comune di Cilavegna sec. XIV - 1743

Il toponimo come “Cilavinnis” si trova citato in documenti del X secolo; successivamente appare come Cillavegna e Celavegno (Bergamo 1995).
Nel diploma di Federico I dell’8 agosto 1164, fra le terre concesse a Pavia, risulta anche Cilavegna; la concessione verrà rinnovata da Enrico VI nel 1191, Ottone I nel 1209 e da Federico II rispettivamente, nel 1219, 1220 e 1230 (Malagugini 1912).
Cellavegna è citata nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come appartenente alla contea Lumellina (Soriga 1913).
Nel 1355 alcuni documenti (diplomi di Carlo IV) confermano il possesso di questi luoghi alla famiglia Beccaria, all’ultimo dei quali, Castellino, il duca Filippo Maria Visconti confisca il feudo e lo passa a Francesco di Castelbarco che, a sua volta, lo cede ad Alberico Maletta, discendente dei conti palatini.
Negli Statuta Stratarum di Pavia del 1452 si legge nella Squadra di Lumelina, “Cillavenia” (statuta stratarum).
Cilavegna, già dai primordi del 1400 aveva per antica consuetudine, un suo proprio ordinamento interno, come si consta dal convocato tenutosi in ottemperanza al decreto del vescovo di Pavia Pietro Grassi del 1416 (Bergamo 1995).
Tre corpi giuridici entrano a far parte del consiglio comunale: “Consilium, Consules, hominum major pars comorntium Cilaveniae” (Rampi 1965).
Nel 1483 il feudo passa a Vercellino Visconti e, dopo di lui, a Ludovico il Moro che lo consegna al suo cameriere Giacometto della Tela (1496). Da ora inizia la signoria Antellana (originaria di Voghera e non nobile) che ebbe fortuna breve, poiché il re Luigi XII, vinto Ludovico Sforza, reintegra nei loro diritti quelli che erano stati spodestati, cosicché Vercellino Visconti, nel 1500, riebbe il feudo di Cilavegna
Dall’elenco delle imposte fondiarie e personali si può constatare che nel 1543 la popolazione di Cilavegna contava 434 persone esclusi i bambini sotto i sette anni e le donne, nel 1580 invece 929 (Rampi 1965).
Nel 1525 dopo la sconfitta francese, a Milano si insediarono nuovamente gli Sforza e i fratelli Antellani divennero ancora i signori del luogo e vi rimasero, fra alterne vicende, fino al 1615, quando, morto l’unico erede maschio, la sorella sposa il conte Cesare Taverna col quale riapre la nuova serie di feudatari che resisteranno fino al XIX secolo.
Nel 1530 è eretta Vigevano città e diocesi e, due anni dopo Cilavegna entra nel suo comitato, formando con altri paesi il contado del Vigevanasco.
È del 3 novembre 1547 l’elenco dei comuni per i pagamenti dei dazi, in tale elenco appare Cilavegna (ASTo, Carte Vigevano).
Il documento che porta la data del 10 ottobre 1639 avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cillavegna, Cassolnovo, Cassolvecchio, Villanova, Nicorvo, Robbio, Confienza, Palestro e Vinzaglio cessano di far parte del territorio Novarese o Pavese ed entrano in quello Vigevanasco, diventando così, terre appartenenti al Contado di Vigevano (ASTo, Carte Vigevano).
Il 18 giugno 1644 si censiscono le persone abili alle armi dai 18 ai 50 anni delle terre iscritte nel contado, fra le quali appunto, quelle di Cilavegna (ASTo, Carte Vigevano).
Qualche anno dopo, il 5 ottobre 1677, il sindaco generale Renolio avvisa le terre di Gambolò, Robbio, Palestro, Cilavegna di ritrovarsi nella congregazione per nominare tre soggetti per l’elezione di uno dei tre (per il triennio 1678-’80) al governo di questo contado (ASTo, Parte Vigevano).
Da un resoconto del 28 maggio 1688, sempre del sindaco generale del contado Renolio, si rilevano i luoghi del contado e i loro feudatari. Per Cilavegna il conte Lorenzo Taverna (ASTo, Parte Vigevano).

ultima modifica: 27/10/2002

[ Gloria Ferrario, Cooperativa Arché - Pavia ]