luogotenenza lombarda 1849 novembre 3 - 1859 giugno 8
La riorganizzazione del Regno Lombardo-Veneto in seno all’Impero dopo gli sconvolgimenti delle rivoluzioni del 1848 prevedeva la sostituzione dei governi generali milanese e veneto con due luogotenenze aventi sede a Milano e a Venezia. Queste furono istituite e poste a capo dell’amministrazione regionale con la circolare ministeriale del 3 novembre 1849 e le loro attribuzioni furono precisate con le circolari del 31 dicembre 1850 e 30 marzo 1856 (Ordinanza 30 marzo 1856).
Nel “decennio di preparazione all’unità d’Italia” l’amministrazione della Lombardia fece dunque capo alla luogotenenza, la cui struttura era per certi aspetti analoga a quella dei governi generali prequarantotteschi: comprendeva dieci dipartimenti – ognuno dei quali con competenze specifiche in un ramo particolare dell’amministrazione – diretti da “consiglieri di luogotenenza”, che assumevano funzioni simili a quella di un ministro. Costoro formavano il consiglio di luogotenenza, a sua volta presieduto dal luogotenente generale del regno (Raponi 1967). Primo luogotenente lombardo fu nominato Carl von Schwarzemberg, cugino del nuovo cancelliere imperiale. Oltre al presidente, la luogotenenza aveva anche un vicepresidente, con funzioni comunque assai limitate. Anche se molte materie che precedentemente erano state riservate alle competenze del governo furono nominalmente rimesse alla decisione luogotenenziale – che deliberava collegialmente per tutti gli affari relativi al contenzioso amministrativo e negli affari politici amministrativi di maggiore importanza, mentre ogni consigliere decideva individualmente per gli affari di propria competenza (Atti della commissione Giulini 1962) – il rigoroso accentramento politico e amministrativo delle province italiane con il resto dell’Impero deciso dopo il 1849 riservò in realtà alla esclusiva deliberazione luogotenenziale solo gli affari relativi ai lavori pubblici, alla pubblica istruzione e agli archivi.
Gli uffici che dipendevano direttamente dalla luogotenenza ed erano preposti a queste materie erano quindi la direzione delle pubbliche costruzioni, la direzione generale di polizia, la direzione generale dei ginnasi e la direzione generale degli archivi amministrativi e politici (gli archivi giudiziari dipendevano però dalle autorità giudiziarie), oltre naturalmente agli organi dell’amministrazione periferica, quali le delegazioni provinciali e, tramite queste, i commissariati distrettuali. Il luogotenente presiedette anche la Congregazione centrale dopo la sua riconvocazione nel 1856.
Nonostante il requisito imprescindibile per entrare nel consiglio di luogotenenza fosse “la piena, aperta ed incondizionata adesione al governo austriaco” (Atti della commissione Giulini 1962, p. 119), alla luogotenenza furono dunque riservate attribuzioni limitate rispetto a quelle che aveva avuto il governo durante la prima restaurazione: il governo viennese avocò a sé tutta l’amministrazione finanziaria (la prefettura delle finanze, divisa in otto dipartimenti ognuno con a capo un consigliere e il prefetto, presidente con il rango di consigliere ministeriale, dipendevano direttamente dal ministero delle finanze di Vienna, che a sua volta era diviso in trenta dipartimenti); l’amministrazione militare (che fu posta alle dipendenze del ministero della guerra); l’amministrazione e l’organizzazione giudiziaria; la contabilità dello stato; la giunta del censimento; la direzione generale delle poste; le camere di commercio ed industria. Anche la direzione generale di polizia, pur essendo nominalmente subordinata alla luogotenenza, corrispondeva in realtà direttamente con l’autorità suprema di polizia viennese – il dicastero di polizia e censura – esercitando una funzione di sorveglianza politica sia sui consiglieri di luogotenenza e sui funzionari centrali sia, attraverso i commissari dei quartieri (solo in Milano erano sette) e i commissari superiori, sui delegati provinciali e sui commissari distrettuali. La struttura civile affidata ai luogotenenti era ancor più depotenziata a causa della soppressione del senato Lombardo-Veneto, che fece perdere al Regno la sua suprema corte di giustizia (Meriggi 1987).
I margini di autonomia non solo della luogotenenza – ma anche della direzione delle pubbliche costruzioni, della polizia, degli organi giudiziari – erano ancor più limitati dalla contabilità di Stato, l’organo consulente politico e amministrativo degli uffici del dominio che, pur avendo una organizzazione separata, dipendeva dal supremo dicastero di contabilità e controllo di Vienna al cui vertice vi era il presidente che godeva del rango di ministro e corrispondeva direttamente con l’Imperatore. Compito principale dell’ufficio era infatti l’esame e la consulenza sulla gestione di tutti gli uffici che maneggiavano denaro pubblico, avendo l’autorità di decidere chi avesse competenza nel compiere una spesa e se il titolo della spesa fosse compreso nel preventivo che annualmente gli veniva trasmesso o se, per affrontarla, fosse necessario il ricorso a mezzi straordinari, ad esclusione naturalmente che la spesa non richiedesse una esplicita autorizzazione da parte del ministero (Atti della commissione Giulini 1962).
La struttura di potere che si venne a creare nel Lombardo-Veneto, atipica rispetto alle altre province del contesto imperiale, si contraddistinse comunque non solo per la mancanza di un versante costituzionale – le congregazioni centrali furono riconvocate solo nel 1856 sotto la presidenza del luogotenente – ma per i notevoli margini di ambiguità nella gestione del potere stesso: le luogotenenze infatti avrebbero dovuto essere in diretta dipendenza del ministro dell’interno imperiale, ma il ruolo di egemonia esercitato dal governatore generale (anche grazie alla forte personalità dello stesso Radetzky) tese a soffocare “il potere prescritto per le luogotenenze e ad imporsi nel territorio quale incontrastato “governo militare”, che si arrogò anche molte competenze civili, prima tra le quali quella di polizia” (Meriggi 1987, p. 356) (Atti della commissione Giulini 1962; Candeloro 1964; Mazhol-Wallnig 1981; Marchetti 1960; Meriggi 1987; Raponi 1967).
ultima modifica: 19/01/2005
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