Cena in Emmaus
Bonvicino, Alessandro detto Moretto
Descrizione
Autore: Bonvicino, Alessandro detto Moretto (1498 ca.-1554)
Cronologia: ca. 1527
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 305 cm x 145.5 cm
Descrizione: Al centro, seduto al tavolo ricoperto dalla tovaglia bianca e da poche stoviglie, si trova Cristo in posizione frontale, con cappello da pellegrino, barba e mantello con conchiglia sulla spalla sinistra, mentre spezza il pane e guarda verso lo spettatore. A sinistra è seduto un apostolo raffigurato di tre quarti, con barba e braccio sinistro piegato sul tavolo; dietro, al culmine di una scala con balaustra di marmo, si sporge e osserva la scena un gentiluomo di tre quarti, con barba e copricapo, e appoggiato sul braccio sinistro piegato sul parapetto. A destra è assiso l'altro apostolo, scorciato, con barba e gomito sinistro puntato sul tavolo per reggere con il palmo della mano il viso volto a Gesù; dietro, più in basso, una giovane donna con copricapo, volge lo sguardo verso lo spettatore e solleva davanti a sé un piatto di metallo con del cibo. Completa la composizione un gatto accovacciato sotto il tavolo. La scena si svolge in una sala con colonne in prospettiva.
Notizie storico-critiche: La tela è menzionata per la prima volta nel XVII secolo da Bernardino Faino, che la ricorda come "un quadro grande del Moretto [Â'], cosa finta di notte, ma cosa grandissima che veramente questo pittore ha trapassato il segno, tanto è ben colorita e ben fatta". All'epoca il dipinto si trovava probabilmente collocato sul grande altare dedicato a S. Sebastiano nell'Ospedale Maggiore, chiuso da inferriate e coperto da una sorta di tendaggio detto conopeo. L'altare, eretto nel 1450 e dedicato al santo taumaturgo, era collocato al centro del grande edificio assistenziale con pianta a T, proprio dove i due bracci si innestano l'uno nell'altro.
In seguito il dipinto è spostato nella cancelleria dell'Ospedale e successivamente sulla cantoria della chiesa di S. Luca, annessa al complesso ospedaliero. Nel 1760, Giovanni Battista Carboni lo ricorda nella sacrestia, mentre notizie posteriori lo segnalano negli uffici dell'amministrazione.
Nel 1864 l'opera è concessa in deposito alla Pinacoteca civica, così da garantirne la conservazione e favorire l'esercizio del diritto di prelazione all'acquisto da parte del Comune, che in effetti nel 1882 ne entra definitivamente in possesso.
Il dipinto costituisce un testo fondamentale per capire la ricerca sperimentale di Moretto sul lume laterale e si colloca all'origine di una serie di scene colte di scorcio e ambientate in spazi chiusi, ma ricchi di penombre e illuminati da un fascio di luce naturale che piove dall'alto. Anche se in origine si trattava forse di una composizione più ampia, come suggerirebbero un bel disegno autografo a gesso e inchiostro conservato a Copenaghen e alcune copie tarde del dipinto, resta inalterato il ruolo di assoluta protagonista dalla luce: anima la scena, contrasta con la penombra dalla quale emergono in primo piano i protagonisti, dà corpo ai colori, indaga angoli reconditi, accende di riflessi le vesti e scandisce la profondità dell'architettura, appoggiandosi morbidamente sulle imponenti colonne. Il ritratto del gentiluomo che assiste alla scena dalla scalinata, con lo sguardo assorto e concentrato sull'accadimento, testimonia la misura della sensibilità pittorica di Moretto. Inoltre è probabile che in questa figura, e in quella della giovane donna sulla destra che in veste di ancella fa sfoggio della propria bellezza e della propria eleganza, siano celati i ritratti di due committenti.
In conclusione, se la ricchezza del colore della grande tela è tutta tizianesca, l'attenzione ai dati di verità e il registro freddo che esalta le variazioni del colore sulle superfici sono lombardi, in particolare le vibrazioni luministiche sulle vesti richiamano la pittura di Savoldo.
Collezione: Collezione dei dipinti dal XII al XVI secolo dei Civici Musei d'Arte e Storia di Brescia
Collocazione
Brescia (BS), Musei Civici di Arte e Storia. Santa Giulia - Museo della CittÃ
Credits
Compilazione: D'Adda, Roberta (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2k100-00006/
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