San Matteo Evangelista

Vermiglio, Giuseppe

San Matteo Evangelista

Descrizione

Autore: Vermiglio, Giuseppe (1586-1635), esecutore

Cronologia: ca. 1625 - ca. 1630

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 111 cm x 147 cm (intero)

Descrizione: Il dipinto raffigura San Matteo, seduto ad un tavolo mentre si volta all'indietro guardando l'Angelo sulla sinistra della composizione. L'Evangelista, con barba e capelli bianchi, è vestito di una tunica grigia coperta da un mantello rosso; nella mano destra tiene il pennino, nella sinistra stringe il Vangelo che sta scrivendo, aperto su un tavolo sul quale sono poggiati anche altri libri e il calamaio; l'angelo, vestito di una tunica color oro, sopraggiunge dietro la sua spalla destra, con la mano destra alzata e la bocca socchiusa nell'atto di parlare.

Notizie storico-critiche: Il dipinto proviene dalla chiesa di Santa Maria Assunta in Calvenzano, donata dai nobili signori di Melegnano alla comunità cluniacense affinchè ne facessero un cenobio (XI secolo): nel 1813 il complesso e le proprietà della chiesa vennero acquisite dal vicerè del Regno d'Italia e pochi anni dopo dal nobile Francesco Predabissi, da cui il legame con la fondazione dell'Ospedale per i poveri e i malati presso cui l'opera venne trasferita durante la seconda guerra mondiale insieme ai dipinti degli altri tre Evangelisti e alla pala d'altare raffigurante l'"Assunzione della Vergine".
L'opera è stata attribuita a Giuseppe Vermiglio (Stoppa, 2000) e collocata all'interno della sua produzione al rientro al nord dopo una fase romana, avvenuta tra il 1619 e il 1622: in questo secondo quarto di secolo s'impose nel panorama dell'arcidiocesi milanese come una presenza in controtendenza, autonoma e personalissima, che operava in continuità con quanto appreso nella capitale sulla lezione caravaggesca, tentando anzi di innestarla in un linguaggio più controllato e compunto, impermeabile a quello concitato e animato di tensione drammatica della tradizione figurativa milanese data dal Cerano, dal Morazzone e dai Procaccini. (Frangi, 1994) Come Daniele Crespi (con il quale condivise commissioni per i più importanti ordini religiosi cittadini), si aprì a riferimenti figurativi non lombardi, quali la coeva pittura spagnola e soprattutto le derivazioni iconografiche della pittura emiliana del terzo decennio del secolo, caratterizzata da una stesura ferma e smaltata, da un modellato lucido e tornito delle figure, con immagini estremamente lineari e semplificate, attente ad esprimere con chiarezza e sensibilità narrativa i contenuti devozionali: il collegamento con la pittura emiliana è tale che nelle opere di santi e apostoli delle collezioni dei nobili milanesi venne spesso indicato come allievo di Guido Reni. (Frangi, 1994; Morandotti, 1999)
Dalla sua estraneità agli indirizzi e al gusto proposti dalla neonata Accademia Ambrosiana di Federico Borromeo dipese forse la sua iniziale difficoltà ad inserirsi nel contesto cittadino e il conseguente diramarsi periferico, in contesti meno illustri, della sua attività: in particolare la fusione tra le cadenze caravaggesche apprese a Roma e il calore della pittura emiliana raggiunsero i massi esiti nelle frequentissime rappresentazioni di mezze figure di Apostoli ed Evangelisti (Pescarmona, 2000), presenti anche nelle collezioni patrizie dell'epoca. Un periodo in particolare potrebbe collegarsi alla realizzazione di questo ciclo di Evangelisti, ovvero il 1630, data intorno alla quale il Vermiglio, scampato alla peste, risulta confinato in quarantena ad Abbiategrasso, dove potrebbe aver raccolto commissioni nei paesi dislocati a Sud di Milano, tra i quali anche Calvenzano. (Comincini, 1996)
Del dipinto qui schedato esiste una copia presso l'Istituto di S.Ambrogio per le Vicarie a Milano, mentre un'altra versione della raffigurazione dei quattro Evangelisti, dipinta verso il terzo decennio del XVII secolo, è conservata presso il Collegio Oblati Missionari di Rho e poi riprodotta fedelmente presso la chiesa di S. Gregorio al Lazzaretto di Nerviano. (Spiriti, 1990). In particolare, la figura dell'angelo risulta strettamente imparentata anche con quello raffigurato nella tela del "San Bruno in estasi", dipinta dall'artista nel 1627 per i Certosini di Pavia. (Gregori, 2009)

Collocazione

Provincia di Milano

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Melegnano e della Martesana

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2009)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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