consiglio sec. XIV - 1743
Le numerose variazioni nella composizione dei consigli e nelle modalità di elezione degli organi e degli ufficiali della comunità fanno pensare, da una parte, alla mancanza di uno statuto, del quale non è peraltro mai stata trovata traccia, dall’altra, a una certa autonomia della comunità, che soltanto nel 1600 e per parecchi anni soltanto parzialmente, accetta di uniformarsi alle norme previste dagli statuti della confinante Vigevano.
Dal 1499 al 1523 il consiglio maggiore della comunità è costituito dai capi di casa (”Consilium capitum domorum”), circa 200, che si riuniscono con regolarità all’inizio di ogni anno per eleggere un consiglio ristretto, formato da 48 membri, scelti nell’ambito di dodici parentele, che subiscono modificazioni nel corso degli anni.
Per ogni parentela vengono nominati quattro candidati, il primo destinato a fare parte di un consiglio minore, di dodici persone, gli altri tre destinati agli “adiuctores”. L’intero consiglio ristretto è indicato come “consilium duodecim presidentium et trigintasex adiuctorum”. Durante la prima seduta annuale il consiglio dei dodici provvede alla nomina di due consoli e di due “extimatores”.
Tra il 1524 e il 1528 non è noto se per ordine ducale o per autonoma decisione della comunità, (dato che non esiste documentazione per verificare), il consiglio ristretto viene ridotto.
Nel 1529 e fino al 1538 il consiglio dei capi di casa, sempre nell’ambito delle dodici parentele, elegge infatti soltanto 24 consiglieri, due per ciascuna parentela, uno destinato al consiglio dei dodici l’altro agli “adiuctores”.
Il consiglio viene detto “consilium duodecim et adiuctorum” e, nel 1533, “consilium dominorum XXIIII”, lasciando supporre la sparizione del consiglio minore, attestata archivisticamente dalla mancanza delle sedute dei soli dodici.
(È ipotizzabili che la comunità abbia avuto un consiglio minore, oltre a quello maggiore e a quello ristretto, soltanto tra il 1499 e il 1523. Negli anni successivi anche il cancellierie usa i termini di “Consilium generalis”, per il consiglio dei capi di casa e sue modificazioni, e di “consilium ordinarium” per i consigli nominati dal consiglio generale, comprendenti anche gli “adiuctores”).
Nel 1536 viene stabilito che i 24 consiglieri eletti potranno disporre “de bonis dictae communitatis usque ad computum librarum centum imperialium”, e che per le deliberazioni relative a somme maggiori sarà necessario convocare un consiglio generale.
I consoli sono nominati dal consiglio dei 24: nel 1529 due consoli e due estimatori, due consoli-estimatori (la carica coincide) dal 1530.
Dal 1539 al 1541 il consiglio ordianrio torna ad essere di 48 membri, quattro per ognuna delle docici parentele, due destinati all’ex consiglio XXIIII, due ex-audiuctis.
I due consoli continuano ad essere eletti mensilmente.
Nel 1539 il consiglio generale dei capi di casa stabilisce che il consiglio dei ventiquattro possa deliberare fino ad una somma complessiva di cinquanta lire imperiali.
Nel 1542 dei quattro nominati per parentela uno è destinato al consiglio dei dodici, tre a quello degli “adiuctores”.
Dal 1543 al 1575 il consiglio dei capi di casa torna ad eleggere, nell’ambito delle dodici parentele, ventiquattro consiglieri, due per parentela, che vanno a formare un unico consiglio ordinario, con facoltà di deliberare fino ad una somma di cento lire imperiali e di eleggere i consoli.
Nel 1576 il consiglio generale dei capi di casa decide di modificare, di nuovo, il consiglio ordinario designando tre consiglieri per parentela, due a formare il consiglio dei ventiquattro, uno aglio “agionti”, questi ultimi non si riuniscono mai da soli.
Tra il 1577 e il 1587 il consiglio generale dei capi di casa elegge un consiglio ordinario di 24 membri, due per parentele, i quali nominano mensilmente i due consoli. Intanto già dal 1586, data la confusione che si genera in tali consigli, si propone di sostituire il consiglio generale dei capi di casa con un consiglio di sessanta uomini, in carica per il tempo che servirà alla comunità e incaricati di nominare un consiglio ordinario di 24 membri.
La proposta della comunità, presentata al senato di Milano, viene approvata da Filippo III, il 6 marzo 1587, seguendo le modalità previste dagli statuti di Vigevano, il consiglio generale elegge sessanta consiglieri, cinque per ognuna delle dodici parentele.
Negli anni successivi i sessanta consiglieri uscenti provvedono, all’inizio di ogni anno, ad eleggere 24 consiglieri, due per parentela, destinati al nuovo consiglio dei ventiquattro; i due eletti sono, a loro volta, elettori di altri 36 consiglieri, tre a testa, scelti nell’ambito sempre della parentela cui essi stessi appartengono, in modo da giungere ai sessanta uomini per il consiglio generale. Tale modalità rimarrà in vigore fino al 1600.
