congregazione municipale di Pavia 1786 - 1796
Dal 1786 il governo e l’amministrazione delle province della Lombardia austriaca vennero affidati a due nuovi organismi: le intendenze politiche e, in luogo delle congregazioni del patrimonio teresiane, le congregazioni municipali (Grab 1976).
Alle congregazioni municipali competevano l’ispezione e l’esecuzione di tutto ciò che riguardava l'amministrazione del patrimonio pubblico. Le attribuzioni delle congregazioni erano assai vaste, estendendosi alla finanza, all’economia, alla polizia e ai servizi pubblici; assai limitata invece la loro autonomia: per qualunque spesa che non rivestisse carattere d’urgenza occorreva infatti la preventiva approvazione del governo. Quanto all’organico il capo di ciascuna congregazione aveva il titolo di prefetto mentre gli altri componenti prendevano la denominazione di assessori (Cuccia 1971).
Le riforme del 1786 stabilirono una rigida gerarchia tra il consiglio di governo, che ne costituiva il vertice, sottoposto solo a Vienna, gli intendenti politici provinciali e le congregazioni municipali, concepite come organi meramente amministrativo-esecutivi, privi di potere giurisdizionale. L’antica autonomia, con le sue particolari istituzioni, fu completamente eliminata e l’amministrazione integrata in una nuova struttura gerarchica, strettamente soggetta alle autorità superiori (Grab 1976). Molte delle prerogative perdute dalle classi dirigenti locali durante il periodo giuseppino vennero tuttavia riacquistate dopo la morte dell’imperatore Giuseppe II e l’ascesa al trono di Leopoldo II, che, con il dispaccio 24 gennaio 1791, provvide a un’ampia revisione degli ordinamenti locali.
ultima modifica: 03/04/2006
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