parrocchia di San Martino sec. XVI - [1989]
Parrocchia della diocesi di Milano. La chiesa di San Martino di Malnate, citata nel Liber notitiae sanctorum Mediolani, risalente alla fine del XIII secolo (Liber notitiae; Vigotti 1974), è attestata come “capella” alla fine del XIV secolo nella pieve di Varese (Notitia cleri 1398) e come “rettoria” nel 1564 (Liber seminarii 1564), sempre nella pieve di Varese. Tra XVI e XVIII secolo, la parrocchia di San Martino è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Varese.
Nel 1755, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia di San Martino di Malnate era costituito dal solo parroco; per il popolo, che assommava a 1225 anime complessive, di cui 934 comunicati, era istituita la scuola della dottrina cristiana; nella parrocchiale era costituita la confraternita del Santissimo Sacramento eretta nel 1736 dall’arcivescovo Benedetto Erba Odescalchi, i cui ascritti avevano facoltà di portare l’abito di colore rosso e seguivano le regole dei disciplini; esisteva inoltre il sodalizio del Santissimo Rosario. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa di San Martino, esistevano gli oratori di San Carlo alla Rovera, Santa Maria in Monte Morone, San Martino in Malnate (Visita Pozzobonelli, Pieve di Varese).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la parrocchia di San Martino di Malnate possedeva fondi per 281.9 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 1250 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Malnate assommava a lire 1353.16.3; la nomina del titolare del beneficio parrocchiale spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
All’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve e vicariato di Varese, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 1291; il clero era costituito dal parroco e da un coadiutore. I parrocchiani erano 4000, compresi gli abitanti delle frazioni Folla, Rovera, Monte Morone; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e gli oratori di San Matteo apostolo, San Carlo, Annunciazione; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, la compagnia di San Giuseppe per la Buona morte, la compagnia del Sacro Cuore di Gesù, la congregazione del Terz’Ordine di San Francesco d’Assisi, la pia unione delle adoratrici del Sacratissimo Cuore. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Varese).
Nel XIX e nei primi due decenni del XX secolo, la parrocchia di San Martino di Malnate è sempre stata inserita nella pieve e vicariato foraneo di Varese, nella regione III; con decreto 23 gennaio 1923 l’arcivescovo Eugenio Tosi stalciò le parrocchie di Malnate, elevata al rango di prepositura con decreto 30 agosto 1919, dal vicariato di Varese e la stabilì come vicaria foranea, nella regione forense III (decreto 23 gennaio 1923) (Fondo Avvocatura della Curia arcivescovile di Milano, Malnate), status che mantenne fino alla revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), quando fu inclusa nel nuovo vicariato foraneo e poi decanato di Varese, nella zona pastorale II di Varese.
ultima modifica: 04/01/2007
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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