parrocchia di Santa Tecla sec. XVI - 1928
Parrocchia della diocesi di Milano. La chiesa cattedrale di Santa Tecla esisteva già all’epoca di sant’Ambrogio, quando era nota come basilica nova. La cura pastorale nell’antica cattedrale di Santa Tecla si estendeva all’intera città. Il clero costituiva un unico “ordo” con a capo il vescovo. Al tempo della dominazione longobarda, in seguito alla fuga del vescovo e del clero a Genova, la cura d’anime fu svolta dai presbiteri decumani, che più tardi costituirono in Santa Tecla un capitolo distinto da quello degli ordinari che avevano sede nella cattedrale iemale di Santa Maria Maggiore. La cura pastorale era affidata al prevosto di Santa Tecla e a un altro canonico che lo coadiuvava. In seguito alla costruzione del nuovo duomo di Milano, a cominciare dal 1386, e alla fusione dei canonici di Santa Tecla con gli ordinari, la cura “parrocchiale” venne svolta da due canonici designati dall’unico capitolo. Nel 1566, in ossequio alle norme tridentine, l’arcivescovo Carlo Borromeo tolse ai canonici l’incombenza pastorale diretta affidandola a un proprio vicario, esterno al capitolo. Quando nel 1579 fu soppressa la parrocchia di San Michele al Muro rotto, si affiancò al primo un altro vicario. Nel 1584 altre due parrocchie vennero soppresse e annesse a quella del duomo: San Michele sotto il duomo e San Martino in Compito, e per la cura pastorale vennero nominati altri due vicari. Da allora la parrocchia del duomo rimase affidata a quattro vicari porzionari detti anche curati o parroci alle dirette dipendenze dell’arcivescovo. Questa situazione durò fino al 1787. Con il piano di ristrutturazione delle circoscrizioni parrocchiali, alla parrocchia del duomo o della metropolitana vennero incorporate quelle di San Raffaele, San Giovanni Itolano o in Laterano, San Salvatore; cessò anche il particolare governo della parrocchia, alla quale fu preposto un parroco nella persona dell’arciprete pro-tempore del capitolo metropolitano (DCA, Duomo).
Nella “nota delle chiese, confraternite, scuole, conventi, monasteri ed oratorj” nel distretto delle parrocchie entro i confini censuari della Porta Orientale figuravano nel 1768 la confraternita del Santissimo Sacramento e scuola di Santa Caterina da Siena; la scuola della Carità; il luogo pio dei Santi Rocco e Vittore; il luogo pio dell’Ave Maria; la scuola del Santissimo Rosario; la compagnia di donne sotto il patrocinio di Santa Prassede; il consorzio delle sessanta matrone; l’oratorio della Beata Vegine Annunciata, detto di Camposanto; l’oratorio segreto in Camposanto; la chiesa di Santa Maria Elisabetta; l’oratorio delle Quattro Marie; la cappella delle carceri pretorie (Elenco chiese città di Milano, 1768).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la quattro parrocchie comprese nella metropolitana di Santa Tecla (San Martino, le due porzioni di Santa Tecla, San Michele) possedevano fondi per 144.19 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 5.126 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781); nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia metropolitana assommava a lire 1.877.17.7 (San Martino), 1.459.12.6 (Santa Tecla prima porzione), 1.459.12.6 (Santa Tecla seconda porzione), 1.104.19.9 (San Michele), la nomina del titolare del beneficio spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
Con il piano di riduzione delle parrocchie della città e dei Corpi Santi di Milano che ebbe pieno effetto dal 25 dicembre 1787 (avviso 16 novembre 1787), il distretto della chiesa parrocchiale della metropolitana comprendeva la piazza del duomo, la contrada di Pescaria vecchia, la contrada dei Borsinari, la corsia del duomo, la contrada di San Paolo alli Pattari, le contrade di Santa Radegonda, de’ due Muti, di San Salvatore, delle Farine, il vicolo del Popolo, la piazza de’ Mercanti, il vicolo delle Mosche, le contrade degli Orefici, de’ Mercanti d’oro, del Rebecchino, de’ Cappellari, de’ Rastrelli, de’ Visconti, della Dogana, delle Ore, del Pesce, la canonica del duomo, la contrada del’Arcivescovado, il Campo Santo, la contrada de’ Pattari, Piazza Fontana, la contrada Nuova, le contrade della Corte, della Canobbiana, di San Raffaele, dei Profumieri.
Nel 1805, con il piano napoleonico di concentrazione delle parrocchie nelle città principali del regno d’Italia, la parrocchia della metropolitana venne conservata nella sua integrità (decreto 22 giugno 1805).
All’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella città di Milano, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 1573,62; esistevano inoltre quattro benefici coadiutorali d’ufficio. I parrocchiani erano 5000; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e oratori di San Raffaele e della Beata Vergine Annunciata in Camposanto; nella chiesa parrocchiale era eretta l’arciconfraternita del Santissimo Sacramento, la pia unione dei nove cori angelici, la compagnia di San Luigi Gonzaga, il consorzio di Sant’Antonio di Padova, istituito nel 1895; erano attivi l’Associazione di San Stanislao, la sezione parrocchiale dell’Associazione degli elettori cattolici, la pia opera per la santificazione delle feste, la conferenza di San Vincenzo, la scuola festiva in duomo per i giovanetti operai, la scuola festiva in San Raffaele per le giovani operaie e serventi. La parrocchia era di nomina papale (Visita Ferrari, I, Milano).
La parrocchia di Santa Tecla venne soppressa con decreto 26 marzo 1928 dell’arcivescovo Eugenio Tosi (decreto 26 marzo 1928) (Fondo Avvocatura della Curia arcivescovile di Milano, Milano, Tecla, S.).
ultima modifica: 04/01/2007
[ Saverio Almini ]
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