Giudizio Universale
ambito lombardo
Descrizione
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1300 - ante 1320
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Descrizione: Sulla parete perimentrale di destra si conservano, fra gli altri, sei brani di pittura murale pertinenti alla fase decorativa più antica dell'edificio che costituiscono i frammenti di quella che doveva essere una grandiosa raffigurazione del Giudizio Universale. Partendo da destra, ci sono i frammenti dell'Inferno: un diavolo nero e peloso armato di tridente fa precipitare uomini dall'espressione sofferente verso scheletrici alberi verdi; poco più in là una figura mostruosa si prepara a torturare i dannati. Segue una scena quasi completamente nascosta dal corpo del quattrocentesco altare di San Michele arcangelo di cui si scorge una figura barbuta con l'aureola che accoglie in grembo piccole figure umane. Si tratta di Abramo che accoglie le anime dei beati nel suo grembo. A sinistra si sviluppava l'illustrazione del paradiso del quale restano una ricca teoria di angeli e santi disposti su registri sovrapposti ed una scena dal vivace gusto narrativo in cui si confrontano un gruppo di frati di vari ordini religiosi ed uno di laici. Fanno da sfondo alle figure eleganti alberi fioriti e palme cariche di datteri che evocano il paradiso.
Notizie storico-critiche: Riportati alla luce durante i restauri che hanno interessato l'edificio negli anni trenta del Novecento, i dipinti murali hanno attirato immediatamente l'attenzione della critica sia per la qualità esecutiva sia perché sono fra le poche testimonianze organiche e di una certa estensione della cultura pittorica bresciana del XIV secolo. Salvo qualche rara eccezione, la letteratura critica ha sempre considerato i diversi frammenti come opere slegate l'una dall'altra ed ha concentrato l'attenzione solo sulla Teoria con angeli e santi, della quale è stato messo in evidenza il legame ancora persistente con la ieraticità e il carattere prettamente disegnativo della pittura bizantina, e sulla scena dei frati e dei laici della quale, invece, si è sottolineata sottolineava l'apertura verso le novità giottesche ed una eleganza già gotica. Questo lacerto, in particolare, è noto a livello critico come la Scuola dei frati e degli studenti perché secondo alcuni troverebbe un riferimento iconografico non tanto nella letteratura sacra, quanto nella storia del monastero francescano bresciano, nel quale, secondo uno storico rinascimentale, sarebbe esistito un vero e proprio istituto di studi superiori di cui questo affresco sarebbe una rappresentazione. I pareri discordanti circa la lettura iconografica e i caratteri stilistici che hanno caratterizzato la storiografia precedente trovano una sintesi organica accentando la lettura unitaria dei lacerti e la loro identificazione come parti di una vasta scena raffigurante il Giudizio Universale, organizzata non tanto in registri sovrapposti, come era d'uso nella pittura contemporanea, ma in grandi riquadri che si sviluppavano orizzontalmente a coprire quasi interamente la parete occidentale della chiesa. Stilisticamente, gli affreschi si collocano in quel filone della pittura lombarda che unisce elementi arcaici di derivazione bizantina come i lineamenti fortemente marcati dal disegno, i nasi a forcella, gli intensi chiaroscuri dei volti, ad aperture verso le novità spaziali e il gusto per la narrazione di carattere giottesco, ed un interesse tutto cortese per la raffigurazione di dettagli della vita contemporanea ed in particolare per la raffigurazione mimetica delle vesti e delle acconciature. Ed è proprio la precisione con la quale viene ritratto l'abito di uno dei laici in primo piano che permette di collocare l'esecuzione dei dipinti entro il 1320, in un periodo nel quale viene meno l'uso della sopraveste con le maniche più corte della tunica e degli abiti accollati e caratterizzati da fitte abbottonature ai polsi. Particolari che sono invece ben evidenti nel'abito rosso e bianco dell'uomo in primo piano.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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