podestà di Milano 1806 aprile - 1816 febbraio
Con il decreto 8 giugno 1805 sull’organizzazione amministrativa del Regno d’Italia a capo delle amministrazioni dei comuni di prima e seconda classe – quelli cioè con una popolazione superiore, rispettivamente, ai diecimila ed ai tremila abitanti – sul modello del maire francese, fu introdotta la figura del podestà, che venne a completare la piramide gerarchica formata da re, viceré, ministro, prefetto e, ove presente, viceprefetto (Pagano 1994).
Il podestà era nominato dal re per tre anni su una terna presentata dal Consiglio comunale, la cui nomina, con il decreto del 8 giugno 1805, era passata a sua volta nelle mani del sovrano (decreto 8 giugno 1805 a).
Per ovviare al ritardo nelle designazioni, con decreto 22 aprile 1806, il viceré autorizzò i savi che formavano le Municipalità a scegliere tra loro chi ricoprisse provvisoriamente la funzione podestarile, che a Milano venne allora affidata al savio “propodestà” Cesare Brivio Sforza (Pagano 1994).
Circa un anno più tardi, con decreto 5 giugno 1807, nella figura del podestà furono concentrate le funzioni esecutive che il decreto 8 giugno 1805 attribuiva alle Municipalità (decreto 5 giugno 1807). Ai sei savi non rimase dunque che occuparsi di tutti gli oggetti di amministrazione municipale loro proposti dal podestà, divenuto l’unico vero amministratore del comune, e, nella sua veste di funzionario governativo, in grado anche di esercitare un controllo più o meno diretto sull’attività del Consiglio comunale e sulle sue deliberazioni (Pagano 1994).
Il podestà era inoltre di diritto presidente della deputazione comunale di sanità, membro della Congregazione di carità, membro del consiglio del Collegio reale delle fanciulle, presidente della commissione di pubblico ornato, ispettore delle scuole e, dal 1809, anche ispettore delle caserme militari (Verga 1914).
A Milano la fase propriamente podestarile ebbe inizio tuttavia solo alcuni mesi dopo la pubblicazione del decreto 5 giugno 1807, quando cioè, cessato l’incarico provvisorio ricoperto da Cesare Brivio, venne nominato podestà Antonio Durini (decreto 30 novembre 1807), che l’8 gennaio 1808 presenziò per la prima volta ad una seduta del Consiglio comunale (Pagano 1992).
Un mese più tardi, dopo ripetute istanze del Consiglio, il territorio di Milano fu sensibilmente ampliato con l’aggregazione di un circondario esterno di quattro miglia, formato da 35 comuni, che vennero allora a formare “un solo ed individuo comune con quello di Milano” (decreto 9 febbraio 1808 b).
Insignito quello stesso anno del titolo di barone (settimo statuto costituzionale), Durini mantenne l’ufficio podestarile fin dopo la caduta del Regno.
In realtà, l’8 gennaio 1811, alla scadenza del triennio, era stato nominato podestà di Milano Alberto Litta, il quale rinunciò tuttavia al mandato (decreto 8 gennaio 1811). Antonio Durini dovette pertanto rimanere in carica per un altro triennio, la cui scadenza coincise con la caduta del Regno d’Italia. Il podestà, trovandosi ad essere l’unica autorità riconosciuta della capitale, dovette allora continuare ad assolvere i suoi obblighi amministrativi oltre a delicate mansioni politico-diplomatiche.
Accolte infine le sue dimissioni, Durini venne sostituito alla guida dell’amministrazione milanese al principio del 1815 da Cesare Giulini (Pagano 1994).
ultima modifica: 03/04/2006
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