Ecce Homo
Ferrari, Gaudenzio
Descrizione
Autore: Ferrari, Gaudenzio (1475/80-1546)
Cronologia: post 1540 - ante 1542
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: intonaco / pittura
Descrizione: La parete destra della cappella presenta una decorazione affrescata divisa su due differenti registri che determinano altrettanti spazi architettonici illusionistici. Nella parte inferiore si svolge la Flagellazione: Cristo, legato alla colonna centrale, viene colpito da quattro aguzzini muniti di verghe; la scena è ambientata in uno spazio impreziosito da finte specchiature marmoree. Nella zona superiore, che nell'articolazione complessiva della parete corrisponde alla lunetta, prende posto, al di là di una balaustra, l'episodio dell'Ecce Homo; anche in questo caso la composizione risulta affollata, ma ciò non impedisce di far risaltare, in tutta la sua solitaria monumentalità, il corpo martoriato di Cristo.
Notizie storico-critiche: La cappella era gestita dai confratelli aderenti alla Confraternita di Santa Croce, che perseguiva scopi di assistenza ospedaliera. Nel testamento di uno dei consiglieri "seniori", Bernardino Ghilio (già committente di Bernardino Luini per l'oratorio di Santa Corona), redatto il 10 ottobre del 1539, si fornivano precise disposizioni affinché si facesse dipingere "unam anchonam pulcherrimam" e inoltre la si decorasse con affreschi relativi alla "vitam et passionem Domini nostri Jesu Christi"; tra le varie indicazioni del testatore vi era anche quella di affidare il lavoro "a bonis pictoribus". I due pittori individuati per portare a compimento questo prestigioso incarico furono Tiziano Vecellio e Gaudenzio Ferrari, verso i quali si scalano i pagamenti giunti tra il 1540 e il 1543, anni in cui fu realizzato l'intero apparato decorativo della cappella. La decorazione gaudenziana si inserisce nell'ultimo periodo dell'attività del maestro, coincidente con il decennio trascorso a Milano (a partire dal 1537), in una fase che segna l'apertura verso stilemi propri della "maniera" nord italiana, percepibili soprattutto nell'elevato numero di figure e in una articolazione compositiva che pregiudica l'effetto di schietto naturalismo cui ci aveva abituati il pittore in precedenza (per esempio nei capolavori lasciati in alcune cappelle del Sacro Monte di Varallo). Alcuni studi hanno dimostrato come nell'ultimo periodo dell'artista "non vi fu una fase di stanchezza e declino, bensì il coerente sviluppo dell'esperienza maturata negli anni precedenti"; ciò risulta evidente nella sapiente regia spaziale orchestrata su questa parete della cappella, dove Gaudenzio fa ricorso a tutta la sua esperienza nel campo della resa di architetture prospettiche per simulare lo sfondamento dello spazio e il conseguente sviluppo in profondità delle scene.
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