referendario generale sec. XIV - sec. XVI
Istituito intorno agli anni ’70 del Quattrocento il referendario generale presiedeva l’Officio dei referendari che rappresentava la più importante magistratura finanziaria in sede locale, seconda solo ai Maestri delle entrate. Di origine viscontea tale officio contava un funzionario per ogni città del Dominio.
Trasferire i soldi incassati alla Tesoreria generale, informare i Maestri delle entrate di ogni mancata riscossione, inviare mensilmente ai Maestri la “nota” delle entrate e delle spese, eseguire i pagamenti e fare le spese per le quali avevano ottenuto licenza, erano i compiti delegati ad ogni referendario cittadino il quale, per i particolari incarichi chiamato a ricoprire doveva necessariamente essere persona fidata, di certa professionalità ed esperienza – in genere il referendario esercitava la propria professione per diversi anni in una città, lontana dalla località di origine, per poi venire trasferito in altra città – e doveva anche disporre di un buon capitale personale e famigliare, essendo chiamato a sovvenire con i propri capitali qualora le entrate non fossero state sufficienti e le spese non potessero essere dilazionate.
Con l’ascesa al potere di Gian Galeazzo Sforza a Milano, capitale del Dominio, la carica di “referendario cittadino” venne soppressa ed assorbita da quella di referendario generale, incaricato di curare con i Maestri delle entrate ed il giudice dei dazi l’appalto dei dazi milanesi e, soprattutto, di supervisionare l’operato dei referendari cittadini (Leverotti 1994; Leverotti 1997).
ultima modifica: 19/01/2005
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