repubblica cisalpina 1797 - 1802
La Repubblica Cisalpina nacque ufficialmente il 29 giugno 1797 con il proclama del generale in capo dell’armata d’Italia, Bonaparte, che ne sancì la libertà e l’indipendenza dalla Repubblica francese. Quello stesso giorno il generale provvide inoltre a nominare quattro dei cinque membri del Direttorio esecutivo (il quinto venne nominato il successivo 2 agosto), mentre il giorno seguente fu disposta la nomina del segretario generale del Direttorio e dei ministri della polizia, della guerra, delle finanze, della giustizia, degli affari esteri. Il dicastero degli affari interni venne invece attribuito nei primi giorni del mese successivo (decreto 12 messidoro anno V).
La costituzione della neoistituita Repubblica, che ricalcava quella francese dell’anno III, fu emanata l’8 luglio.
Il primo dei quattordici titoli in cui essa era organizzata disponeva la divisione della Repubblica, con capitale Milano, in 11 dipartimenti: Adda (con capoluogo alternativamente ogni due anni Lodi e Crema), Alpi Apuane (Massa), Crostolo (Reggio), Lario (Como), Montagna (Lecco), Olona (Milano), Panaro (Modena), Po (Cremona), Serio (Bergamo), Ticino (Pavia), Verbano (Varese). Ognuno di essi doveva poi essere ripartito in distretti, a loro volta distribuiti in comuni.
Il potere esecutivo (titolo VI) venne allora demandato ad un Direttorio di cinque membri, al quale facevano riferimento i sei ministri di finanze, giustizia, guerra, polizia, affari esteri e interni. Il potere legislativo (titolo V) fu invece affidato ad un Corpo suddiviso in un Gran Consiglio, cui competeva l’iniziativa delle leggi, e in un Consiglio dei seniori, al quale spettava l’approvazione o il rigetto delle stesse (costituzione 20 messidoro anno V). In attesa della nomina, effettuata da Bonaparte il successivo 9 novembre 1797, le funzioni dell’organo legislativo furono provvisoriamente affidate a quattro Comitati consulenti (legge 21 messidoro anno V).
Con i titoli restanti la costituzione cisalpina dell’anno V provvedeva poi a regolare: lo stato politico dei cittadini (titolo II), le assemblee primarie (titolo III), le assemblee elettorali (titolo IV), i corpi amministrativi e municipali (titolo VII), il potere giudiziario (titolo VIII), la forza armata (titolo IX), l’istruzione pubblica (titolo X), le finanze (titolo XI), le relazioni estere (titolo XII); figurano infine un titolo relativo ad eventuali revisioni costituzionali (titolo XIII) e uno di dichiarazioni generali (titolo XIV) (costituzione 20 messidoro anno V).
Il successivo 17 ottobre, con la firma della pace di Campoformio, la Repubblica Cisalpina venne ufficialmente riconosciuta come potenza indipendente anche dall’Austria, che in quell’occasione, com’è noto, ricevette Venezia e la terraferma veneta fino alla linea dell’Adige, oltre ai territori dell’Istria, della Dalmazia e delle Bocche di Cattaro.
Nel frattempo, il 27 luglio, erano stati riuniti alla Cisalpina i territori di Bologna, Ferrara e della Romagna (Rota 1959), mentre con un decreto del 22 ottobre 1797 furono aggregate la Valtellina, Chiavenna e Bormio (dichiarazione 1 brumale anno VI) e, pochi giorni più tardi, la città e la provincia di Brescia.
Più in dettaglio, i territori che insieme all’ex Lombardia austriaca componevano la Repubblica Cisalpina si trovano elencati nel testo di una legge del 15 novembre 1797 e sono: “gli Stati dell’ex duca di Modena, le tre già Legazioni pontificie di Bologna, Ferrara, Romagna, le province ex venete di Bergamo, Brescia, Crema e parte del Veronese, la città di Mantova col suo territorio, l’ex Ducato di Massa e Carrara e tutti li feudi imperiali compresi (fra la Toscana, la Cisalpina, la repubblica di Genova ed il Ducato di Parma), il feudo di Campione, quello di Macagno imperiale, la Valtellina e l’ex contee di Chiavenna e Bormio” (legge 25 brumale anno VI b).
Dalla data della proclamazione la Cisalpina si era dunque notevolmente ampliata sia in termini territoriali sia demografici, superando con gli ultimi acquisti i 3.200.000 abitanti. Di conseguenza anche il numero dei dipartimenti nei quali era ripartita si accrebbe dagli 11 originari ai 20 previsti dalla legge sul riparto territoriale del 3 novembre 1797, ovvero: Adda (Lodi e Crema alternativamente), Adda e Oglio (Sondrio dal 26 novembre), Alpi Apuane (Massa Carrara), Alto Po (Cremona), Basso Po (Ferrara), Benaco (Desenzano), Crostolo (Reggio), Lamone (Faenza), Lario (Como), Mella (Brescia), Mincio (Mantova), Montagna (Lecco), Olona (Milano), Panaro (Modena), Reno (Bologna), Rubicone (Rimini), Serio (Bergamo), Ticino (Pavia), Verbano (Varese) (legge 13 brumale anno VI a).
A distanza di pochi giorni venne poi promulgata la legge per la confinazione dipartimentale (legge 24 brumale anno VI), mentre quelle di riparto dei singoli dipartimenti furono emanate solo durante la successiva primavera. Il dipartimento del Rubicone, frattanto, era stato ampliato con l’aggregazione della provincia di Pesaro e del Montefeltro (Zaghi 1986).
