comune di Robbio sec. XIV - 1743
Il toponimo, Reovium, è citato da Plinio. È certa la sua importanza in epoca romana, Robbio faceva parte della “Cottuda minore” come oppidum (incrocio di grandi vie trafficate) ed era amministrativamente e giuridicamente sotto il municipium di Vercelli.
Nel IX secolo, con Carlo Magno, creata la marca d’Ivrea, con i vari comitati principali, Robbio fu incluso in quello di Lomello.
Nel 795 in documento di papa Leone III si cita il nome di Robbio per quanto riguardano il fisco e i tributi.
Ancora nell’anno Mille il borgo appare soggetto a Vercelli, il vescovo di questa città vi infeuda un signore del ramo degli Ingoni da Besate che prendono il nome del paese. La sua dipendenza da Vercelli è evidente anche dal fatto che in un documento compilato dal comune di Pavia che porta la data del 1181 con l’ elenco dei paesi del proprio territorio che devono pagare il frodo per finanziare la campagna militare del Barbarossa non appare Robbio (Gardinali 1976).
Nel 1178 Federico Barbarossa conferma, con specifico diploma, l’investitura a Aycardo de Redobio e nel feudo erano compresi anche: Confienza, Palestro, Rivoltella, Castronuovo, Ravasino e Albano. Lo stesso privilegio sarà confermato da Enrico VI nel 1195 a tale Guidone da Robbio (secondo Dionisotti nel contado erano compresi anche: Langosco, Meleto, Vinzaglio, Turingia e Casalino, questi ultimi due sono attualmente nel territorio novarese).
Essendo soggetto a rappresaglie e guerricciole, Robbio si lega a Vercelli nel 1202 firmando un patto di alleanza per mutuo soccorso in caso di necessità; i pavesi, saputo ciò, piombano sul paese e occupandolo e saccheggiandolo, costringono la città a restituire le terre.
Intorno al 1215 per pagare il fodro Robbio è costretto a vendere a Vercelli buona parte dei suoi beni.
La prima notizia di parvenza comunale di Robbio è data da un documento del 1254, nel quale una rappresentanza della comunità di questo paese (i sindaci, i consoli e i procuratori riuniti con il nome di “rappresentanti del comune e dei particolari di Robbio” , trattano con il comune di Vercelli per una questione di fodro (imposta sui beni immobili) (Gardinali 1976).
Per tutto il XIII secolo il feudo fu conteso tra Pavia e Vercelli.
La località è citata nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come Redobium, nella Contea Lumellina (Soriga 1913).
Nel 1322 Matteo Visconti si impossessa di Vercelli, sottomettendo anche Robbio.
Negli Statuta Stratarum del 1383 si legge: “Locus Redobii”, (statuta stratarum).
In un diploma dell’Imperatore Venceslao del 1387 a favore del conte Antonio Porro, appare la donazione fattagli dei luoghi di Redobbio, Vinzaglio, Pernasca e la Motta, sotto la diocesi di Vercelli (ASTo, Inventario n° 45).
L’imperatore Venceslao, nel 1396 erigerà il territorio di Pavia a contea, e segnandone opportunamente i confini, Robbio verrà assoggettato a Filippo Maria Visconti, nuovo signore di Pavia.
Dopo il 1400, indipendentemente dalle bellicose intenzioni di Facino Cane, Robbio aveva avviato un discreto commercio con Novara, e nel 1424 la comunità e il comune, con il feudatario prendono accordi per creare una nuova cinta muraria. Ma i Porro, signori del borgo, indebitatisi, sono costretti a vendere il feudo ai fratelli Crotti.
Negli Statuta Stratarum di Pavia del 1452 si legge nella Squadra di Lumelina, “Redobium”. (statuta stratarum).
In un decreto ducale dell’Archivio Comunale del 17 maggio 1494 emesso da Pavia, il duca Galeazzo Maria Sforza, in seguito a una supplica della comunità di Robbio per ottenere che nelle controversie col proprio feudatario possono farsi assistere da una persona adatta, manda dal pretore del paese l’ordine di non intromettersi nelle controversie, consentendo però al comune di portare la propria querela davanti a un giureconsulto della città di Novara, poichè risulta essere la più vicina (Gardinali 1976).
Le diatribe tra il feudatario e il comune, non accettando quest’ultimo il pagamento delle tasse e i divieti che il feudatario si arroccava, continuano. Queste liti durernno per molti anni e si risolveranno solo con l’intervento del giureconsulto di Novara e del duca di Milano nel 1470.
Nel 1480 il feudatario di Robbio scriveva al comune di Pavia per dire che non voleva far parte del contado pavese.
Per tutto il XVI secolo si alterneranno occupazioni straniere. I feudatari sono ancora i Crotti.
Nel 1531 anche Robbio entra a fa parte del contado di Vigevano (il Vigevanasco).
È del 3 novembre 1547 l’elenco dei comuni per i pagamenti dei dazi, in tale elenco appare Robbio (ASTo,Carte Vigevano).
Il contado di Vigevano, richiedeva un elenco completo degli estimati del paese, nel 1591, per poi fissare il carico tributario normale o straordinario (Gardinali 1976).
Con il documento datato 10 ottobre 1639 nel quale si avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cillavegna, Cassolnovo, Cassolvecchio, Villanova, Nicorvo, Robbio, Confienza, Palestro e Vinzaglio cessano di far parte del territorio Novarese o Pavese ed entrano in quello Vigevanasco, diventando così, terre appartenenti al Contado di Vigevano (ASTo, Carte Vigevano n° 28)
Nel 1643 al conte Crotti, incolpato di tradimento, vengono confiscati i beni che passano alla regia camera, gli saranno poi ridonati, ma, morto nel 1654 senza eredi, il feudo sarà acquistato dall’arciprete Trotti a nome anche del fratello Galeazzo.
Il 18 giugno 1644 si censiscono le persone abili alle armi dai 18 ai 50 anni delle terre iscritte nel contado di Vigevano, per cui anche quelle di Robbio (ASTo, Carte Vigevano)
Il 5 ottobre 1677 il sindaco generale Renolio avvisa le terre di Gambolò, Robbio, Palestro, Cilavegna di ritrovarsi nella congregazione per nominare tre soggetti per l’elezione di uno dei tre (per il triennio 1678-’80) al governo di questo contado (ASTo, Parte seconda Vigevano)
Da un resoconto del 28 maggio 1688 sempre del sindaco generale del contado Renolio, si rilevano i luoghi del contado e i loro feudatari. Per Robbio il monsignor conte Lorenzo Trotti (ASTo, Parte seconda Vigevano)
Nel 1743 i Savoia entrano in possesso anche del Vigevanasco, con Robbio, (già precedentemente, nel 1707, avevano annesso la Lomellina al Piemonte). Intanto il feudo, dopo la morte della marchesa d’ Incisa Paola Maria Trotti Visconti Borromeo, passò in eredità alla figlia esautorata nel 1724. Vi succederanno i Belcredi, i quali vendettero il feudo ad un ramo degli Orsini di Roma (Bergamo 1995).
ultima modifica: 27/10/2002
[ Gloria Ferrario, Cooperativa Arché - Pavia ]
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