governatorato generale civile e militare del Lombardo-Veneto 1849 ottobre 25 - 1857 febbraio 27
La sovrana risoluzione del 16 ottobre 1849 definì il nuovo assetto dell’amministrazione del Regno Lombardo-Veneto, “corrispondente ai principi della costituzione dell’Impero ed ai bisogni di quÈ paesi”, con l’intento di “schiudere d’ogni parte la via agli organi costituzionali”. In luogo del viceré, la direzione civile e politica venne affidata ad un governatore civile e militare, carica alla quale venne nominato il feldmaresciallo Radetzky, cui fu affidato anche il comando supremo dell’armata imperiale in Italia. Già nel proclama di insediamento, il 25 ottobre, Radetzky comunicando la sua nomina per gli affari civili e militari del regno specificava che “l’imperatore […] pose nelle mie mani questo duplice potere per congiungere alla forza ed alla santità della legge anche i mezzi onde farla valere […]” (proclama 25 ottobre 1849).
Il governatorato aveva due sezioni, una per gli affari civili ed una per gli affari militari, alle quali erano attribuite funzioni distinte e indipendenti. La prima fu affidata al conte Alberto Montecuccoli; la seconda al cognato di Radetzky stesso, il tenente maresciallo Michele Strassoldo.
La sezione civile – diretta dal Montecuccoli – avrebbe dovuto occuparsi della riorganizzazione dell’amministrazione del Regno e in particolare delle luogotenenze e dunque per certi aspetti proseguire nell’opera che lo stesso Montecuccoli aveva intrapreso in qualità di commissario plenipotenziario al rientro delle truppe austriache in Milano dopo il trimestre insurrezionale e bellico.
Come era avvenuto per le attribuzioni vicereali, anche i poteri e le competenze del governatore rimasero in realtà alquanto vaghi e non privi di una certa ambiguità: non venne mai definito con chiarezza se il governatore dipendesse o meno dal ministero dell’interno o se invece fosse indipendente; la forte personalità di Radetzky, inoltre, tese a limitare le attribuzioni prescritte alle luogotenenze – che avrebbero dovuto corrispondere direttamente con Vienna ed essere sottoposte unicamente al ministero dell’interno austriaco – e ad “imporsi nel territorio quale simbolo di un incontrollato governo militare” (Meriggi 1987, p. 356), arrogandosi molte competenze civili oltre a quelle di polizia, per il disbrigo delle quali aveva a disposizione una “cancelleria presidiale”.
Questo organismo divenne quindi ben presto una sorta di direzione generale di polizia e tutta la polizia del Regno venne subordinata ai comandanti militari delle singole province, mentre avrebbe dovuto essere subordinata ai delegati provinciali, cioè agli organi statali dell’amministrazione.
Questa situazione, insieme con tutti i problemi connessi di una politica che non cercava di ottenere consenso tra i sudditi – il provvedimento del sequestro dei beni agli emigrati, ad esempio, aveva suscitato le proteste da parte dell’opinione pubblica europea – durarono fino al 1857, quando Francesco Giuseppe congedò il feldmaresciallo e nominò governatore suo fratello Massimiliano. Già dal 1853, comunque, era stato affiancato a Radetzky un consigliere civile – inizialmente il conte Rechberg poi, dal 1855, il conte Friedrich Thun-Hohenstein – con il compito di limitare il potere e le usurpazioni del feldmaresciallo e del “partito dei militari”, e si erano prese alcune disposizioni tendenti a separare il potere civile da quello militare, lasciando al governatore una funzione di sorveglianza e di uniformazione della prassi di governo svolta dalle due luogotenenze di Milano e di Venezia (Meriggi 1987) fino a far divenire la carica stessa “una semplice istanza intermedia dell’amministrazione civile senza una propria sfera d’azione” (Mazhol Wallnig 1981, p. 42).
Il 27 febbraio 1857 Francesco Giuseppe congedò dunque Radetzky, che aveva in realtà offerto le sue dimissioni già un paio di mesi prima. Il 10 marzo fu nominato quale nuovo governatore suo fratello, l’arciduca Ferdinando Massimiliano, con l’obbligo di risiedere alternativamente a Milano e a Venezia. Con questa nomina fu inoltre soppressa la sezione militare del governatorato del Regno Lombardo-Veneto.
Massimiliano perseguì una politica conciliatrice nei confronti delle classi dirigenti lombarde, mantenendo un atteggiamento liberaleggiante e occupandosi non solo degli aspetti culturali ed artistici ma anzi collaborando con le maggiori figure intellettuali in un intenso sforzo di progettazione legislativa basato sulle sue tendenze federaliste.
A seguito dell’ultimatum ed all’inizio della guerra del 1859 Massimiliano lasciò la città seguito a breve dal luogotenente Bürger. L’autorità civile e militare venne affidata al maresciallo Giulay, che lo sostituì nella carica, mentre la luogotenenza di Milano venne assunta dal vicepresidente barone Ernesto di Kellersperg (Mazhol-Wallnig 1981; Meriggi 1987; Raponi 1967; Marchetti 1960).
ultima modifica: 27/03/2003
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