parrocchia dei Santi Pietro e Paolo sec. XVI - [1989]
Parrocchia della diocesi di Milano. In un documento del 15 maggio 1173, relativo al più antico ospedale di Varese, appare nominato Guifredo, arciprete di Clivio (L. Borri, Lo Spedale de’ poveri di Varese, Varese, Arti grafiche varesine, p. 14).
Secondo quanto si desume dall’esame del Liber notitiae sanctorum Mediolani, risalente alla fine del XIII secolo, Clivio disponeva di una canonica regolare e ancora nella Notitia cleri mediolanensis del 1398 veniva ricordata la canonica, che disponeva di un arciprete e di quattro canonici. Nel 1569 il delegato arcivescovile Leonetto Chiavone propose la soppressione della canonica, che avvenne a opera di san Carlo Borromeo. L’arcivescovo, durante la sua visita, trovò la chiesa in piena decadenza e assegnò parte delle entrate al capitolo di Arcisate, parte alla prebenda teologale di Varese. Nel 1574 venne poi aggregato a Clivio il chiericato di Santa Maria e di San Materno (Cazzani 1964).
Tra XVI e XVIII secolo, la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Clivio è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Arcisate.
Nel 1751, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Clivio era costituito dal parroco, da due altri sacerdoti residenti e da un cappellano all’oratorio di Santa Maria della Rosa; per il popolo, che assommava a 442 anime complessive, di cui 270 comunicati, era istituita la scuola della dottrina cristiana; nella parrocchiale era costituita la confraternita del Santissimo Sacramento, eretta nel 1574 dall’arcivescovo Carlo Borromeo, unita nel 1627 alla società del Santissimo Rosario, sospesa perché non constava aver ricevuto la facoltà dall’ordinario, i cui ascritti avevano facoltà di portare l’abito di colore rosso. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, esistevano gli oratori di San Materno e di Santa Maria della Rosa (Visita Pozzobonelli, Pieve di Arcisate).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia di San Pietro di Clivio possedeva fondi per 432.12 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 447 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Clivio assommava a lire 1054.11.1; la nomina del titolare del beneficio parrocchiale spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
All’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve e vicariato di Arcisate, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 1275,30; il clero era costituito dal parroco. I parrocchiani erano 980, compresi gli abitanti delle frazioni di Cabella, Molino di sopra, Molino di sotto, Belvedere; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e oratori di San Materno e di Santa Maria della Rosa in Campagna; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento e del Santo Rosario, la confraternita dello scapolare della Madonna del Carmine, la Pia unione della Sacra Famiglia e la Sacra Lega eucaristica, la Congregazione del Terz’Ordine di San Francesco d’Assisi. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Arcisate).
Nel XIX e XIX secolo, la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Clivio rimase sempre inserita nella pieve e vicariato foraneo di Arcisate, nella regione IIII, fino alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971, RDMi 1971; Sinodo Colombo 1972, cost. 326), quando fu inclusa nel nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Arcisate, denominato Valceresio a decorrere dal 1979, nella zona pastorale II di Varese.
ultima modifica: 04/01/2007
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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