ministero delle relazioni estere 1802 febbraio 25 - 1814 aprile
La costituzione della Repubblica italiana approvata per acclamazione dalla Consulta di Lione nel gennaio del 1802 attribuì il potere esecutivo “esclusivamente” al presidente, che lo esercitava attraverso ministri da lui eletti e revocabili (art. 66) (costituzione 1802).
Nel testo costituzionale vengono ricordati solo tre ministri: il gran giudice ministro della giustizia, il ministro del tesoro pubblico e quello delle relazioni estere, che Bonaparte, valendosi delle facoltà a lui riconosciute dalla costituzione, provvide a nominare nella persona di Ferdinando Marescalchi.
A ricoprire l’incarico Marescalchi non fu tuttavia solo; il Ministero delle relazioni estere della Repubblica italiana venne infatti distinto in due divisioni: la prima, con sede a Parigi presso il presidente, fu affidata al Marescalchi e durante i primi anni considerata come legazione staccata della seconda, che aveva sede a Milano, presso il vicepresidente Melzi (Roberti 1946-1947).
Gli uffici di Milano, affidati inizialmente a Francesco Pancaldi (decreto 25 febbraio 1802) e, dal 1803 al 1814, diretti ininterrottamente da Carlo Testi, ebbero comunque importanza piuttosto limitata. Nonostante gli sforzi compiuti dal Melzi per ritagliare alla neoistituita Repubblica uno spazio nelle relazioni internazionali autonomo dalla Francia, Bonaparte si dimostrò infatti sempre deciso a mantenere il controllo di questo settore, almeno negli aspetti più significativi; ciò sia nel corso del triennio repubblicano sia, a maggior ragione, durante il Regno d’Italia, quando il dipartimento con sede a Milano, del quale il consigliere di stato Testi mantenne il portafoglio, venne sottoposto agli ordini del ministro delle relazioni estere residente a Parigi (decreto 7 giugno 1805 b).
Qui Marescalchi, che nel periodo repubblicano aveva rivestito anche e soprattutto il ruolo di intermediario tra la volontà del primo console e le ragioni dello Stato italico, aveva organizzato il dicastero dividendolo in due sezioni, una per le relazioni estere e la seconda per quelle interne. Quanto ai funzionari e agli impiegati, un capo divisione e due sottocapi corrispondevano con le potenze straniere, con i loro rappresentanti e con i rappresentanti italiani accreditati all’estero; altri si occupavano invece del rilascio dei passaporti e della tenuta del protocollo e dell’archivio.
A Milano l’incaricato del portafoglio curava invece la corrispondenza coi ministri e con il personale diplomatico del Regno in Italia e in Elvezia e coi corpi diplomatici degli stati italiani residenti nella capitale, dove, negli uffici del Ministero, lavoravano un capo divisione con funzioni direttive, un segretario generale ed altri impiegati minori (Roberti 1946-1947).
ultima modifica: 19/01/2005
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