L’organizzazione territoriale stabilita con il testo legislativo del 3 novembre 1797 e con le successive leggi dipartimentali ebbe tuttavia vita breve. La riforma costituzionale imposta il 1° settembre 1798 dall’ambasciatore della Repubblica francese presso la Cisalpina, oltre a disporre il rafforzamento dell’esecutivo e il dimezzamento del numero dei componenti del Corpo legislativo – suddiviso ora in un Consiglio degli juniori, formato da 80 membri, e in un Consiglio degli anziani, di 40 membri – prevedeva infatti l’accorpamento dei dipartimenti esistenti, che, per motivi di economia, furono ridotti da 20 ad 11: Adda ed Oglio (Morbegno), Alto Po (Cremona), Basso Po (Ferrara), Crostolo (Reggio), Mella (Brescia), Mincio (Mantova), Olona, (Milano), Panaro (Modena), Reno (Bologna), Rubicone (Forlì), Serio (Bergamo). I rispettivi confini vennero definiti quello stesso giorno con la “legge sulla divisione della Repubblica in dipartimenti” (legge 15 fruttidoro anno VI c), mentre la ripartizione in distretti e comuni fu operata durante l’autunno.
Organi di governo e ripartizione territoriale riformati nel settembre del 1798 vennero soppressi con la conquista del territorio cisalpino da parte delle armate austro-russe, entrate in Milano il 28 aprile 1799.
Da allora sino alla fine di maggio del 1800 il territorio lombardo rimase soggetto agli austriaci, ad eccezione di Mantova, arresasi il 28 luglio 1799 e tornata a far parte della Cisalpina solo dopo la pace di Lunéville, nel febbraio 1801.
Il ricostituito dominio asburgico comprendeva il territorio dell’ex Lombardia austriaca – formata dalle province di Milano, Casalmaggiore, Como, Cremona, Lodi e Pavia – le città e le province già venete di Bergamo, Brescia e Crema e il Mantovano, al quale era stata accorpata una porzione di suolo veronese situata al di là dell’Adige.
Il territorio venne allora suddiviso in dieci circoscrizioni dette “province”, la cui amministrazione fu affidata ad altrettante Congregazioni delegate sottoposte al governo centrale insediato a Milano sotto la guida di un commissario imperiale, che prendeva ordini direttamente da Vienna (Pagano 1998).
Dopo tredici mesi di occupazione austriaca, tra la fine di maggio e il giugno del 1800 l’armata francese riconquistò gran parte dei territori cisalpini. La riorganizzazione della Repubblica, la compilazione delle sue leggi e dei regolamenti dei diversi rami della pubblica amministrazione furono allora affidati dal primo console della Repubblica francese ad una Consulta di 50 membri (decreto 28 pratile anno VIII a), presieduta da un ministro straordinario del governo francese (decreto 28 pratile anno VIII b), incaricato di fatto di controllare e dirigere la vita del nuovo stato (Zaghi 1986). Al contempo il potere esecutivo venne provvisoriamente rimesso ad una Commissione straordinaria formata da nove componenti (decreto 28 pratile anno VIII c), per essere poi concentrato, il successivo 20 settembre, in un più ristretto Comitato governativo di tre soli membri (circolare 3 vendemmiale anno IX). Pochi giorni più tardi a capo dei diversi rami dell’amministrazione pubblica vennero insediati quattro ispettori generali, ai quali furono allora attribuite “le facoltà che già competevano ai ministri della Repubblica Cisalpina” (avviso 5 vendemmiale anno IX).
L’esecutivo cisalpino rimase in carica fino al febbraio del 1802, quando fu insediato in Milano il governo costituzionale della neoproclamata Repubblica italiana (proclama 21 piovoso anno X).
Nell’ottobre del 1800, frattanto, il territorio della Repubblica Cisalpina era stato ampliato con l’aggregazione ad occidente della zona compresa tra i fiumi Sesia e Ticino (Novara, Vigevano e Lomellina) (proclama 21 vendemmiale anno IX), che andò poi a costituire il dipartimento dell’Agogna. Alcuni territori del Veronese e del Polesine di Rovigo, poi attribuiti in parte al dipartimento del Mincio e in parte a quello del Basso Po, pervennero invece in seguito alla firma del trattato di pace di Lunéville (9 febbraio 1801) (Zaghi 1986). In tale occasione venne inoltre richiamato in vigore l’articolo 12 del trattato di Campoformio, secondo il quale l’imperatore riconosceva l’indipendenza della Repubblica Cisalpina, che risultava comprendere “l’ex-Lombardia austriaca, il Bergamasco, il Bresciano, il Cremasco, la città e fortezza di Mantova, il Mantovano, Peschiera, la parte degli Stati ex-veneti all’ovest e al sud della linea indicata nell’art. 6, per la frontiera degli stati di S.M. l’imperatore in Italia, il Modenese, il Principato di Massa e Carrara e le tre Legazioni di Bologna, Ferrara e Romagna” (trattato di Lunéville).
Il comparto territoriale della Repubblica venne stabilito con legge del 13 maggio 1801, che ne suddivideva il territorio in 12 dipartimenti: Agogna (Novara), Lario (Como), Olona (Milano), Serio (Bergamo), Mella (Brescia), Alto Po (Cremona), Mincio (Mantova), Crostolo (Reggio), Panaro (Modena), Basso Po (Ferrara), Reno (Bologna), Rubicone (Cesena). La popolazione complessiva superava allora i 3.800.000 abitanti (legge 23 fiorile anno IX).
ultima modifica: 03/04/2006
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