notaio sec. XIV - 1757
A completamento dell’organizzazione comunitaria gli statuti trecenteschi prevedevano l’esistenza di notai, addetti alla trascrizione delle delibere consiliari. Svolgendo funzioni essenzialmente di carattere tecnico i notai, solitamente quattro e scelti tra una rosa di candidati trasmessa al signore di Monza dal consiglio dei dodici sapienti, erano soggetti ad un organo di controllo speciale, quello dei cercamacchie (Storti Storchi 1993).
Nel XVIII secolo la figura del notaro era ancora attivamente presente nel quadro amministrativo monzese: le risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 ribadiscono infatti che la comunità di Monza era assistita da un notaro cancelliere, residente nel borgo, nominato dal consiglio generale, tenuto a rogare tutti gli atti emanati dal consiglio generale e da quello di provvisione, e ad assistere a tutte le assemblee o “occorrenze pubbliche che possano essere d’inspezione del detto notaro cancelliere” (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3063).
Ancora nel 1757, con la “Riforma al Governo della Comunità di Monza”, la comunità continuava ad essere assistita da un “notaro cancelliere”, il quale era tenuto ad assistere a tutte le assemblee e convocazioni della comunità (Riforma Monza, 1757; editto 30 settembre 1757).
ultima modifica: 03/04/2006
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