Il consiglio generale può procedere a scrutinio segreto se c’è disaccordo tra i consiglieri, e si può riunire, oltre che all’inizio di ogni anno, anche quando occorre deliberare in materia di imposizioni fiscali, controversie, incanti di beni della comunità.
Nel 1600, dopo un’accesa controversia con il marchese Litta, il sentato di Milano impone alla comunità, che regolarmente l’aveva disattesa, di uniformarsi alla norma, imposta dagli statuti di Vigevano, secondo la quale i consiglieri eletti nel consiglio generale (i sessanta uomini) dovessere ogni anno, essere, tutti di nuova nomina. A conclusione di tale vertenza, il consiglio generale viene eletto da sedici consiglieri elettori, scelti tra i vecchi sessanta, che nomina quarantotto consiglieri, tre ciascuno; i restanti dodici vengono nominati direttamente dal podestà e, a partire dal 1644, dal marchese Litta.
Il rinnovato consiglio elegge, ogni tre mesi, due consoli e il consiglio dei dodici di provvisione, e sporadicamente dal 1610, e regolarmente dal 1622, due revisori e un giudice delle vettovaglie e il giudice delle strade.
Dal 1613 fino alla metà del Settecento, in seguito ad un ordine del governatore dello stato di Milano del 3 settembre 1611, alle sedute annuali del consiglio generale per la formazione dell’imposta della comunità ed a quelle per la determinazione delle taglie per gli alloggiamenti militari partecipano regolarmente anche i maggiori estimati e tutti coloro che con la comunità pagano gli oneri.
Il 28 dicembre 1665, verificato che il numero di sessanta consiglieri portava durante le riunioni a incomprensioni e caos – numero che non si riscontrava in nessun consiglio delle terre vicine –, si chiede al senato la riduzione a 25 o 30 membri, a patto che anche il marchese riduca il numero degli eletti di sua spettanza.
Carlo II, nel 1666, consente che il numero dei consiglieri sia diminuito da sessanta a 24.
L’elezione del consiglio generale dei 24 avviene con procedura analoga al precedente: 20 (o 19) consiglieri vengono eletti ogni anno da dieci consiglieri-elettori, mentre al marchese spetta la nomina, ad anni alterni, di quattro e cinque consiglieri.
Il nuovo consiglio generale provvede, poi, alla nomina dei consoli, giudice e dei revisori delle vettovaglie, del giudice delle strade ma non dei dodici di provvisione.
Il consiglio generale dei capi di casa torna a riunirsi almeno una volta l’anno per la formazione dell’imposta.
Tra il 1676 e il 1683 si verifica, a seguito di una controversia con Litta, un periodo di anarchia, si convoca una sola seduta annuale dei capi di casa, i quali danno autorità a otto, nove o più loro rappresentanti di attendere a tutti i negozi della comunità. I consoli e gli altri ufficiali sono sostituiti con irregolarità e molto dopo la scadenza del mandato. Solo nel 1678 vengono eletti 12 consoli di provvisione; addirittura manca un “intitulatio” alle sedute del consiglio ed i partecipanti sono indicati semplicemente come deputati della comunità.
A seguito di lettere patenti di Carlo II, il 20 agosto 1683 si torna alle forme definite precedentemente ( un unico consiglio generale di 24 membri), le quali rimarranno stabili fino al 1755. Il marchese Litta mantiene il diritto di nominare quattro o cinque consiglieri fino al 1710 anno in cui, tale facoltà, passa al podestà.
Il consiglio generale dei 24 nomina regolarmente i dodici di provvisione e altri ufficiali.
Dal 1756 al 1771 il consiglio generale viene ridotto a 16 membri, quattro dei quali eletti dal podestà.
Dal 1760 i dodici di provvisione sono ridotti ad otto.
Nel 1771 hanno inizio i testimoniali di “convocato ordinario” come previsto nelle leggi e costituzioni di S.M. riviste da Carlo Emanuele III nel 1770.
I consoli presiedono alle sedute dei consigli e sono delegati a rappresentare la comunità quando questa non ritenga necessario nominare appositi deputati.
Alla fine del loro mandato sono tenuti a presentare una lista delle entrate e delle uscite, custodite dal tesoriere.
Il consiglio ordinario nomina un servitore che, oltre che dare il segnale della convocazione dei consigli, era tenuto a chiamare in citazione tutte le persone della comunità, a servire i tesorieri, a far suonare le campane, a fare le citazioni delle accuse dei campanari.
Le sedute annuali del consiglio generale per la formazione dell’imposta avvenivano mediante convocazione previo campane o a voce dai servitori.
Il 16 luglio 1609 il consiglio generale attesa la grande difficoltà di convocare i consigli e ordina che, come è registrato negli statuti di Vigevano (foglio 303), quelli che si dimostrano reticenti nel arrivare dopo il suono della campana saranno multati.
Il consiglio generale dei capi di casa si riuniva preferibilmente nella chiesa di San Gaudenzio, quello ordinario o in una sala del castello o in casa del notaio o in quella del podestà (Archidata 1990).
ultima modifica: 27/10/2002
[ Gloria Ferrario, Cooperativa Arché - Pavia ]
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