Dipinto

Romanino, Girolamo

Dipinto

Descrizione

Autore: Romanino, Girolamo, pittore

Cronologia: post 1516 - ante 1517

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: legno / pittura a olio

Misure: 191.5 cm x 324 cm

Descrizione: La grande tavola, che funge da pala per l'altare maggiore, si pone in continuità con l'ancona lignea che la circonda e che sarebbe riduttivo considerare come una semplice cornice. Lo scultore Stefano Lamberti che la firma crea una vera e propria architettura tridimensionale, riproponendo la tipologia dell'arco trionfale. Questa struttura reale e concreta trova il suo completamento nella finta architettura dipinta da Romanino per ambientare la scena sacra: una volta a pieno centro decorata da lacunari appoggia su pilastri che sostengono un architrave modanato ed aggettante. All'interno dell'impaginazione architettonica i personaggi sono disposti secondo una precisa gerarchia che ne sottolinea la rilevanza: al centro, assisa sul trono che la pone nella posizione più elevata c'è la Madonna con il Bambino; al suo fianco campeggiano S. Francesco e S. Antonio di Padova. In primo piano, inginocchiati, si distinguono padre Francesco Sanson, committente del dipinto, i SS. Bonaventura, Ludovico da Tolosa e Bernardino, quest'ultimo contraddistinto dal saio francescano e dall'orifiamma. La presenza del santo è probabilmente dovuta alla festa che si celebrava in suo onore ogni anno nella chiesa di S. Francesco, ma può essere anche legata alle origini senesi del padre di Francesco Sanson.

Notizie storico-critiche: Il dipinto rientra a pieno titolo nel clima di rinnovamento generale della chiesa e dell'annesso convento promosso, nell'ultimo quarto del XV secolo, da padre Francesco Sanson. Bresciano di origine, il Sanson, il cui vero cognome era Nani, divenne generale dell'ordine francescano nel 1475 e si adoperò per arricchire di opere d'arte di primaria importanza il convento della sua città natale. Fra esse c'era la pala dell'altare maggiore che commissionò, in prima battuta, a Leonardo da Vinci, il cui interesse per il dipinto non andò oltre uno schizzo sommario del programma iconografico. Morto il committente, i suoi esecutori testamentari affidarono l'esecuzione della tavola a Girolamo Romanino che, rispetto al progetto originale, crea una composizione meno affollata di santi. Leonardo, probabilmente per precisa volontà del Sanson, aveva previsto le figure dei SS. Faustino, Giovita, Pietro, Paolo, Elisabetta d'Ungheria, Chiara, Bernardino, Ludovico, Bonaventura, Antonio di Padova e Francesco; il pittore bresciano invece esclude i santi patroni della città e le sante francescane, aggiungendo un ritratto del committente riconoscibile nel frate con il saio inginocchiato ai piedi di Francesco d'Assisi. Considerata una fra le opere più importanti del Rinascimento lombardo, la tavola è stata datata fra il 1516 e il 1517 dopo un intenso dibattito critico. Determinate per fissare questo dato cronologico è il confronto con la Pala Martinego di Lorenzo Lotto inaugurata nel 1516. La conoscenza di quest'opera permette a Romanino di aprire la sua formazione legata a Bellini e Giorgione verso suggestioni più strettamente lombarde nella resa dei volti e nell'umanizzazione dei personaggi della storia sacra, nei chiaroscuri più intesi e variati, nell'intensità materica con la quale vengono resi i tessuti. Il dipinto era protetto da due ante che raffiguravano le Storie di S. Francesco firmate dallo stesso artista. Dettagliatamente descritte dalla letteratura artistica antica, sono andate disperse nell'ultimo decennio del Settecento quando il convento fu soppresso e la chiesa adibita a vari usi.

Collocazione

Brescia (BS), Chiesa di S. Francesco

Credits

Compilazione: Pernis, Mirka (2014)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).