Sant'Ambrogio
Crespi, Giovanni Battista (maniera)
Descrizione
Autore: Crespi, Giovanni Battista (maniera) (1573-1632), esecutore
Cronologia: prima metà sec. XVII
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 90 cm x 250 cm (intero)
Descrizione: Sul dipinto, di forma verticale, è rappresentato a figura intera Sant'Ambrogio, volto verso l'osservatore e vestito con i paramenti vescovili: una dalmatica bianca bordata d'oro, una casula dorata e la mitria sul capo; nella mano sinistra tiene il pastorale e un grande volume rilegato, nella mano destra leva in alto il suo attributo ditintivo, il flagello a tre funi. La figura del santo, sbarbata secondo l'iconografia promossa da San Carlo Borromeo, poggia su un basamento in pietra, con l'asta del pastorale sostenuta da un altro libro disteso.
Notizie storico-critiche: Il dipinto è una copia del "Sant'Ambrogio" realizzato da Giovan Battista Crespi detto il Cerano a tempera su tela, oggi conservato presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano (n. inv. 222) e donato all'Accademia dal cardinale Federico Borromeo (1564-1631) nel 1618, in occasione della sua costituzione. L'opera faceva parte delle 35 tele raffiguranti i Santi Vescovi di Milano comprese nell'apparato ligneo eretto da Girolamo Rainaldi per mascherare l'imcompiuta facciata della basilica di S. Pietro a Roma nel giorno della celebrazione per la canonizzazione di San Carlo Borromeo del 1° novembre 1610, il che spiega la particolare prospettiva dal sottinsù del dipinto (e dunque della relativa copia) data dalla sua collocazione quasi al culmine della struttura (la seconda tela centrale dall'alto), proprio sopra un "San Carlo" orante in abito cardinalizio di cui si sono perse le tracce. (Bona Castellotti, 1999; Pinacoteca..., 2006)
Un'altra celebre copia dello stesso soggetto, ad olio su tela come il dipinto qui schedato, è conservata oggi presso la Galleria dell'Arcivescovado (n. inv. 188), donata dal cardinale Cesare Monti (1635-1650) e attribuita ad Antonio Maria Crespi Castoldi detto il Bustino: questo dipinto è registrato nell'inventario dei beni posseduti dalla Mensa Arcivescovile nel 1638 e successivamente nell'"Instrumentum Donationis" del 1650, in coppia con un "San Carlo", questa volta raffigurato in atto di benedire (quindi diverso da quello esposto sulla facciata posticcia di S. Pietro), scomparso tra il 1802 e il 1818. (Le stanze..., 1994; Geddo/Paoli, 1997)
Della tela qui schedata non esiste alcun tipo di documentazione: conservata presso la cappella ospedaliera è probabilmente parte dei beni ereditati dalla famiglia Casati, antica proprietaria dello spazio ora occupato dall'ospedale e della relativa chiesa, destinate al ricovero e alla cura degli infermi per volontà testamentarie dell'Abate Giuseppe Casati (1813). Nonostante il non ottimale stato di conservazione, la qualità della copia resta comunque abbastanza alta e conserva dell'originale il forte senso di giustapposizione tra l'espressione patetica, quasi commossa, del volto del santo e il gesto tradizionale a lui attribuito dello sferzatore di eretici, al pari dell'altra copia più nota. (Rosci, 2000) Come la tela dell'Arcivescovado inoltre, l'opera ha come pendant una raffigurazione di "San Carlo", associazione comune nell'arte lombarda della prima metà del '600: con l'aprirsi dell'episcopato di Federico Borromeo infatti, il recupero della stagione e della figura del cugino influì anche sull'iconografia di Ambrogio, da allora rappresentato nel suo ruolo di ecclesiastico da associare al nuovo santo e arcivescovo Carlo. (Geddo/Paoli, 1997) In quest'ottica si comprende anche la particolare iconografia del santo, che viene qui rappresentato sbarbato, come prescritto da San Carlo stesso: l'atteggiamento del dipinto è dunque ancora quello di una pittura di maniera, in cui l'enorme corpo del santo sommerso dai paramenti episcopali diventa quasi un'irrealistica apparizione, potenziata dai bagliori luminosi delle vesti bianche e dorate che risaltano sul tono scuro dello sfondo. (Dell'Acqua, 1943)
Collocazione
Provincia di Milano
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Rhodense
Credits
Compilazione: Uva, Cristina (2009)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-00669/
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