Pertinenza decorativa
ambito lombardo
Descrizione
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: ca. 1590 - ca. 1615
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura; stucco / doratura
Descrizione: La pala d'altare al centro della parete della cappella raffigura l'Incoronazione della Vergine con i santi Michele e Gerolamo. Gli affreschi si sviluppano nelle tre lunette e sulla volta, e presentano soggetti inconuseti, come la scena entro il riquadro in stucco a destra, con il Padre Eterno che ordina all'arcangelo Gabriele di portare l'annuncio a Maria; dall'altra parte, invece, c'è la Caduta degli angeli ribelli. Entrambi questi episodi, incorniciati da cornici in stucco dorato, sono compresi in lunette che, ai lati, contengono ognuna due munumentali profeti. La lunetta di fondo non ha elementi figurativi, ma soltanto una finta architettura prospettica che si sviluppa attorno all'oculo centrale e alle due finestre laterali terminanti a ogiva. La volta ospita affreschi che si espandono nelle quattro vele, presentando i nove cori angelici. Le costolnature della volta sono decorate da stucchi dorati che presentano quattro cartigli con figure angeliche, mentre nella serraglia centrale pare di scorgere un'Annunciazione di fattura più antica; quattro angeli in stucco sono collocati alla base della volta, anch'essi coerenti con la fase decorativa seicentesca.
Notizie storico-critiche: La commissione dell'intervento decorativo (oltre alla pala dell'altare, gli affreschi e gli stucchi) giunse probabilmente dopo la morte di Pietro Antonio Marliani, avvenuta nel 1594 come attesta una lapide ancora presente. Marliani era un personaggio di indubbio spessore nella Milano contemporanea, avendo ricoperto la carica di presidente del Magistrato per le rendite ordinarie e di Consigliere segreto dello Stato. Le ricerche, pur avendo cercato di dare qualche risposta convincente, non hanno ancora stabilito i responsabili dei diversi interventi. La pala, infatti, mostra evidenti influssi del manierismo emiliano, rimandando a stilemi parmigianineshi, forse rielaborati alla luce della cultura cremonese o per tramite del magistero del bolognese Camillo Procaccini (si veda, inoltre, un disegno preparatorio messo in relazione al dipinto in esame e conservato presso la Pinacoteca Ambrosiana, Cod. F 254 int. n. 1340). Passando in rassegna gli affreschi, emerge una cultura decisamente diversa, orientata al recupero di elementi della maniera romana, in particolare dei modi divulgati dall'orvietano Cesare Nebbia (allievo del bresciano Girolamo Muziano) nei cantieri gregoriani e sistini negli anni ottanta e novanta del Cinquecento. Tale cultura (basata sulla reintepretazione di motivi michelnagioleschi riletti e combinati insieme alla "grazia" raffaellesca), peraltro, era già permetata in ambito milanese, e più in generale lombardo, non solo tramite il veicolo di Giovanni Ambrogio Figino, ma anche con la diretta presenza a Pavia dello stesso Nebbia e di Federico Zuccari. Difficile, infine, è confermare la proposta attributiva nei confronti del poco noto maestro milanese Francesco Nappi (1565 ca.-1630 ca.), attivo anch'egli nel contesto romano (si veda la decorazione dellÂ'abside di San Giacomo degli Incurabili, eseguita nell'anno giubilare del 1600 su committenza del cardinale Antonio Maria Salviati; le fonti ricordano anche le pitture in San Nicola in Carcere e i mosaici della cappella Clementina in San Pietro, eseguiti nel 1602, sebbene la sua impresa più nota, forse il suo capolavoro, resti quella degli affreschi del chiostro di Santa Maria sopra Minerva, eseguiti tra il 1603 e il 1607 per conto del vescovo Andrea Fernández de Córdoba). Tornando in ambito lombardo, non è sbagliato riprendere la pista d'indagine partendo dai confronti con alcuni affreschi della bottega dei Fiammenghini, pittori anch'essi formati sull'esempio della maniera centro italiana.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/1j570-00061/
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