La corsa del carro del Sole
Tiepolo, Giovanni Battista
Descrizione
Identificazione: Apollo che guida il carro del sole
Autore: Tiepolo, Giovanni Battista (1696-1770)
Cronologia: post 1740
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Misure: 5.36 m x 22 m (intero)
Descrizione: Sulla volta della galleria grande di palazzo Clerici, oltre a una finta architettura dipinta, si apre un amplissimo cielo striato da nubi dove sono raffigurati due soggetti mitologici: La corsa del carro del sole e il Ratto di Venere. Attorno a queste due scene principali fanno da cornice un'innumerevole quantità di figure, personaggi, miti e allegorie che danno vita a una vastissima composizione.
Partendo dal lato lungo di destra (lato aperto da cinque finestre) si incontrano, in ordine orario: il Ratto di Proserpina, l'Allegoria dell'Asia, l'Allegoria dell'America e l'Allegoria del Mondo marino. Nel lato breve di fondo l'Allegoria delle Arti. Nel lato lungo di sinistra (lato decorato da arazzi): l'Allegoria dell'Africa, l'Allegoria dell'Europa e l'Allegoria del Mondo fluviale che occupa anche parte del lato breve sopra l'entrata.
Notizie storico-critiche: Il grande affresco con La corsa del carro del sole fu voluto dall'ultimo discendente della famiglia Clerici, Antonio Giorgio, che nel 1740 chiamò a decorare la volta della grande galleria del suo palazzo, sito nel sestiere di porta Comasina, Giovanni Battista Tiepolo, artista veneziano che a Milano aveva già soggiornato una decina di anni prima per realizzare alcuni affreschi in palazzo Archinto (andati distrutti durante la Seconda guerra mondiale) e in palazzo Dugnani, e anche nel 1737 quando dipinse, nella basilica di Sant'Ambrogio, la cappella di San Vittore e la volta della sacrestia dei monaci. Sono due le fonti che attestano la presenza del Tiepolo a Milano nel 1740 per adempiere alla commissione di Antonio Giorgio Clerici. Nel 1739 l'artista infatti rinviò un impegno con la Scuola Grande dei Carmini di Venezia "per mancanza di tempo riguardo le di lui occupazioni e per un trattato che gli si presenta di portarsi a Milano", inoltre al 1740 risale una raccolta di poesie del poeta Giovanni Battista Dal Pozzo, che celebra Tiepolo paragonandolo al Veronese, composta proprio in occasione dell'esecuzione dei lavori dell'artista in palazzo Clerici.
Fra i vari studi preparatori per l'affresco si distingue un bozzetto conservato al Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas), una piccola tela che raffigura al centro Apollo che ascende verso il cielo, il soggetto prefigura la realizzazione effettiva della volta, ma è realizzato con modalità differenti. Probabilmente quando Tiepolo realizzò tale bozzetto non aveva considerato le reali dimensioni della galleria, esso infatti è rettangolare e ha misure regolari, la galleria invece è sproporzionata con una lunghezza molto maggiore rispetto alla larghezza. Per tali ragioni l'artista dovette introdurre alcune modifiche affinché la rappresentazione suggerisse uno sfondamento spaziale. Tra i vari artifici messi in campo da Tiepolo abbiamo la moltiplicazione dei gruppi figurali, che nel bozzetto erano distribuiti solo agli angoli, mentre nell'affresco anche di lato per dilatare maggiormente lo spazio. Inoltre venne modificata la rappresentazione di Apollo, affinché non fosse più una sola figura isolata nello spazio ma rappresentato con tutto il carro del sole trainato da una quadriga, attraverso un forte scorcio dal sotto in su. Altri espedienti di carattere compositivo furono l'introduzione di membrature architettoniche (soprattutto concentrate sui lati corti) e il ruolo determinante giocato dalla luce interpretata attraverso i colori, stesi con pennellate molto limpide e libere e fatti scivolare uno nell'altro con passaggi tonali che testimoniano il grande virtuosismo del pittore.
Sull'interpretazione del tema prescelto per questo grande affresco, scartata l'ipotesi che potesse alludere al matrimonio del committente con Fulvia Visconti avvenuto nel 1733, è stata presa in considerazione l'idea che la corsa del carro del sole potesse invece fare riferimento all'Impero e in particolar modo a Maria Teresa d'Austria che proprio nel 1740 era salita al potere. Le ragioni più plausibili sembrerebbero però risiedere nell'intento di Antonio Giorgio di voler celebrare con questa grande opera il casato dei Clerici, ribadendo altresì, attraverso la figura di Apollo, il proprio sostegno alle arti.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/1j560-00011/
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