capitolo metropolitano sec. VII - 1798
La composizione del capitolo metropolitano di Milano ebbe un assetto stabile dopo il ritorno dal volontario esilio genovese del vescovo e del clero cittadino (569-649) in seguito all’invasione longobarda. I membri erano distinti in due ordini o collegi designati con gli appellativi di “cardinales” e “decumani”. l’“ordo maior”, successivamente denominato anche “capitolo maggiore” era costituito da dodici presbiteri appartenenti alle più qualificate famiglie della città, che insieme al vescovo attendevano al governo ecclesiastico e al servizio liturgico nelle due cattedrali di Santa Maria e di Santa Tecla e custodivano le basiliche più antiche. Tra di essi alcuni avevano particolare dignità e funzioni: l’arciprete, che era a capo dei presbiteri di quest’ordine, l’arcidiacono che sovraintendeva ai diaconi e svolgeva prevalentemente mansioni disciplinari sia in capitolo sia nelle scuole di lettere e di canto annesse alla cattedrale, e il cimiliarca che attendeva alla custodia del tesoro conservato nella sacrestia e all’amministrazione dei beni donati alla chiesa per il culto. l’“ordo minor” che aveva il compito di attendere al culto della cattedrale estiva nei tempi in cui i “cardinales” funzionavano nella iemale e viceversa e di dedicarsi alla cura pastorale nelle chiese della città, era costituito da numerosi presbiteri e facevano capo a un primicerio che istruiva i presbiteri, sedeva anche sulla cattedra episcopale della basilica di Sant’Ambrogio ed esercitava uffici con solennità pari a quella con cui li esercitava il vescovo in cattedrale. Questi venne così nel tempo a trovarsi in posizione preminente rispetto allo stesso arciprete e arcidiacono dell’“ordo maior”. Le prime costituzioni del capitolo vengono fatte risalire a san Galdino (1170), ma soltanto nel 1371 venne emanato uno statuto che sarebbe rimasto pressoché immutato fino a san Carlo Borromeo. L’arcivescovo Ottone Visconti escluse dalla possibilità di nomina a “cardinales”, salvo speciale dispensa, i non appartenenti a una delle famiglie iscritte nella matricola fatta da lui stesso compilare nel 1277. A Carlo Borromeo si deve una radicale revisione degli statuti del capitolo; egli abolì l’istituto dei preti decumani e fondò il capitolo minore affidandogli in particolare il compito di attendere all’esecuzione del canto ambrosiano. Istituì poi il nuovo ufficio capitolare del maestro delle cerimonie; stabilì l’abitazione dei canonici nel palazzo arcivescovile e aumentò i fondi per la distribuzione corale detraendoli almeno in parte dalla soppressione delle abbazie degli umiliati. Con san Carlo e con il suo successore Gaspare Visconti il capitolo assunse una fisionomia pressoché definitva. Il capitolo fu soppresso nel quadro delle disposizioni della repubblica cisalpina in materia ecclesiastica e ricostituito nel 1802 dopo il concordato tra Pio VII e Napoleone Bonaparte.
ultima modifica: 04/01/2007
[ Saverio Almini ]
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