commissario regio generale 1859 maggio 22 - 1859 giugno 18
La gestione commissariale dei territori conquistati durante la guerra tra l’alleanza francopiemontese e l’Impero austriaco era stata esplicitamente suggerita dalla commissione Giulini, istituita per studiare il progetto di organizzazione politica, amministrativa e giudiziaria da applicarsi durante la fase eccezionale dell’amministrazione separata della Lombardia nel periodo di tempo, che si prevedeva relativamente lungo, che sarebbe passato tra l’ingresso degli eserciti alleati fino alla incorporazione definitiva delle province liberate con le altre parti del Regno, cioè nel periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo ordinamento. Secondo questo progetto si dovevano inviare presso le città capoluogo di provincia liberate dei commissari regi straordinari “per ordinarvi in via del tutto provvisoria ciò che possono esigere le urgenze amministrative, la guerra e la pubblica sicurezza”.
Commissario regio fu nominato il 22 maggio Emilio Visconti Venosta, già membro della commissione Giulini stessa, con l’incarico affiancarsi al generale Garibaldi che si accingeva ad entrare in Lombardia, cui si aggiunse successivamente il fratello Emilio con il compito di coadiuvarlo.
Secondo le istruzioni dategli dal Cavour, Visconti Venosta avrebbe dovuto cercare di far insorgere i paesi e “provvedere al governo civile dei paesi che saranno occupati dalle nostre armi o si dichiareranno per la causa nazionale”. In sostanza a lui era demandato il potere di prendere in via provvisoria “tutti quei provvedimenti che credesse necessari utili al buon andamento dell’impresa affidata al generale Garibaldi” e soprattutto “impedire che il disordine turbi le manifestazioni del sentimento nazionale e menomi gli sforzi che si richiedono […] dalle popolazioni per l’emancipazione delle quali si combatte” (Raponi 1967, p. 376). Il ruolo del commissario regio, e degli altri commissari successivamente inviati alle sue dipendenze, fu dunque un ruolo assolutamente politico: trasformare la guerra di popolo in guerra regia secondo il motto “Italia e Vittorio Emanuele”, cioè controllare e dirigere le insurrezioni e le tendenze municipalistiche che avevano caratterizzato e per certi aspetti indebolito il moto della prima guerra d’indipendenza e sollecitare l’adesione al governo sardo delle città occupate.
Gli avvenimenti bellici e la rapida conquista di gran parte del territorio lombardo da parte delle truppe francopiemontesi resero l’incarico più breve del previsto e la missione di Visconti Venosta si concluse a Milano il 18 giugno, dopo la nomina degli intendenti generali delle province lombarde (Atti della commissione Giulini 1962; Raponi 1961; Raponi 1967).
ultima modifica: 19/01/2005
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