consiglio sec. XIV - 1743

Per formare il consiglio generale, come da antica consuetudine, gli uomini da eleggere vengono scelti tra i capi famiglia che possiedono beni nel territorio di Robbio, questi sono obbligati a riunirsi una volta all’anno in Gennaio.
Essi a loro volta sceglievano tra di loro i consiglieri i quali nominavano poi i 12 consoli che, due alla volta, ogni due mesi, affiancavano il sindaco.
Per questo motivo i consoli in carica venivano chiamati a differenza degli altri, “Consoli di mesata”. Inoltre facevano parte di diritto del consiglio: il pretore, il rappresentate del feudatario e, caso per caso, anche qualche altra persona del posto, particolarmente preparata e universalmente stimata per onestà., esperienza e preparazione culturale, la quale poteva, con il proprio consiglio, assistere i responsabili nelle loro decisioni.
I consoli e il sindaco che formano il consiglio ordinario, si riuniscono nella sala dell’osteria prospicente la piazza del paese. Il consiglio generale invece si raduna sotto i portici, d’estate, in “domo hospitalis”, d’inverno.
Partecipano al consiglio del 10 marzo 1576, 142 capi famiglia con due consoli e 10 consiglieri.
”in terra Roddobii Diocesis Vercellen. et Comitatus Vigleuani uidelicet in domo hospitalis …”
(Gardinali 1976).
I debiti che contraeva il comune dovevano essere saldati dalla popolazione, i consoli decidevano nei bilanci annuali la suddivisione di essi secondo la ricchezza di ognuno e qualora queste persone non fossero state nella possibilità di pagarli, l’autorità locale si rifaceva sequestrando beni e proprietà.
(Capitava spesso che i “particolari” di Robbio rinunciavano alle loro proprietà terriere, abbandonandole e non coltivandole, rendendole infruttifere, per non pagare le tariffe enormi dell’alloggiamento. Il comune, non poteva rifiutarsi di ospitare i soldati. Quando, per esempio gli Spagnoli occuparono Vercelli nel 1617, la comunità di Robbio fu costretta ad altri impegni finanziari per un totale di 13800 Imp. per due anni, doveva intanto pagare anche le tasse reclamate dal contado, come quella del sale o dei cavalli).
In una seduta del 23 dicembre 1675 i consiglieri di Robbio decisero di affiancare al podestà due uomini pratici della campagna perchè potessero stabilire l’estimo reale e vendere i terreni necessari per pagare i debiti della comunità, ma la decisione assolutamente arbitraria, scatenò il malcontento.
Convocato immediatamente il consiglio generale nella scuola del comune vi erano presenti i 12 consoli, i consiglieri, i capi di casa e del popolo della terra di Robbio, 69 persone in tutto, e dopo una lunghissima discussione si decide di annullare la decisione di vendere i beni vacanti al pubblico incanto, tenendo presente che dale decisione veniva dai consoli.
Accaniti contro di loro si stabilisce, che per 10 anni essi non potevano avere più nessuna carica e che, seduta stante, si procedesse a nuove nomine, tralasciando l’antico costume che prevedeva che i 12 del popolo dovessero eleggere i nuovi consoli.
L’autorità superiore non riconobbe nè la delibera di quel giorno nè tantomeno i nuovi eletti.
Il conte feudatario destituì il podestà che non era riuscito a controllare la situazione e il 27 1676 gennaio ne inviò un altro che convocò e ripristinò il vecchio consiglio e indisse nuove e regolari elezioni.
Con il decreto del 27 marzo 1676 di Carlo II per la riduzione del nuovo consiglio a 30 membri, per togliere la molteplicità dei consiglieri che genera confusione, si stabilì che questi 30 uomini si dovessero conformare allo statuto di Vigevano.
In data del 15 aprile 1676 si definiscono le seguenti regole: gli uomini da eleggere devono essere idonei, devono abitare nelle terre di Robbio, devono essere nati qui o per lo meno avere il padre natio di queste zone, (e che vi avesse abitato per almeno 20 anni, ma non sotto un altro principe).
Ogni primo giorno dell’anno (in un’ora che non sia “sproporzionata alla quiete della mente e dell’animo come suol essere doppo il pranzo e doppo la cena”) davanti al podestà si devono convocare i 30 consiglieri, quindi scritti i loro nomi su dei foglietti, devono venire messi dal cancellieri in una bussola ed estratti a sorte da un bambino.
Questi ne sceglie 12, i consiglieri usciti dall’estrazione, rimasti soli nel consiglio devono eleggere, a loro volta, due consiglieri per ciascuno in modo che restino sei per raggiungere il numero di 30. Gli ultimi sei devono essere eletti, invece, dal podestà.
I consiglieri non devono essere parenti, hanno piena autorità e facoltà di maneggiare, disporre e trattare le cose del pubblico e fissare le tasse.
Il consiglio generale può essere convocato anche in particolari occasioni se queste sono urgenti, e immediatamente, nel giorno seguente di detto consiglio si devono porre in una bussola i nomi di tutti e 30 i consiglieri, dopo di che un fanciullo che abbia meno di 7 anni, estrarrà 8 di essi che, per quell’anno, con altri quattro eletti, invece, dal podestà, saranno i consoli.
Da questi 8 se ne estrarranno a sorte da una bussola due che insieme all’altro sceltro tra i quattro eletti dal podestà, governeranno per i mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo.
I primi di Aprile si estrarranno altri tre dai nove rimasti che governeranno nei mesi di Aprile, Maggio e Giugno, così si farà al principio di luglio, e al principio di ottobre. Tutti insieme, i dodici, formano il consiglio di provvisione, che ha piena autorità tranne quella di vendere o alienare o imporre nuovi carichi se non con il sostegno del consiglio generale dei 30.
Nessuno di quelli eletti può “ricusare l’officio”, pena di 10 scudi.
I consoli nel trimestre del loro operato avranno un salario di lire 3 soldi 4.
I consoli faranno tenere un libro dal cancelliere su cui saranno scritte tutte le proposte in volgare. In caso di discordia dei pareri si devono raccogliere i voti, che devono essere segreti, in una bussola.
Tutti quelli che mancheranno alle convocazioni senza motivazioni saranno multati di 30 soldi, così come quellli che parteciperanno al consiglio armati. Un ulteriore multa sarà data a chi non userà un linguaggio corretto.
I denari del pubblico possono passare dalle mani solo del tesoriere o esattore.
(Questo provvedimento porta il titolo di: Regole Prescritte dal Sig. Dottore Tomaso Santagostini, Auditore dell’Ill.mo e Ecc.mo Sig. Conte Antonio Trotti Bentivoglio Conte di Robbio (…) delegato dell’Eccellentissimo Senato di Milano alla riforma del Consiglio Generale della Terra di Robbio. Da osservarsi in avvenire del nuovo Consiglio Generale di essa, inherendo agli Statuti della Città di Vigevano.) (Gardinali 1976).

ultima modifica: 27/10/2002

[ Gloria Ferrario, Cooperativa Arché - Pavia ]