Raffaello e la Fornarina
Valaperta, Francesco
Descrizione
Autore: Valaperta, Francesco (1836-1908), esecutore
Cronologia: post 1850 - ante 1866
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 91.5 cm x 128 cm (intero)
Descrizione: L'opera è un olio su tela di formato rettangolare con orientamento verticale, provvista di cornice originale. La composizione è dominata al centro dalle due figure di Raffaello e della Fornarina: il pittore, seduto su una scaletta di legno, si abbandona ad occhi chiusi tra le braccia dell'amata, in piedi sulla destra. Raffaello indossa un cinquecentesco abito corto di velluto rosso, sopra una camicia bianca e calze rosse; il suo colorito è pallido e malato, il braccio destro viene lasciato ricadere lungo il fianco. La donna invece indossa una lunga gonna nera stretta in vita da un corpetto e una camicia bianca che lascia le spalle scoperte; con le braccia scoperte accarezza il volto e i capelli dell'artista, appoggiati al suo petto; lo sguardo della donna è rivolto verso l'alto con espressione vacua.
La scena è ambientata all'interno dello studio del pittore, di cui si vedono le assi di legno del pavimento e un minimo accenno di mobilio nel tavolinetto posizionato nell'angolo in basso a destra, sopra cui è dipinto un vaso contenente pennelli e a cui è appoggiata una cartelletta per raccogliere i disegni. Alle spalle dei due personaggi si colloca invece la gigantesca tavola della "Trasfigurazione" dipinta dall'artista nel 1518-20, che qui appare appena in penombra.
Notizie storico-critiche: Il dipinto entrò a far parte delle collezioni varesine nel 1975 come dono del collezionista lombardo Riccardo Lampugnani, ma la tela conobbe una lunghissima stagione di oblio a causa del sostanziale disinteresse della critica nei confronti dell'autore, il pittore milanese Francesco Valaperta.
L'opera venne presentata a Brera nel 1866 dall'artista, allora trentenne, con una didascalia di accompagnamento al titolo, secondo quanto prescritto per la pittura di soggetto storico-letterario: "Raffaello negli ultimi giorni di vita, affranto dal male e spossato dalla fatica del lavoro, cerca nelle braccia della Fornarina quel riposo che la fuggente vita gli contende". Il soggetto è dunque una tra le più celebri coppie del Cinquecento, costituita dal pittore urbinate e dalla sua misteriosa innamorata, la cosiddetta Fornarina, la cui identità rimane tutt'oggi incerta.
La figura soave tante volte ritratta da Raffaello e a lui fedele per tutta la vita, fino a rifugiarsi, alla morte dell'artista nel 1520, nel convento di Sant'Apollonia in Trastevere, tende infatti a confondersi nelle cronache dell'epoca. Probabilmente si tratta di Margherita Luti, la figlia di un fornaio - da cui il soprannome: Vasari racconta che, nel 1514, Raffaello era talmente invaghito della giovane donna da trascurare il suo impegno nella decorazione della villa di Agostino Chigi a Trastevere, fino a che il committente si vide costretto a consentire all'artista di frequentare la sua amata purché i lavori procedessero speditamente. Per altri invece il soprannome "Fornarina" non aveva niente a che vedere con il pane, ma era invece il nome d'arte di una prostituta, forse la celebre Imperia (amante di Agostino Chigi) o forse la non meno famosa Beatrice Ferrarese.
Di certo il rapporto tra Raffaello e la misteriosa figura femminile stimolò per anni l'estro degli artisti, tra cui il Valaperta, che qui si fa interprete di un gusto pienamente romantico, esplicitato nella scelta di rappresentare le vite dei personaggi illustri senza ricostruirne le vicende dal punto di vista storico, ma concentrando tutto l'interesse sui loro sentimenti. Raffaello viene qui raffigurato senza alcuna allusione alla sua opera, alla gloria che da essa gli derivò, ai suoi successi e agli onori ricevuti: persino la "Trasfigurazione" che funge da fondale diventa qui presagio della fine incombente dell'artista, avvenuta a soli 37 anni d'età, a causa di febbri dovute, secondo il Vasari, ad eccessi amorosi, ma più probabilmente contratte durante le epidemie malariche così diffuse a Roma in quegli anni.
Il dipinto è innegabilmente debitore dell'influsso di Hayez, con cui la famiglia Valaperta era da tempo in rapporto e sotto la cui guida il giovane Francesco era cresciuto nelle aule di Brera: al tradizionale repertorio romantico infatti, l'artista si dimostrò fedele anche quando il territorio lombardo venne "scosso" dalle rivoluzionarie istanze della Scapigliatura, che ben presto provocarono il declino della pittura di genere.
Collezione: Collezione del Civico Museo d'Arte Moderna e Contemporanea - Castello di Masnago
Collocazione
Provincia di Varese
Credits
Compilazione: Vanoli, P. (2008)
Aggiornamento: Uva, Cristina (2015)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/1o040-00157/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).