Scena raffigurante giardino con fontane
Vacca Luigi (attr.)
Descrizione
Identificazione: GIARDINO CON FONTANE
Autore: Vacca Luigi (attr.) (1778/ 1854)
Cronologia: post 1825 - ante 1849
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carta bianca / inchiostro bruno, acquerellatura grigia
Misure: 290 mm x 205 mm
Descrizione: al verso è presente schizzo a matita con scena prospettica
Notizie storico-critiche: Questo raffinato disegno presenta le consuete caratteristiche della produzione scenografica di Luigi Vacca, pittore decoratore e scenografo attivo per il Teatro Regio di Torino per più di cinquant'anni, dal 1800-1, quando esordisce insieme a Fabrizio Sevesi (1773-1837) e con il quale collaborerà fino alla morte di questi avvenuta nel 1837, sino al 1853. I due autori erano inoltre legati da vincoli di parentela in quanto avevano entrambi sposato due figlie di Giacomo Pregliasco (1759 ca.-post 1823) "disegnatore del vestiario dei teatri torinesi", cioè costumista, del Regio dal 1799, ma attivo anche per il Teatro alla Scala di Milano e progettista anche di alcuni teatri (ristrutturazione del Teatro S. Carlo di Napoli, progettista di quello di Chambery col Sevesi e di quello di Vigevano). La collaborazione tra Vacca e Sevesi, che tra l'altro apparteneva ad un'altra grande famiglia di pittori scenografi, i Galliari, essendo figlio di Ludovica, terza figlia di Fabrizio Galliari, si protrae al Regio, pur con brevi interruzioni, per quasi quarant'anni. Il sodalizio tra i due, operosi anche per il Teatro Carignano di Torino, il primo come decoratore figurista, il secondo come inventore prospettico, è ricordato anche dalle fonti contemporanee: il pittore Francesco Gonin (1808-89) scrive a proposito di Sevesi, nelle sue memorie (1878 ca.), come fosse "artista di grandissimo merito nelle architetture e nelle prospettive", mentre giudica Vacca "colto ... appassionato per l'arte, indole studiosa" (riportato in Viale Ferrero, 1970, p. 182). Si deve peraltro segnalare che Gonin era anch'egli parente di Vacca, avendone sposato la figlia Olimpia. La critica recente sottolinea comunque come il connubio fosse particolarmente proficuo e come entrambi gli autori sapessero adattarsi alle esigenze del teatro di questo lungo periodo: Vacca "adeguandosi in modo efficace al mutare del gusto, dal neoclassicismo al romanticismo medioevaleggiante e goticheggiante, alla ripresa di un Sei-Settecento di maniera" (Viale Ferrero, 1991, p. 472), Sevesi, che nelle scene "in stile" per opere serie appariva più convenzionale poichè meno portato ai toni eroici e solenni, "nelle scene per balli ed opere buffe (...) riacquistava estro e vivacità, perfezionando il gusto per il ritratto di ambiente, già introdotto dai Galliari, con accenti nuovi, di schietta, familiare umanità" (Viale Ferrero, 1970, p. 182). In particolare la scena qui rappresentata non è riferibile con sicurezza ad alcuna opera, ma denota i caratteri stilistici di Vacca sia nell'impianto compositivo che nel modo di utilizzare le piante come quinta, inquadrando lo scorcio di paesaggio con il corso d'acqua e le fontane dello sfondo. Anche il modo di descrivere le chiome frondose degli alberi e le ombreggiature dei tronchi è consueto della sua ricca produzione.
Collezione: Collezione di disegni di Riccardo Lampugnani del Museo Poldi Pezzoli
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2o070-00001/
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