prefettura del monte Lombardo-Veneto 1822 maggio 24 - 1859
La funzione di sovrintendere al patrimonio del nuovo Regno Lombardo-Veneto e di garantire il debito ereditato dal cessato Regno d’Italia fu assegnata al Monte Lombardo-Veneto, che subentrò al Monte Napoleone. Compiti primari del Monte furono la liquidazione dei “crediti dei privati e dei comuni che si erano accumulati duranti i tempestosi anni della dominazione francese” (Spellanzon 1960, p. 39).
La prefettura del Monte Lombardo-Veneto amministrò quindi il debito pubblico del Regno che era stato addossato alle province dopo il ritorno degli austriaci. Questo contemplava “l’amministrazione del vecchio debito e la liquidazione delle partite di debito risultanti dalle somministrazioni fatte dalle armate durante gli ultimi tempi delle guerre napoleoniche”, l’amministrazione del prestito forzoso del 1850 e l’amministrazione del nuovo debito che era risultata dopo la convenzione dei biglietti del tesoro (Atti della commissione Giulini 1962, p. 206). Presso la prefettura erano state istituite inoltre una commissione ed una cassa di ammortamento.
La questione del Monte Napoleone e del debito dello Stato si presentava problematica al ritorno degli austriaci in Lombardia, sia perché il Regno napoleonico era stato diviso in diversi Stati indipendenti, sia perché era orientamento del congresso di Vienna di mantenere in vita il Monte Napoleone stesso come istituto comune a tutti quegli Stati, appunto, che avevano costituito il Regno d’Italia, conservando i suoi diritti sulle terre e sui capitali. Questa soluzione risultò naturalmente inapplicabile: sarebbe stato impossibile mantenere unità ed eguaglianza – ad esempio – nell’amministrazione dei beni fondiari e reali della cassa d’ammortamento, trattandosi infatti di beni ormai sparsi in quattro stati diversi ed indipendenti tra loro. Non a caso una commissione apposita, riunitasi a Milano sotto la presidenza del ministro di Stato conte Stadion – della quale fecero parte anche il presidente della commissione aulica centrale di organizzazione Lazansky, i governatori Sarau e Goess e il vicepresidente dell’Appello di Milano Fradnich – decise la soppressione del Monte e la divisione delle attività e delle passività tra gli Stati interessati, in modo che ogni Stato avrebbe risolto separatamente con il Monte le proprie pendenze. In questo modo le decisioni del congresso di Vienna furono interpretate non nel senso della sopravvivenza della attività e della gestione del Monte, ma con il riconoscimento degli obblighi dal Monte stesso contratti.
Si decise quindi che il debito pubblico del disciolto Regno sarebbe stato assunto in maniera proporzionale dai nuovi Stati, e la quota assegnata a ciascuno Stato venne proporzionalmente calcolata “in seguito alla verificazione dello stato in cui si trovavano le casse al momento del passaggio dei diritti di sovranità” (Sandonà 1912, p. 301). Risolte le questioni inerenti le diverse parti del Monte (Cassa d’ammortizzazione, cassa di garanzia, cassa pensioni), il 15 agosto 1820 fu firmato dai rappresentanti degli Stati interessati “l’Atto di riparto fra le sovranità cointeressate e della relativa effettiva assunzione per parte di ciascuna di esse sovranità del debito pubblico”.
Per il nuovo Regno la quota fu inscritta dalla Commissione liquidatrice del debito pubblico lombardo-veneto nel nuovo Monte Lombardo-Veneto (Patente 27 agosto 1820). Fu così istituito a Milano un apposito istituto di credito pubblico – il Monte del Regno Lombardo-Veneto, diretto da “una particolare amministrazione”, la prefettura del monte – nel quale venne concentrato il debito pubblico, liquido o non liquido, e proveniente da qualsiasi classe di debito che era stata assegnato all’Austria. Lo scopo e gli attributi del Monte furono “assicurare, mediante i fondi assegnatigli, l’esatto adempimento degli obblighi incontrati verso i creditori, e ad effettuare il progressivo acquisto ed ammortizzazione del debito in esso inscritto”. La prefettura dipendeva naturalmente direttamente dal governo di Milano, e ad essa furono attribuite le prerogative di “inscrivere delle rendite perpetue e la corrispondente formazione ed emissione delle cartelle; l’emissione dei certificati […] e la conversione successiva di questi certificati in cartelle; il pagamento delle rendite maturate nelle epoche stabilite; il trasporto della proprietà delle rendite iscritte e la registrazione precisa di tutto ciò che si riferisce alla proprietà ed al godimento delle rendite stesse; e finalmente l’acquisto delle cartelle e dei certificati col fondo di ammortizzazione” (Patente 24 maggio 1822). Il Monte emise nuove cartelle sia per le rendite annuali perpetue provenienti dai crediti liquidati, sia per gli importi convertiti in rendita perpetua al 5% e per gli arretrati delle amministrazioni centrali del Regno d’Italia. La decorrenza degli interessi fu stabilita a partire dal 1 novembre 1820 “qualunque sia l’epoca in cui ne seguirà la liquidazione e la iscrizione”. La materia fu ulteriormente disciplinata dalle patenti 16 gennaio 1816, 27 agosto 1820 e dal proclama 14 aprile 1821, oltreché con il regolamento del 26 marzo 1825, che creò la cassa di ammortizzazione. Il fondo di ammortamento del Monte fu creato con i beni e con le rendite della cassa d’ammortizzazione del Monte Napoleone esistenti nel Regno Lombardo-Veneto, con i beni e le rendite della Corona d’Italia (ad esclusione dei palazzi, giardini ed altri beni destinati all’uso del sovrano o dell’amministrazione pubblica) e con le rendite perpetue acquistate dal fondo di ammortamento con mezzi suoi propri. Gli interessi del debito furono naturalmente stanziati nei bilanci preventivi annuali delle due parti del Regno.
Il 17 giugno 1859, in seguito alla conquista della Lombardia da parte delle truppe franco-piemontesi, Cesare Correnti fu nominato prefetto del Monte Lombardo-Veneto. Il debito lombardo assunto dal Regno in seguito ad una convenzione a Milano il 9 settembre 1860 era costituito da una rendita di 7.531.185,53 lire per i debiti contratti tra il 1820 ed il 1851 (Atti della commissione Giulini 1962; Raponi 1967; Sandonà 1912).
ultima modifica: 19/01/2005
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