Bambocci che catturano un gallo

Albrici Enrico; Bocchi Faustino (già attribuito)

Bambocci che catturano un gallo

Descrizione

Identificazione: Bambocci che catturano il gallo

Autore: Albrici Enrico (1714/ 1775), pittore; Bocchi Faustino (già attribuito) (1659/ 1742), pittore

Cronologia: ca. 1765

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 90 cm x 62.5 cm ; 100 cm x 5.5 cm x 73 cm

Descrizione: Il dipinto, a olio su tela, raffigura una scena di genere con bambocci che catturano un gallo ed è opera di Enrico Albrici. Di formato rettangolare
orientato in orizzontale, è dotato di una cornice in legno dorato.

Notizie storico-critiche: È una scena affollatissima quella raffigurata da Enrico Albrici in questo
dipinto: in primo piano, un gruppo di bambocci trattiene un gallo che è
appena stato catturato, mentre in secondo piano altri personaggi si muovono intorno a una cascina. LÂ'asprezza dei tratti e le incertezze nella res
a di alcune figure riportano il dipinto agli esordi del pittore come generista, negli anni immediatamente successivi al suo trasferimento a Bergamo. Pubblicato per la prima volta da Mariolina Olivari nel 1990 con la corretta attribuzione a Enrico Albrici, che sostituì quella a Faustino Bocchi,
il dipinto si trovava nel 1990 a Firenze, presso la casa dÂ'aste Roberto
Freschi, poi fallita. Solo successivamente sarebbe stato acquistato da Antonio Moroni, per entrare a far parte della sua collezione. Nato a Vilminore in Val di Scalve nel 1714, Enrico Albrici si formò inizialmente (1731-3
3) presso la bottega di Ferdinando Cairo a Brescia, per poi proseguire la propria carriera in autonomia. Attivo soprattutto in città, ma anche in V
alminore e Valcamonica, si specializzò inizialmente in monocromi. AllÂ'a
ttività bresciana dellÂ'artista risale la conoscenza di un nuovo genere
pittorico, che non ebbe sviluppi al di fuori della Lombardia e che avrebbe determinato la sua fortuna: la bambocciata di nani. Per un secolo e mezzo la pittura di nani, che tra Sei e Settecento ebbero una popolarità figur
ativa senza precedenti, costituì lÂ'unico linguaggio sistematico e concl
uso della satira in pittura, legato al gusto del capriccio bizzarro, dello sberleffo e dello scherzo bonario. Iniziatore del genere fu Faustino Bocchi (1659-1741), allievo di Angelo Everardi detto Fiammenghino. In una lettera del 9 aprile 1761, spedita da Brescia e oggi in Accademia Carrara, Albrici si rivolse allÂ'intenditore e collezionista (forse anche mercante) b
ergamasco Ludovico Ferronati, raccontando di essere importunato da un veronese per la sistemazione di due dipinti raffiguranti dei Â'pigmeiÂ'. Neg
li anni successivi il pittore sperimentò questo genere, ottenendo lÂ'app
rezzamento di Giacomo Carrara e del Ferronati stesso, che lo incitarono a proseguire. Nel 1763 Albrici si trasferì con la famiglia a Bergamo, dove
rimase fino alla morte, che lo colse il 19 luglio 1773. Le sue bambocciate, raffiguranti sia battaglie tra nani e animali, sia scene di vita, sia opere di ispirazione letteraria (Swift, Â'I viaggi di GulliverÂ'; Parini,
Â'Il GiornoÂ'), ebbero enorme successo. Queste opere sono raramente data
te; tuttavia, è possibile ricostruirne la cronologia osservando le compos
izioni, che con gli anni diventarono più affollate e complesse. Apprezzat
o dai suoi contemporanei, Enrico Albrici sarebbe stato ferocemente criticato a partire dalla seconda metà dellÂ'Ottocento; le sue bambocciate furo
no giudicate da Pasino Locatelli una Â'pittura dozzinaleÂ' (1869), frivo
la, testimonianza del declino di unÂ'epoca e di una società. Per una riv
alutazione del genere bisognerà attendere la mostra fiorentina sulla pitt
ura di genere del Sei e del Settecento del 1922, mentre la ricostruzione della biografia e dellÂ'opera dellÂ'artista è merito di Maria Adelaide B
aroncelli (1965), a cui si deve anche la separazione della personalità de
llÂ'Albrici da quella di Faustino Bocchi.

Collocazione

Bergamo (BG), Palazzo e Giardini Moroni

Credits

Compilazione: Colombi, Martina (2021)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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