Artemisia di Alicarnasso (?)

Pignoni, Simone (attribuito)

Artemisia di Alicarnasso (?)

Descrizione

Identificazione: ritratto di donna

Autore: Pignoni, Simone (attribuito) (1611-1698)

Cronologia: post 1645 - ante 1698

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 53 cm x 68.5 cm

Descrizione: Olio su tela con ritratto femminile a mezzo busto: potrebbe essere il ritratto di Artemisia di Alicarnasso, tiranna della Caria protagonista delle guerre persiane della Grecia antica.

Notizie storico-critiche: Dipinto attribuito a Simone Pignoni (Caimi 2015). La cornice in legno intagliato e pastiglia dorata di manifattura francese è databile alla fine del XVIII secolo.
Simone Lorenzo Pignoni nacque a Firenze, nel popolo di S. Apollinare, il 17 aprile 1611 da Pasquino dÂ'Antonio, libraio e stampatore in via Condotta, e da Giovanna di Donato Saliti.
Filippo Baldinucci, pur non dedicando alcuna specifica notizia a Pignoni, lo nomina in più occasioni, tracciandone gli esordi della carriera artistica, definendolo «eccellente artefice» ed esaltandone lÂ'assidua applicazione agli studi che lo rese «quel valentÂ'uomo che ognuno sa». Si deve attendere il Settecento per avere più dettagliati dati biografici sul conto dellÂ'artista, cui il medico e poeta fiorentino Lorenzo Bellini appose lÂ'appellativo di «arcipittorissimo deÂ' buoni». Tra coloro che scrissero su Pignoni, infatti, vi furono il suo scolaro Giovan Camillo Sagrestani, Francesco Maria Niccolò Gabburri, Francesco Moücke, Marco Lastri e Luigi Lanzi, che lo definì «il miglior allievo di Francesco [Furini]; delicatissimo nel color delle carni».
«Dopo aver atteso per qualche tempo alle lettere umane con Zanobi Pignoni, suo stretto congiunto», Simone iniziò a lavorare con il padre, dove rimase a lungo prima di essere notato da Domenico Passignano, frequentatore della bottega di via Condotta, per il proprio talento nel disegnare i frontespizi dei volumi. Egli ne caldeggiò lÂ'entrata nellÂ'atelier del suo allievo Fabrizio Boschi, prima di accoglierlo nella propria bottega, da cui Pignoni passò in quella di colui che sarebbe divenuto il suo più importante maestro, Francesco Furini. Simone, che dunque fu avviato alla carriera di pittore in età abbastanza avanzata per lÂ'epoca, compare per la prima volta nei registri dellÂ'Accademia del disegno il primo gennaio 1648.
Al 1642 risale la sua prima opera datata, il S.Tommaso (Firenze, Depositi delle Gallerie fiorentine), eseguita per la confraternita di S. Sebastiano, per la quale aveva dipinto, nel 1637, anche un S. Gherardo e un Beato Filippo Benizzi oggi non rintracciati. Agli anni appena precedenti allÂ'esecuzione del S.Tommaso è stata riferita una serie di figure femminili variamente ammantate di attributi religiosi, storici o allegorico-profani, tra cui la Vergine addolorata già nella collezione di Luigi Baldacci e la Sofonisba.
In questa prima fase Pignoni dimostrò un linguaggio in cui lÂ'evidente impronta furiniana appare mediata dallÂ'influenza di Fabrizio Boschi, cui si devono certe venature di acceso naturalismo ancora ravvisabili nella prova di esordio pubblica del pittore, la Crocifissione con S. Francesco e S. Antonio Abate della pieve di S. Maria allÂ'Antella, datata attorno al 1647. A ciò si aggiunga la costante attenzione per il dato coloristico, tratto distintivo della sua pittura, probabilmente da imputare al giovanile viaggio in Italia settentrionale, in seguito al quale egli «variò alquanto la macchia del suo colorito, riducendo le tinte più vivaci e gagliarde, mescolando in ciascheduna di esse lÂ'azzurro oltremarino».
Durante quel decisivo soggiorno, Pignoni dovette studiare in particolare Tiziano e i veneti del Cinquecento ed entrare in contatto con le novità della contemporanea pittura bolognese (Guido Reni e Francesco Albani) e lombarda (Carlo Francesco Nuvolone su tutti). Un aggiornamento, questo, che rese le sue innumerevoli, formose «femmine nude» - i quadri che gli diedero la maggiore notorietà, sulla scia di Furini, morto nel 1646 - «colorite di un gusto che non ha invidia a veruno altro pittore lombardo». Indice della rapida affermazione professionale raggiunta da Pignoni sulla scena fiorentina fu la sua elezione a console dellÂ'Accademia del disegno, avvenuta il 26 agosto 1649.
Arduo datare lÂ'enorme quantità di dipinti licenziati da Pignoni durante la sua lunga attività, dominata dai quadri da stanza destinati alla committenza privata. Tra essi trova posto la nutrita teoria di sensuali Maddalene, uno dei temi preferiti dal pittore, in cui lÂ'esemplare già appartenuto a Vittoria della Rovere e al Gran Principe Ferdinando deÂ' Medici (Firenze, Galleria Palatina) costituisce un significativo esempio di come la predilezione di Pignoni verso le forme giunoniche, dotate di evidente, plastico rilievo, distingua le sue creature femminili dai più esili e aggraziati modelli furiniani, tesi a un elevatissimo concetto di bellezza ideale.
Non trascurabile fu la produzione chiesastica di Pignoni, costituita da almeno trentuno pale dÂ'altare che, in alcuni casi, rappresentano preziosi appigli cronologici ai quali ancorare le tele da cavalletto.

Collocazione

Casalzuigno (VA), Museo Villa della Porta Bozzolo

Credits

Compilazione: Castelli, Elena (2017)

Aggiornamento: Basilico, Andrea (2018)

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