Compianto sul sepolcro di Cristo
ambito lombardo
Descrizione
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1300 - ante 1330
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Misure: 230 cm x 130 cm
Descrizione: Contro un fondale scuro dal quale emerge unicamente una montagna scabra, si stagliano le figure che compongono la scena del compianto: a sinistra ci sono gli uomini che coprono con un velo trasparente il corpo di Gesù, a destra le donne si stringono l'una all'altra con i capi reclinati e i volti attraversati dal dolore. In primo piano un semplice sarcofago rosso accoglie il corpo di Cristo sul quale è piegata, quasi sdraiata la Madonna completamente avvolta in un manto nero che diviene espressione visibile del suo dolore. Ed è proprio questa corrente di intensità emotiva e drammatica a riflettersi da un gruppo all'altro di figure a qualificare il dipinto.
Notizie storico-critiche: Il dipinto murale fa parte del ricco palinsesto di affreschi che coprivano la parete perimetrale destra delle chiesa di S. Francesco. Rispetto agli altri che, per vari motivi, vennero occultati e poi recuperati nel corso dei restauri degli anni trenta del Novecento, il Compianto rimase visibile nel corso dei secoli perché era oggetto di una fervente devozione ed è ricordato anche dalle guide ottocentesche. E' stato restaurato nel 1937 e poi nel 1967, quando viene riportato su tela. Stilisticamente il legame evidente con la cultura giottesca in generale e con gli affreschi padovani in particolare non è mai stato messo in discussione dalla critica, che tuttavia ha aperto una serie di ipotesi circa le modalità con cui questo linguaggio sia arrivato all'anonimo autore. Di fatto si sono create due correnti di pensiero divergenti. Da un lato viene sostenuto una derivazione diretta dalla Cappella degli Scrovegni, ipotesi che quindi presuppone una datazione alta per il dipinto che non andrebbe oltre gli anni dieci del Trecento; dall'altro i critici tendono a suggerire un legame con la cultura giottesca mediato dalla cultura veneta. Prova ne sarebbero un accresciuto patetismo dei volti dei personaggi, un forte espressionismo nelle posture e nella gestualità, una semplificazione dei piani compositivi. Quest'ipotesi critica propone una datazione agli anni trenta del XIV secolo. In ogni caso, il dipinto murale, insieme al Crocifisso conservato nella stessa chiesa, resta uno degli esempi più interessanti della diffusione del linguaggio giottesco in ambito lombardo.
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