comune di Rosate sec. XIII - 1757
L’esistenza di un ordinamento comunale è testimoniata da un documento datato 29 giugno 1265, trascritto negli “Atti del Comune di Milano”, in cui Rosate è citato come comune ed è segnalata la presenza del console (Baroni 1987).
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Rosate risulta incluso nella pieve omonima e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata dal Naviglio” e della “strata da Viladerardi et da Limidi” come “el locho da Rosà” (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo Rosate risulta ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 39 e 40).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che l’apparato amministrativo del comune, che contava 1.301 anime, era costituito dall’assemblea dei capi di casa della comunità, convocata in piazza almeno una volta all’anno, in occasione della pubblicazione dei riparti e del rinnovo delle cariche comunitarie, e da un consiglio detto particolare, composto da due consoli, due sindaci e dieci consiglieri, al quale erano delegate mansioni di carattere esecutivo: l’amministrazione e conservazione del patrimonio “comunale” ed in particolare, con la soprintendenza di alcuni dei maggiori estimati, la “vigilanza sopra la giustizia dei pubblici riparti”.
Ogni sei mesi alla presenza del podestà o del suo luogotenente, “premesso l’avviso per mezzo del fante alla casa di ciascheduno”, i capi di casa venivano convocati dal console per assistere alla nomina dei nuovi membri del consiglio: mentre console e sindaco erano eletti “a sorte” da tutti gli ufficiali uscenti tra otto candidati proposti dagli ufficiali stessi, i consiglieri venivano cooptati tra i consiglieri uscenti “previo assenso dei maggiori estimati”.
Un cancelliere, residente in loco, ed un esattore, scelto con asta pubblica, completavano l’apparato amministrativo: al cancelliere la comunità delegava la compilazione e ripartizione dei carichi fiscali e la custodia dei libri dei riparti e delle scritture pubbliche; all’esattore tutte le operazioni connesse alla riscossione dei tributi, esatti dopo essere stati approvati dal consiglio (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3023).
A metà del XVIII secolo il comune, infeudato dal 1450 (Casanova 1930), era assistito da un podestà feudale residente in Milano ma rappresentato in loco da un luogotenente, a cui la comunità corrispondeva un onorario “sotto il titolo di podestaria”, ed era anche sottoposto alla giurisdizione “di maggior magistrato” del podestà di Milano, presso la cui banca criminale uno dei due consoli, in quanto tutore dell’ordine pubblico, era tenuto a prestare ogni anno l’ordinario giuramento (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3023).
ultima modifica: 13/10/2003
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