prefettura delle finanze 1851 marzo 30 - 1859 ottobre 23
Le modificazioni introdotte nell’ordinamento lombardo dopo le rivoluzioni del 1848 sottoposero tra l’altro anche tutta l’amministrazione finanziaria alla diretta dipendenza di Vienna. Con la notificazione del governo civile e militare del regno del 30 marzo 1851 infatti fu soppressa la direzione superiore delle finanze, che aveva sede a Verona, e furono istituite due prefetture, con sede a Milano e a Venezia (notificazione 30 marzo 1851) che sarebbero entrate in attività il 15 aprile 1851. L’autorità suprema lombarda in materia divenne quindi la prefettura delle finanze, inizialmente presieduta dal luogotenente e dal 1856 dipendente direttamente dal ministero delle finanze di Vienna, che a sua volta era diviso in 30 dipartimenti. Nell’ultimo lustro della dominazione austriaca quindi, la prefettura fu diretta unicamente dal prefetto delle finanze a cui era riconosciuto il rango di consigliere ministeriale.
Le due nuove autorità di finanza ebbero dunque riunite le attribuzioni sugli affari che in precedenza erano stati assegnati al Magistrato camerale ed ai dipartimenti delle imposte dei due governi, “come pure quelli derivabili dall’attivazione dell’imposta sulle rendite”. Di conseguenza furono di competenza della Prefettura tutte le imposte dirette ed indirette, i beni del demanio e della corona, le privative, i diritti regali, le manifatture erariali, le miniere, le zecche, gli oggetti fiscali, il Monte dello Stato (Monte Lombardo-Veneto), il debito pubblico, le sovvenzioni.
La prefettura fu divisa in otto dipartimenti – o divisioni – ognuno dei quali diretto da un consigliere. Gli affari venivano decisi collegialmente “quando il collegio dei capi-dipartimento è convocato come tale e sotto la presidenza del prefetto, per volontà del prefetto medesimo o del ministero” (Atti della commissione Giulini 1962, p. 206). Gli otto dipartimenti contemplavano differenti rami di servizi: l’amministrazione dei beni demaniali e dei diritti uniti; l’amministrazione delle privative (sale, tabacchi); le dogane e la guardia di finanza; il dazio consumo; l’imposta del bollo e il trasferimento della proprietà immobiliare; l’imposta di rendita; le casse e l’amministrazione della diretta nei rapporti finanziari; i beni della corona ed il personale. Dalla prefettura dipendevano inoltre la cassa centrale – anche definita cassa del dominio – la direzione del censo, le delegazioni provinciali (per gli affari delle imposizioni dirette), il fisco (cioè la “procura delle finanze”), la stamperia di stato, la zecca, l’ispettorato dei palazzi, la fabbrica dei tabacchi, la guardia di finanza, il lotto, l’ispettorato dei boschi, la montanistica.
Le autorità finanziarie provinciali, cioè le intendenze provinciali di finanza, erano gerarchicamente sottoposte alla prefettura così come le delegazioni provinciali lo erano alla luogotenenza. L’ufficio dell’intendenza comprendeva un intendente capo, un aggiunto e un certo numero di commissari delegati.
Come accennato, nel 1857 cessarono le attribuzioni della luogotenenza in materia ed al suo posto subentrarono i prefetti. Quindi la prefettura passò a dipendere “immediatamente” dal ministero delle finanze e dal governatore generale. Il prefetto, che dirigeva gli affari, doveva avere “inalterabilmente di mira il raggiungimento di una coscienziosa, zelante e giusta amministrazione dei pubblici interessi”.
Anche a seguito della riorganizzazione temporanea della Lombardia dopo la conquista della regione da parte delle truppe franco-piemontesi la prefettura delle finanze continuò a funzionare: il decreto 8 giugno 1859 infatti dichiarava che “l’attuale prefettura della finanze di Lombardia coll’attuale di lei organamento e competenza è conservata. Il capo di questo dicastero è parificato ai direttori delle altre sezioni dell’amministrazione centrale”. Le funzioni della prefettura furono riconfermate anche con il decreto del 31 luglio. Secondo questo la prefettura, cessati ormai i pieni poteri conferiti in via straordinaria al governatore, continuava a “formare una delle sezioni dell’amministrazione centrale”, ma ora avrebbe dovuto corrispondere “direttamente col ministero delle finanze in tutto quanto si riferisce alla trattazione e spedizione degli affari correnti” (Atti della commissione Giulini 1962; Meriggi 1987; Raponi 1967).
ultima modifica: 19/01/2005
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