Ritratto di Isotta Brembati
Moroni Giovan Battista
Descrizione
Identificazione: ritratto di donna
Autore: Moroni Giovan Battista (1520-1524/ 1578), pittore
Cronologia: ca. 1555 - 1556
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 115 cm x 160 cm ; 145 cm x 9.5 cm x 186 cm
Descrizione: Il dipinto, a olio su tela, raffigura Isotta Brembati (1534 circa-1586), poetessa e nobildonna bergamasca, seconda moglie di Gian Gerolamo Grumelli (raffigurato da Giovan Battista Moroni in uno dei suoi più celebri ritrat
ti, noto come "Il Cavaliere in rosa"). L'opera, di grande formato rettangolare, è orientata in verticale e dotata di una cornice lignea dorata del
XIX secolo.
Notizie storico-critiche: Fu Pasino Locatelli (1867) il primo a riconoscere l?identit?ella donna r
itratta nel dipinto. Nel 1897 la sua proposta fu confermata da Gustavo Frizzoni, che individu??a stretta somiglianza tra la tela e un?incisione -
raffigurante Isotta Brembati ed evidentemente derivata dal dipinto pubblicata nella "Scena letteraria de gli scrittori Bergamaschi" di Donato Calvi (1664).
Gi?itratta all?et?i circa 16 anni da Giovan Battista Moroni in un?oper
a oggi conservata in Accademia Carrara (58AC00087), Isotta Brembati (1534 circa-1586) apparteneva a una nobile famiglia bergamasca. Era figlia di Gerolamo Brembati e della nobile bresciana Daria Rovati. Rimasta vedova dopo il primo matrimonio con Lelio Secco d?Aragona di Calcio, da cui aveva avuto 4 figli, si rispos??l 1561 con il cognato Gian Gerolamo Grumelli. Uni
ca donna inserita da Donato Calvi nella sua "Scena letteraria de gli scrittori Bergamaschi", Isotta componeva in 4 lingue: latino, italiano, francese e spagnolo. Scrittrice di sonetti, inventrice di imprese e oratrice, condivideva questa passione con il fratello Giovanni Battista, militare della Serenissima (poi dei reali di Spagna), ma anche appassionato letterato. Pur vivendo a Bergamo, Isotta aveva stretti legami con Milano: qui impression?? Senato con le sue orazioni in latino e partecip??circoli letterar
i. Cos?a descrisse Donato Calvi: "sostenne la nobilt?el ceppo non meno
con la maest?e? portamenti, che con la cognitione delle lettere, credut
a anco per questa parte decoro delle Dame, et splendore del sesso femminile." Isotta fond?? circolo letterario e lo dedic?? Giardino delle Esper
idi, nel quale secondo il mito era custodito un albero dalle mele d?oro, che la dea Era, non fidandosi delle ninfe custodi del giardino, faceva controllare a vista da un drago giorno e notte. Proprio a questo luogo mitico si ispirava la sua impresa, raffigurante un drago addormentato davanti al cancello di un giardino, affiancato dal motto Y?MEIOR LAS GUARDARE ("io l
e controllo meglio"). Un evidente riferimento alla castit? all?onore di
Isotta, la cui virtù fu molto lodata dai contemporanei.
Nel dipinto la donna ?appresentata a figura intera; ?eduta su una dant
esca e si trova in uno spazio interno, decorato da semicolonne in marmo. L?impostazione del dipinto sembra tradire una qualche difficolt?ella resa
dei rapporti spaziali e degli scorci: questo pu??sere dovuto al fatto c
he il ritratto a figura intera di personaggio seduto era piuttosto raro, soprattutto per le figure femminili. Il ritratto a figura intera aveva infatti uno scopo ufficiale, che difficilmente interessava a una donna. Lo conferma l?esistenza di 3 soli ritratti femminili a figura intera di Moroni: oltre a questo, il "Ritratto di Lucia Albani Avogadro" (London, National Gallery, NG 1023) e il "Ritratto di Pace Rivola Spini" (Bergamo, Accademia Carrara, 58AC00083). ?probabile che in questo caso l?occasione della comm
ittenza sia il primo matrimonio di Isotta: un momento cruciale per la sua vita di nobile matrona. Pur trattandosi di un?opera ufficiale, non mancano elementi di forte realismo, soprattutto nella resa del volto della donna: incarnato acceso, naso pronunciato, labbra prominenti e mento segnato fanno pensare a un "ritratto al naturale".
Nel dipinto non ci sono elementi che alludono al talento di Isotta come poetessa. Ogni dettaglio sembra invece sottolineare il suo status sociale: i gioielli in oro, perle, pietre preziose; il ventaglio con manico dorato, la cui sofficit?embra suggerire una montatura non con piume ma con pelli
ccia (rara ma esistente nell?Italia del Rinascimento); lo zibellino con testa dorata decorata da smalti e perle. Domina la scena il sontuoso abito indossato dalla donna, in broccato verde e oro con decorazioni a motivi vegetali, le cui linee sembrano appartenere a un?epoca compresa tra il V e il VI decennio del '500, quando in area lombarda si assiste a una transizione dalla moda veneziana a quella spagnola. Lo testimoniano il busto rigido e allungato, la gonna ampia, le maniche aderenti con spallini imbottiti. Ancora legato alla moda veneziana ?l colletto della camicia in seta bianc
a, che rimane aperto mostrando una profonda scollatura.
Propriet?ei conti Grumelli, il dipinto entr??lla collezione Moroni nel
1817; qui fu visto da Rumohr nel 1832, che ne critic?? scorcio impaccia
to, pur lodandone la qualit?Nell?Ottocento fu allargato in alto e in bas
so, per creare un pendant del "Cavaliere in rosa", inserendo due strisce di tela ricavate da un ammalorato "Ritratto di cavaliere sconosciuto", probabilmente opera di Carlo Ceresa. In occasione dell?ultimo restauro, avvenuto nel 2002, le aggiunte sono state rimosse e il dipinto ?ornato alla su
a condizione originaria. Sebbene le opere provengano dalla medesima collezione, lo stile del dipinto sembra suggerire una sua esecuzione antecedente a quella del "Cavaliere in rosa", da collocare intorno alla met?egli an
ni Cinquanta del '500.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2p390-01655/
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