comune di San Colombano sec. XIII - 1757
L’esistenza di un ordinamento comunale è testimoniata da un documento datato 24 novembre 1299, trascritto negli “Atti del Comune di Milano”, in cui San Colombano è citato come comune ed è segnalata la presenza del console (Baroni 1992).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che l’apparato amministrativo del comune, che contava 3.252 anime, era costituito da due organi consiliari, uno detto consiglio generale, l’altro ordinario o particolare: al consiglio generale, organo deliberativo della comunità, formato da venti sindaci e da quattro deputati e convocato in piazza ogni anno dal console, alla presenza del feudatario e del podestà feudale o del suo luogotenente, in occasione della pubblicazione dei riparti annuali, del rinnovo delle cariche comunitarie ed ogni qual volta si fossero verificate situazioni di particolare urgenza ed importanza, faceva riscontro il consiglio ordinario, organo più ristretto con competenze di carattere meramente esecutivo. Composto dai medesimi quattro deputati membri del consiglio generale, a questo organo erano particolarmente raccomandate l’amministrazione e conservazione del patrimonio pubblico e soprattutto “la vigilanza sopra la giustizia dei pubblici riparti”.
Gli ufficiali componenti i suddetti organi collegiali – esponenti “delle tre classi di estimati: quella dei primi, l’altra dei secondi, la terza dei minori” – venivano rinnovati ogni anno, ad eccezione di uno dei quattro deputati: al fine di garantire continuità nel governo della comunità uno dei quattro deputati uscenti, “informato degli interessi pubblici”, veniva confermato a sorte per un altro anno in qualità di “deputato vecchio”.
Un cancelliere, residente in loco, ed un esattore, scelto con asta pubblica e nominato dal consiglio generale, completavano l’apparato esecutivo: al cancelliere la comunità delegava la compilazione dei riparti annuali e, in collaborazione con i deputati, la loro custodia con le altre pubbliche scritture, all’esattore affidava tutte le operazioni connesse alla riscossione. Compiti di polizia locale erano infine attribuiti al console (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3047).
A metà del XVIII secolo il borgo, infeudato dal 1535 (Casanova 1930), era assistito da un giudice feudale residente in loco presso la cui banca criminale il console, in quanto tutore dell’ordine pubblico, era tenuto a prestare ogni anno l’ordinario giuramento.
La riforma settecentesca che rivoluzionò gli antichi sistemi che fino ad allora avevano retto le città ed i maggiori centri dello stato milanese, opponendo alla molteplicità di metodi amministrativi un sistema uniforme valido per tutte le comunità, non arrivò all’abolizione immediata dei vecchi organi amministrativi di San Colombano. La riforma “al governo della comunità di San Colombano vescovato di mezzo Lodigiano”, emanata il 4 febbraio 1758, prevedeva infatti il mantenimento del consiglio generale, organo deliberativo e consultivo del comune, composto sempre da 24 membri, affiancato dai tre deputati dell’estimo, nominati dal consiglio generale, a loro volta coadiuvati da altri tre deputati, nominati sempre dal consiglio generale e scelti tra i consiglieri medesimi, ai quali erano delegati compiti di ordinaria amministrazione (Riforma San Colombano, 1758; editto 4 febbraio 1758).
ultima modifica: 03/04/2006
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