Orfeo nell'Oltretomba
Morgari Paolo Emilio il Vecchio (attr.)
Descrizione
Identificazione: ORFEO OTTIENE DA PLUTONE IL PERMESSO DI RICONDURRE SULLA TERRA EURIDICE
Autore: Morgari Paolo Emilio il Vecchio (attr.) (1815/ 1882)
Cronologia: ca. 1870
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carta bianca / inchiostro bruno
Misure: 395 mm x 242 mm
Notizie storico-critiche: Orfeo è raffigurato nell'Ade, ove scende per persuadere Plutone a riportare in vita la sposa Euridice; è descritto mentre suona la cetra alla presenza di Plutone e Proserpina, che appiono circondati da altre figure e da vari demoni; nello sfondo sono rappresentati il supplizio di Tizio (appeso capovolto), Sisifo (pietra), e Issione (ruota), la cui punizione viene interrotta momentaneamente grazie al canto di Orfeo. L'episodio è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (X, 11-63). L'opera rivela l'indicazione autografa del soggetto e, nonostante l'esecuzione tarda che segnala la scritta posta a destra (1870), forse autografa, denota la notevole attenzione accordata dall'autore alla resa anatomica delle figure, evidente in particolare in Orfeo ed in Plutone. Tale tecnica venne acquisita da Morgari grazie ai corsi all'Accademia Albertina di Torino, seguiti a partire dal 1830 dapprima con Carlo Felice Biscarra e quindi, in particolare, con Francesco Bertinatti con il quale egli in seguito (1837-39) realizzerà le trantasei tavole per il testo "Elementi di anatomia fisiologica" (edito a Torino da Pietro Marietti e dedicato dall'autore al sovrano Carlo Alberto) a scopo didattico; Paolo Emilio divenne quindi amico e compagno di viaggi del proprio insegnante, con il quale compì vari viaggi di studio attraverso l'Italia negli anni subito seguenti. Il disegno, a sviluppo verticale e delimitato da una profilatura che lo incornicia (contemporanea ?), è comunque da porre in relazione con gli importanti cicli ornamentali di soggetto mitologico, inaugurati con la realizzazione del bozzetto con "Il passaggio delle ore" per il sipario del teatro di Voghera (1843), quali la volta di Palazzo Reale e la Sala del nuovo Parlamento Subalpino in Palazzo Carignano a Torino (in collaborazione con Francesco Gonin) che caratterizzano gli ultimi due decenni dell'intensa attività dell'artista, dopo il compimento della decorazione pittorica di numerosi edifici religiosi sia torinesi (Chiesa di San Massimo, cupola della basilica dei Santi Maurizio e Lazzaro, restauri e abbellimenti nelle chiese di San Francesco d'Assisi e della Visitazione) sia dei dintorni (nelle chiese di Bra ed in quelle di Santhià nel vercellese, Biella e Graglia nel biellese, Fossano, Mondovì e Peveragno nel cuneese, oltre che nella XXII cappella del Sacro Monte di Varallo). Si ricorda infine che il pittore scnografo Luigi Vacca trattò questo stesso soggetto per il sipario per il Teatro di Chambery (cfr. Schede Vesme, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII sec., vol. III, Torino 1968, ad vocem).
Collezione: Collezione di disegni di Riccardo Lampugnani del Museo Poldi Pezzoli
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2o070-00120/
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