parrocchia di Santo Stefano sec. XVI - [1989]
Parrocchia della diocesi di Milano. Tra XVI e XVIII secolo, la parrocchia di Santo Stefano di Viggiù è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Arcisate.
Santo Stefano era divenuta parrocchiale per trasporto del titolo dalla chiesa di San Martino: chiesa e altari erano stati consacrati nel 1539 (Frigerio, Galli, Longhi 1986).
Nel 1751, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia di Santo Stefano di Viggiù era costituito dal parroco e da diversi sacerdoti residenti; il popolo assommava a 870 anime complessive; nella parrocchiale era costituita la confraternita del Santissimo Sacramento, eretta nel 1704 dal cappellano Antonio de Giudici, i cui ascritti avevano facoltà di portare l’abito di colore bianco; esistevano inoltre la confraternita della Beata Vergine del Santissimo Rosario, i cui ascritti portavano l’abito di colore celeste; la società o compagnia di donne detta di Sant’Orsola, con propri statuti, le cui ascritte portavano l’abito religioso. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa di Santo Stefano, esistevano gli oratori della Beata Vergine della Croce; Beata Vergine di Vico; Beata Vergine del Santissimo Rosario; Sant’Elia sopra il Monte; San Martino; San Siro (Visita Pozzobonelli, Pieve di Arcisate).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia di Santo Stefano di Viggiù possedeva fondi per 590.6 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 1461 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Viggiù assommava a lire 1308.13, e la coadiutoria 290; la nomina del titolare del beneficio parrocchiale spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
All’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve e vicariato di Arcisate, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 1245,71; il clero era costituito dal parroco e da un coadiutore d’ufficio. I parrocchiani erano 2900, compresi gli abitanti delle frazioni Besnasca, Bevera, Baraggia, Baraggiola, Lucate; nel territorio parrocchiale esistevano gli oratori della Madonna del Rosario, Natività di Maria, Maria Assunta, San Martino, San Siro in Baraggia, Sant’Elia ; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, maschile e femminile, la congregazione del Carmine, la congregazione del Terz’Ordine di San Francesco d’Assisi, la pia unione delle Figlie di Maria, l’associazione della Sacra Famiglia, la pia unione della Santa Infanzia, la Sacra Lega eucaristica. La parrocchia era di nomina ecclesiastica (Visita Ferrari, I, Pieve di Arcisate).
Nel XIX e XX secolo, la parrocchia di Santo Stefano di Viggiù è sempre stata inserita nella pieve e vicariato foraneo di Arcisate, nella regione III, fino alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), quando fu attribuita al nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Arcisate, denominato Valceresio a decorrere dal 1979, nella zona pastorale II di Varese.
ultima modifica: 04/01/2007
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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