Altare maggiore

Cairano, Gasparo (attribuito); Vantini, Rodolfo

Altare maggiore

Descrizione

Autore: Cairano, Gasparo (attribuito), scultore; Vantini, Rodolfo, architetto

Cronologia: ca. 14951840

Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica

Materia e tecnica: marmo bianco / scultura; marmo verde antico / sagomatura

Misure: 420 cm x 170 cm x 210 cm

Descrizione: L'altare maggiore è improntato al rigore e alla purezza di linee che caratterizzano la cultura architettonica di Rodolfo Vantini, protagonista del Neoclassicismo bresciano: il fondale e la mensa sono caretterizzati, infatti, da semplici profili modanati ed aggettanti ed hanno come unico carattere decorativo una specchiatura in marmo verde. La medesima alternanza cromatica viene riproposta nei gradini. Il tabernacolo ha una forma a tempietto con due colonne a tutto tondo e capitelli a fogliame che reggono un alto architrave sul quale è impostata una cupola. Nella parte frontale, a fare da cornice alla porticina, c'è una sorta di arco trionfale stilizzato. L'essenzialità dell'insieme si anima nel paliotto costituito da una lastra scolpita a rilievo di epoca rinascimentale raffigurante l'Adorazione del Bambino: la composizione è suddivisa in tre specchiature da architetture prospettiche di impronta rinascimentale riccamente decorate con motivi a grottesche e scene figurate nei plinti, mentre le figure sono raggruppate in primo piano: al centro c'è il gruppo della Madonna e del Bambino con S. Giuseppe ed un pastore inginocchiato in adorazione, a sinistra vi è un gruppo di donne in abiti classici con due bambini che guardano verso lo spettatore, a destra quattro angeli genuflessi.

Notizie storico-critiche: Nella prima metà dell'Ottocento la chiesa di S. Francesco viene sottoposta ad un radicale intervento di rinnovamento in stile neoclassico secondo un disegno elaborato da Rodolfo Vantini, protagonista della cultura architettonica dell'epoca. Questo progetto coinvolge anche l'area presbiteriale: l'antico altare viene venduto nel 1840 e Vantini disegna quello che ancora oggi vediamo, dalle linee essenziali e rigorose. La sua realizzazione viene affidata ad un tagliapietre di Rezzato di nome Gamba. Nella nuova struttura viene, però, inserito un paliotto scolpito di età rinascimentale comprato nel 1841 presso l'antiquario Giuseppe Rovetta. Nulla si sapeva della sua provenienza finché alcuni contributi critici recenti hanno fatto luce sia sulle vicende storiche sia sull'autografia di questo rilievo, che si qualifica come il massimo esempio di scultura narrativa del Rinascimento bresciano. Realizzato per il monumento funebre del nobile Luigi Caprioli, si trovava nella chiesa di S. Giorgio, presso la cappella sepolcrale della famiglia, dove rimase fino a quando venne venduto al conte Paolo Tosio, raffinato collezionista la cui raccolta di opere d'arte è alla base della odierna Pinacoteca civica. Il conte Tosio compra il rilievo da un rettore della chiesa, quindi l'alienazione del pezzo è anteriore alla soppressione della chiesa di S. Giorgio e quindi al 1805. Dalla raccolta Tosio, il paliotto passa sul mercato antiquario e nel 1841 viene comprato dalla fabbriceria della parrocchia dei SS. Nazaro e Celso, dalla quale dipendeva la chiesa di S. Francesco. Nel 1879 viene avanzata una cospicua offerta di acquisto che, però, non andrà in porto lasciando "l'Annunciazione Caprioli" dove ancora si trova. Stilisticamente l'opera è sempre stata avvicinata ai modi dell'Amadeo, sulla base dei raffronti stilistici con la monumentale arca di S. Apollonio del Duomo Nuovo; non era stata individuata una figura d'artista alla quale attribuirla fino ad un recente contribuito critico che ha approfonditamente studiato opere e protagonisti della scultura del Rinascimento bresciano, assegnando a Gaspare Cairano il paliotto di S. Francesco e datandolo al 1495 circa.

Collocazione

Brescia (BS), Chiesa di S. Francesco

Credits

Compilazione: Pernis, Mirka (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).