senato governativo di finanza 1816 aprile 9 - 1830 agosto 1
Sezione separata e indipendente del governo milanese e suprema autorità per la direzione e l’ispezione di tutti i rami della finanza era il senato camerale o di finanza, istituito nell’aprile del 1816. Dirigendo tutti gli affari finanziari e camerali, la competenza del senato si estendeva su tutte le imposte indirette, i beni demaniali e della corona, le privative, i diritti regali, le manifatture erariali, le miniere, la zecca, le poste, gli affari fiscali, gli istituti del debito pubblico, il debito dello stato (Sandonà 1912). Le imposte dirette rientravano invece nelle competenze del senato politico, che doveva però accordarsi con quello di finanza in merito all’importo, al riparto e alle decisioni di massima sull’argomento.
Il senato governativo di finanza, che aveva sede nel “regio palazzo detto del Marino”, era composto dal governatore – che ne era anche presidente – dal vicepresidente di governo e dai consiglieri del governo stesso. Membri temporanei erano i direttori dei diversi rami di finanza i quali dovevano essere presenti alle deliberazioni ogni qualvolta la presidenza lo giudicasse necessario o quando si trattasse di affari specifici del loro ramo.
Compito primario era la compilazione del bilancio preventivo del Regno, che doveva essere trasmesso al dicastero aulico di finanza non oltre sei settimane prima della fine dell’anno. Al senato di finanza era inoltre assegnato il compito di vigilanza affinché le deliberazioni prese dal governo non oltrepassassero la somma assegnata nel preventivo.
Il senato di finanza dipendeva dalla direzione suprema della i. r. camera aulica universale di Vienna. Coordinati ad esso erano il senato politico, il tribunale d’appello e il comando generale militare; direttamente dipendenti erano invece le direzioni delle dogane, delle privative, dei dazi di consumo, del demanio, dei beni della corona, dei diritti uniti, dei boschi, delle licenze da caccia, tasse, ipoteche e bollo della carta, la direzione della zecca, dei diritti da bollo e garanzia e la direzione del lotto; uffici sussidiari erano l’ufficio fiscale e la ragioneria centrale, alla quale dovevano essere notificati tutti gli assegni emessi a carico della cassa centrale.
Nonostante la struttura di organismo deliberativo supremo per gli affari finanziari del Regno, il senato di finanza funzionò in realtà come corpo esecutivo subalterno della camera aulica di Vienna, sia perché il governatore aveva la facoltà di sottrarre alle deliberazioni del senato quelle che per segretezza non ritenesse opportuno discutere in suo seno; sia perché al governatore stesso era delegata l’autorità e la facoltà di non dar corso a quelle deliberazioni del senato che reputasse contrarie alle leggi, ai diritti del sovrano e all’interesse dello stato; sia perché infine per numerosi affari di competenza il senato doveva ricorrere alla camera aulica di Vienna per ottenere la preventiva autorizzazione o la approvazione definitiva delle deliberazioni. Questo valeva per tutte le nuove disposizioni di legge, ma anche per l’interpretazione delle prescrizioni legali, per i cambiamenti delle tariffe doganali, dei prezzi di vendita dei tabacchi e del sale, del dazio consumo, ecc.
Il 1 agosto 1830 fu attivato il Magistrato camerale (notificazione 15 giugno 1830): questo nuovo organismo, definito “l’autorità amministrativa assoluta per la direzione e ispezione di tutti i rami di finanza nel territorio soggetto alla giurisdizione del governo”, subentrò al senato di finanza e alle direzioni delle dogane e del demanio (Sandonà 1912).
ultima modifica: 01/09/2005
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