica di segretari presso la cancelleria del Consiglio segreto” (Leverotti 1997, p. 22).
La delicatezza degli incarichi, a tutti i livelli, comportò un’altra conseguenza di particolare rilevanza: l’officio della Cancelleria segreta, a differenza di altri offici centrali, non fu – quasi mai – oggetto di successione parentelare, “la presenza di familiari sembra [fosse] consuetudine per la sola persona del primo segretario” (Leverotti 1997, p. 22).
ultima modifica: 19/01/2005
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