Ritratto di G. Gandini benefattrice
Baj, Enrico
Descrizione
Autore: Baj, Enrico (1924-2003), esecutore
Cronologia: post 1961
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: carta / impressione; gemma; perla; piume; stoffa; tela / pittura a olio; tela / ricamo; tessuto / damascato
Misure: 91 cm x 143 cm (intero)
Descrizione: L'opera consiste in un assemblaggio di vari materiali: la base è costituita da una tela damascata verde scuro con decori floreali sulla quale sono applicate, nella parte bassa, una fascia viola lucida sulla quale è scritto con caratteri dorati il nome della benefattrice e, nella parte alta, una tela quadrata sulla quale è raffigurato ad olio il volto della defunta, leggermente di tre quarti con lo sguardo volto verso l'osservatore. Lo spazio centrale restante e il contorno del ritratto sono ulteriormente arricchiti dalla presenza di oggetti di varia natura applicati o cuciti sul fondo, fra i quali si contano: 9 fotografie in b/n della donna, una fotografia della sua dimora, una cartolina postale a lei indirizzata, un astuccio bordeaux e un album dalla copertina verde, arricchito con decori e lacci. Sono poi presenti una serie di ornamenti personali della Gandini: un diadema, due spilloni di perla, due medaglioni di pietre, una spilla di piume d'uccello, quattro fiori finti di carta e due cuciti di pizzo, due collane di pietre e una cintura di perline variamente piegata al centro dell'opera.
Notizie storico-critiche: All'interno dell'opera pittorica di Enrico Baj, quest'opera si colloca nella prima produzione di "Dame" databile intorno al 1960, in cui il polimaterismo è prevalente e immaginoso nei risultati, gioca sulla molteplicità degli oggetti messi in opera. I soggetti si presentano quasi sempre frontali secondo una costante, mentre estremamente vari sono gli addobbi dei corpi: oggetti tridimensionali, carte, tipi di stoffe e passamanerie vengono qui combinate con delicati interventi ad olio. Ciò che conta per l'artista non è la scomposizione della figura in oggetti disparati, ma al contrario la sua costruzione attraverso questi ultimi: la collocazione di un materiale o di una stoffa all'interno dell'opera produce una serie di riferimenti, quasi fosse un'estensione fisica della donna rappresentata; gli oggetti, in quanto frammenti di vita, non vengono da Baj trasformati ma semplicemente scelti e collocati nel quadro come evocativi del comportamento e delle storie personali del soggetto, così fiori di stoffa, fibbie e gioielli diventano una vera e propria "tavolozza" che si sostituisce ai colori tradizionali. (Bolaffi, 1973)
Nella relazione di accompagnamento preparata per l'Ospedale Fatebenefratelli che gli aveva ordinato il dipinto, Baj sottolinea come la sua opera sia pervasa da un sottile stile decadente, quasi poetico, che l'autore ha rinvenuto negli oggetti personali della defunta Gandini (foto, corrispondenza, diari e ornamenti della sua elenganza e grado sociale) esaminati con cura e poi incorporati nell'opera stessa. La ricognizione dei bauli e delle casse giacenti nei magazzini dell'Ospedale come da volontà testamentaria della benefattrice, gli ha permesso di analizzare a fondo lo spirito, il gusto e la personalità della donna, della quale poi l'artista si è assunto il compito di realizzare un ritratto il più possibile "reale e totale", in gui gli oggetti personali, i ricordi e le fotografie hanno conferito all'opera un "senso di cosa del passato, un sapore di fatti, mode e persone trapassate". (Sauvage, 1962, p. 124)
Collocazione
Provincia di Milano
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Fatebenefratelli e Ospedale Sacco
Credits
Compilazione: Uva, Cristina (2009)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-00648/
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