Stendardo processionale

Ponti, Giò

Stendardo processionale

Descrizione

Identificazione: Annunciazione

Autore: Ponti, Giò (1891/ 1979), ideatore

Cronologia: post 1935

Tipologia: tessuti

Materia e tecnica: seta; filo dorato; gemma

Misure: 140 cm x 255 cm

Descrizione: Gonfalone grande

Notizie storico-critiche: Le vicende inerenti alla realizzazione del gonfalone appaiono particolarmente rappresentative del clima fascista, patriottico e autocelebrativo negli anni compresi tra le due guerre. Nel 1927 il presidente del Consiglio degli Istituti Ospitalieri, avv. Luigi Lanfranconi, in carica dal 1923, aveva sollecitato la definizione dello stemma ospedaliero da sottoporre per il riconoscimento alla Consulta Araldica e l'istituzione di un'insegna ufficiale dell'Ospedale, da ostendere ai funerali dei benefattori e nelle cerimonie. A tale scopo era stata costituita una Commissione composta dal barone Giuseppe Bagatti Valsecchi, dall'arch. Gaetano Moretti, soprintendente dell'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia, e dall'archivista Pio Pecchiai.
Il presidente Massimo Della Porta, succeduto a Lanfranconi nel 1930, riprendeva il progetto.
Intanto, da quello che inizialmente avrebbe dovuto essere il progetto di una semplice insegna, cominciava a delinearsi l'idea di un gonfalone, ispirato a quello del Comune di Milano. In previsione di un uso frequente, si proponeva anzi di realizzare due gonfaloni: uno per le cerimonie ufficiali e uno di ridotte dimensioni per i funerali dei benefattori. In questo senso al nuovo archivista, Giacomo Bascapè, era stato affidato l'incarico di effettuare le necessarie ricerche araldiche e di titoli feudali .
L'iconografia era stata chiaramente prefissata: su di un lato avrebbe dovuto figurare l'Annunciazione, a cui l'Ospedale è dedicato, e sull'altro lato la colomba, ovvero l'emblema ospedaliero, circondata da insegne araldiche a guisa di elementi decorativi . L'incarico di tracciare un disegno del gonfalone cosiddetto "minore" sarebbe stato assegnato all'architetto Gio Ponti, in accordo con Gallavresi e Nicodemi, demandando l'esecuzione a una delle ditte specializzate nel settore, ad esempio la Bertarelli.
In una lunga lettera del 6 giugno 1933, Ponti delineava con entusiasmo il progetto in ogni particolare, conferendo al gonfalone preziosità nei materiali e nelle tecniche impiegate. In particolare, sottolineava come "nell'ideare le figure dell'Annunciazione che sono il motivo maggiore del gonfalone, motivo che deve renderLo caratteristico e da lungi subito riconoscibile, mi son tenuto a una ispirazione semplice, che qualcuno potrebbe dire primitiva o trecentesca. (...) Il rovescio dello stendardo reca, in campo bianco, trattati alla maniera dei codici miniati, vari stemmi disposti attorno alla colomba in campo rosso, stemma e simbolo dell'Istituto" . L'iconografia prescelta avrebbe peraltro suscitato qualche perplessità: "... Gli uffici della Curia, ai quali il bozzetto è stato presentato in linea riservata hanno avvertito che nelle più note riproduzioni pittoriche e plastiche dell'Annunciazione l'angelo suole presentarsi, se non inginocchiato, almeno inclinato in atto di omaggio verso la Vergine".
L'artista prevedeva inoltre anche la realizzazione di "un costume o almeno un mantello per i portatori": cioè un mantello di foggia militare di panno rosso con colletto di panno nero e con l'emblema della colomba ospedaliera ricamato all'altezza della spalla. Le carte d'archivio descrivono del resto l'assidua supervisione dell'artista alla realizzazione, a partire dall'approfondito esame del progetto, di cui furono rivisti alcuni particolari, come l'abolizione delle colombe poste a mo' di acroteri sulla cimasa, oppure la lieve variazione nei rapporti tra base e altezza del manufatto. Non mancarono peraltro modifiche in corso d'opera, ad esempio la diversa localizzazione dello stemma del Comune e l'aggiunta dei fasci littori.
Come si è detto l'esecuzione della parte in ricamo fu affidata alla ditta Bertarelli. L'esecuzione delle aste a palmette e della cimasa in ottone dorato, come i lavori di oreficeria, furono eseguiti dalla ditta Ravasco.
Gli ingenti costi richiesta dalla realizzazione furono coperti con una sottoscrizione pubblica. In segno di gratitudine nei loro confronti, Ponti proponeva, con esito favorevole, di inciderne i nomi sulle foglie di palma delle aste; inoltre progettò la realizzazione di una riproduzione "fac simile su carta a mano, grande al naturale del mio disegno, raccolto in un foglio in carta a mano piegato in due", tirata in 1000 copie numerate, personalizzate col nome del benefattore .
Una volta ultimato, il gonfalone fu inaugurato il 24 marzo 1935 nel corso di una funzione solenne in Duomo celebrata dal cardinale Ildefonso Schuster. In realtà, il lavoro non era stato del tutto completato per la parte metallica e orafa, tanto che l'opera successivamente ritornava in laboratorio per il completamento.

Collocazione

Provincia di Milano

Ente sanitario proprietario: Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico

Credits

Compilazione: Brenga, Luca (2006)

Aggiornamento: Cassinelli, Daniele (2007); Rebora, Sergio (2007)

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