Patchwork city

Borghi, Enrica

Patchwork city

Descrizione

Tipologia: installazione

Autore: Borghi, Enrica (1966-)

Cronologia: post 2007

Materiali/allestimento: tetrapak/ uncinetto; polietilene/ uncinetto

Misure: 160 cm x 424 cm x 20,5 cm (opera complessiva)

Descrizione: La città è costituita da un insieme di "cubotti" in tetrapak bianco che suggeriscono l'idea di case e palazzi lontani, freddi e anonimi, ma nello stesso tempo è un qualcosa di accogliente, di protettivo, una sorta di calda coperta che avvolge e riscalda.
Patchwork city è quindi una città ideale, capace di raccontarsi e di raccontare. La narrazione è costruita attorno a tutto ciò che è il tessuto urbano, quest'ultimo realizzato attraverso una trama di sacchetti di plastica intrecciati all'uncinetto, proprio come si facevano una volta le coperte di lana. Vista dall'alto sembra un grande pizzo che si sviluppa prevalentemente in una dimensione orizzontale. Un lungo filo si snoda e s'intreccia dando forma al fiume, al disegno ortogonale delle strade, alle case cucite e inserite sopra questa trama. Tutti sono simboli della nostra quotidianità, parti di storie, di contatti e di scambi.

Notizie storico-critiche: La storia di Patchwork city è legata a quella delle sue esposizioni:
1. Le trame di Penelope: Enrica Borghi, Alice Cattaneo, Name Diffusion. Opere e workshop, a cura di E. Zanella, Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate, 10 novembre 2007 -10 febbraio 2008.
L'opera nasce in occasione della mostra concepita in modo relazionale, i visitatori infatti instauravano incontri e rapporti nei confronti delle opere, dell'artista e degli altri. L'artista era chiamato ad attivare dei dispositivi tramite i quali il pubblico potesse contribuire alla realizzazione di un'opera.
Enrica Borghi aveva esposto a parete una grande città in tetrapak e sacchetti in polietilene e tre piccoli nuclei urbani la "città fiume", la "città agricola" e la "città colorata", che il pubblico era chiamato ad ampliare seguendo alcune semplici indicazioni, affinché l'opera risultasse omogenea e conservasse unità linguistica. Le istruzioni circa la composizione della "città fiume", la versione di Patchwork city donata in seguito alla GAM, erano le seguenti: il tetrapak doveva rimanere integro e bianco (non si poteva tagliare, bucare o colorare), non si dovevano creare fitti addensamenti di case, la città doveva essere tendenzialmente bianca e svolgersi in lunghezza secondo l'andamento e il corso del fiume; i gomitoli di polietilene azzurro dovevano essere costituiti esclusivamente da sacchetti di colore azzurro; i "centrini" dovevano essere di forma quadrata o rettangolare di dimensioni non troppo grandi e prevalentemente di colore bianco.
Varie sono le fasi per la preparazione dei materiali che servono per realizzare l'opra:
tetrapak:
- svuotare i tetrapak di varie misure, che arrivano dalla ditta pieni d'acqua.
- Eliminare dal fondo la base (i tetrapak vanno usati sempre in verticale)
- Bucare con una bucatrice il perimetro inferiore
- Realizzare ad uncinetto una bordura bianca di circa 3 cm collegata ai vari buchi realizzati sul perimetro del tetrapak.
- collegare attraverso questi bordi i tetrapak alle varie isole realizzate ad uncinetto.
Sacchetti in polietilene:
- tagliare i sacchetti di polietilene in modo da ricavarne lunghe strisce
- annodare le strisce le une alle altre in modo da creare un lungo filo
- creare dei gomitoli non necessariamente monocromi ad eccezione dei quello azzurro per il fiume
- lavorare questi fili a punto basso con l'uncinetto in modo da creare centrini di forma quadrata o rettangolare di dimensioni non troppo grandi (es. 10x15 cm).
Gran parte del lavoro di preparazione era stato svolto da quattro studentesse in stage presso il museo.
Il pubblico poteva intervenire in ogni fase, tagliando i sacchetti per fare i fili, creare i gomitoli, realizzare i "centrini" o assemblare i vari componenti creando la propria città ideale, attraverso fascette trasparenti da elettricista.
Al termine della mostra, Enrica Borghi ha ritirato l'opera per modificare gli inestetismi o le incongruenze e darle omogeneità fissando con il filo di polietilene i vari elementi.
Durante la mostra è stato realizzato anche uno workshop per lavorare a uncinetto insieme all'artista.
Su una parete della sala espositiva sono state esposte fotocopie di mappe di città di tutto il mondo, di edifici importanti, e disegni di città ideali e appunti e pensieri relativi ad un'idea di città.
L'opera è stata donata alla Gam di Gallarate il 23 settembre 2008.

2. Enrica Borghi. Patchwork city, Galleria Alberto Peola, Torino, 2-25 luglio 2008.
Patchwork city è stata presentata negli spazi della galleria esposta a terra.

3. Spic e Span. Itinerari inediti alla GAM, a cura di E. Zanella e G. Formenti, GAM Gallarate, 4 ottobre-14 dicembre 2008.
Patchwork city è stata esposta appesa per metà a parete e per metà a terra.

Di Patchwork city esistono diverse versioni: la "città fiume", di proprietà della Gam; la "città grande"; la "città agricola" e una città molto colorata. Enrica Borghi ha realizzato anche tre piccoli moduli di città bianche.

Collocazione

Gallarate (VA), Museo MA*GA. Deposito opere Museo MAGA

Credits

Compilazione: Martellato, Marina (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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