Distintivo dell'Opera Nazionale scalda-rancio

Opera Nazionale dello scalda-rancio

Distintivo dell'Opera Nazionale scalda-rancio

Descrizione

Categoria: equipaggiamento ed altri materiali

Materia e tecnica: ottone / laminatura, incisione, smaltatura

Misure: altezza 2 cm; larghezza 1.5 cm; spessore 0.2 cm

Cronologia: post 1914 - ante 1918

Autore: Opera Nazionale dello scalda-rancio, costruttore

Ambito culturale: produzione italiana

Oggetto: Piccola placchetta con occhiello e anellino nella parte superiore. La faccia anteriore presenta il logo dell'Opera Nazionale dello Scalda-Rancio, un piccolo cilindro da cui fuoriesce una fiamma, e l'acronimo O.N.S.R., sull'altra faccia compare la scritta RISCALDI, RISTORI, RINCORI.

Notizie storiche: L'Opera Nazionale dello scalda-rancio, creata per volontà di Maria Pogliani, fu uno dei tanti benefici nati all'inizio della prima guerra mondiale, il compito che si assumeva era quello di preparare in modo semplice e ingegnoso componenti combustibili che fossero facilmente trasportabili e funzionali per riscaldare il rancio dei soldati, che, specialmente in inverno se impegnati in postazioni lontane dalle cucine, rischiavano di ricevere la loro razione ormai fredda. I comitati "scalda-rancio" sorsero su tutto il territorio nazionale e permisero forniture regolari e preziosissime per il combattenti. Per il loro confezionamento bastava una provvista di giornali vecchi, un piccolo locale operativo e, soprattutto, l¿impegno di molti volontari disposti a dedicare ore di lavoro. Le operazioni di preparazione erano semplici e alla portata di chiunque avesse buona volontà: otto fogli di giornale erano appiattiti e compattati su un tavolo e con una serie di piegature e arrotolamenti si ottenevano dei rotoli molto compatti che venivano successivamente tagliati a dischetti poco più alti di un centrimetro per mezzo di una taglierina. Nel frattempo si metteva a bollire del sego con circa il 5% di cera vegetale, ad amalgama completato vi si immergevano i dischetti di carta affinché si imbevessero della miscela per 3-4 minuti. Una volta recuperati dalla pentola per mezzo di una schiumarola gli scalda-rancio venivano posti ad asciugare in un locale areato. Una testimonianza pervenutaci dall'esperienza del soldato volontario Venanzio Gabriotti di Città di Castello fa capire quale era l'importanza di questo umile aiuto per i soldati in trincea: "Quassù incomincia il periodo di freddo e l'utilità dello scaldarancio si fa maggiormente sentire. Ogni soldato ne abbisogna di almeno sei al giorno, due per il caffè e quattro per il rancio. Se l'amico Francioni vedesse con quanta cura vengono conservati dai soldati e come è caratteristico quando questi seduti a terra con le gambe aperte, fanno col coltello le tre incisioni necessarie e spingono in fuori a guisa di cappuccino il centro, perché il piccolo oggetto possa meglio accendersi e riscaldare la gavetta che tengono sospesa, moltiplicherebbe la sua ben nota attività e ne farebbe fabbricare migliaia e migliaia. Lo scaldarancio è provvidenziale per questi freddi e tutti debbono adoperarsi perché l'Intendenza Generale dello Stato non abbia a difettarne".

Collocazione

Valfurva (SO), Museo Vallivo Valfurva "Mario Testorelli"

Credits

Compilazione: Bonetti, Luca (2015)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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