parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo sec. XIII - [1989]
Parrocchia della diocesi di Milano. Le “capelle” di Santa Maria e di San Giacomo di Laveno sono attestate alla fine del XIV secolo nella pieve di Leggiuno (Notitia cleri 1398) e come “rettorie” nel 1564 (Liber seminarii 1564), sempre nella pieve di Leggiuno. La chiesa di Santa Maria, che compare in più alta epoca anche con i titoli di San Michele e San Pietro, venne costruita in epoca medioevale, prima del giorno 8 ottobre 1081, in cui venne donata dai coniugi Guifredo e Berta al monastero di San Pietro di Cluny, insieme a numerose terre. L’identificazione della chiesa di Santa Maria con la chiesa donata ai cluniacensi non è tuttavia provata con assoluta certezza. La chiesa dovette assumere le funzioni parrocchiali forse già tra il XII e il XIII secolo, nell’ambito della pieve di Leggiuno. Con atto del 25 gennaio 1405, il testatore Romerio Nobili di Laveno istituì una cappellania presso la chiesa di Santa Maria detta in Casa Deserta, con l’obbligo per gli eredi di costruirvi due altari, in onore della Vergine e di San Giovanni apostolo, e di nominare un cappellano, incaricato di celebrare una messa quotidiana di suffragio. Il mantenimento del cappellano sarebbe stato assicurato dalla rendita di alcuni fondi posseduti da Romerio in Valcuvia. Le visite pastorali compiute nella pieve di Leggiuno evidenziano fondamentalmente la lontananza della chiesa di Santa Maria dall’abitato, che spingeva gli abitanti a utilizzare piuttosto la chiesa di San Giacomo, dove si amministravano il battesimo e gli altri sacramenti. Il 14 luglio 1574 giunse a Laveno come visitatore l’arcivescovo Carlo Borromeo. Negli atti si legge che nella chiesa dei Santi Giacomo e Filippo “si svolgevano le funzioni parrocchiali per comodità della gente”, però Santa Maria rimaneva di diritto la chiesa parrocchiale di Laveno, presso la quale si continuavano a seppellire i morti. Con la visita pastorale di Federico Borromeo, nel 1604, iniziò la decadenza della vecchia parrocchiale. Infatti il cardinale raccomandò di destinare ogni somma disponibile per elemosina o per legato all’ampliamento della chiesa dei Santi Giovanni e Giacomo. Quest’ultima viene per la prima volta definita parrocchiale negli atti della visita del 1671, effettuata da monsignor Lorenzo Sormani. Ma ancora gli atti della visita di frate Antonio Tranchedino nel 1679 attribuiscono la dignità di chiesa parrocchiale a Santa Maria. Nel 1683, negli atti della visita pastorale del cardinale Federico Visconti, si determinò di celebrare a Santa Maria, “anticamente parrocchiale”, solamente messe festive (Motta, Zavattari 1988).
Nel 1748, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia dei Santi Giacomo e Filippo di Laveno era costituito dal parroco, da cinque sacerdoti residenti e da altri cinque presbiteri oriundi del luogo saltuariamente presenti; per il popolo, che assommava a 604 anime complessive, di cui 408 comunicati, era istituita la scuola della dottrina cristiana; nella parrocchiale era costituita la confraternita del Santissimo Sacramento, forse eretta dall’arcivescovo Carlo Borromeo, i cui ascritti seguivano le regole dettate da san Carlo e avevano facoltà di portare l’abito di colore rosso. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, esistevano gli oratori della Beata Maria Vergine Immacolata costruita da don Ferdinando Tinelli; Beata Maria Vergine Nascente, di patronato di don Ferdinando Tinelli; San Rocco; Santa Maria, antica parrocchiale, allo stato di rudere (Visita Pozzobonelli, Pieve di Leggiuno).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia dei Santi Giacomo e Filippo di Laveno possedeva fondi per 183.7 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 738 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Laveno assommava a lire 576; la nomina del titolare del beneficio parrocchiale spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
Nel 1896, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve e vicariato di Leggiuno, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 976,24; il clero era costituito dal parroco e da un coadiutore. I parrocchiani erano 2160, compresi gli abitanti delle frazioni Monteggia, Brenna, Casere, Brugnolo; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e oratori di Santa Maria Assunta e di San Rocco e San Sebastiano; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, la compagnia di San Luigi Gonzaga, i Terziari francescani, la Pia unione della Sacra Famiglia, la Sacra Lega eucaristica, la Pia unione degli agonizzanti, il Consorzio della dottrina cristiana. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Leggiuno).
Nel XIX e XX secolo, la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo di Laveno è sempre stata inserita nella pieve e vicariato foraneo di Leggiuno, nella regione II; il 27 gennaio 1969 vennero inviate le patenti di vicario foraneo al parroco di Laverno; con decreto 27 giugno 1969 la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo fu elevata a prepositura (DCA, Laveno); in seguito alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), fu attribuita al nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Besozzo, nella zona pastorale II di Varese.
ultima modifica: 04/01/2007
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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