San Carlo Borromeo reca la bolla del Perdono ai Deputati ospedalieri
Messina Francesco
Descrizione
Autore: Messina Francesco (1900/ 1995), esecutore
Cronologia: post 1937 - ante 1938
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo di carrara / scultura
Misure: 350 cm x 142.5 cm x 500 cm (intero)
Descrizione: Il gruppo scultoreo in marmo raffigura tre personaggi: sulla destra della composizione San Carlo Borromeo si protende in avanti, il dito della mano destra teso verso l'alto in segno di avvertimento, verso i due interlocutori davanti a lui; nella mano sinistra, piegata vicino al petto, regge un foglio arrotolato, la Bolla del Perdono concessa ai deputati ospedalieri da Papa Pio IV, che conferma l'indulgenza perpetua acquisita dall'ospedale sotto Pio II. Sulla sinistra della composizione appaiono infatti i due reggenti dell'istituzione, gli sguardi severi e attenti rivolti di profilo verso il vescovo, avvolti in ampi mantelli.
Notizie storico-critiche: L'imponente gruppo scultoreo in marmo, venne realizzato tra il 1938 e il 1939 da Francesco Messina per il largo piazzale d'ingresso del Niguarda, dove venne accostato all'altro grande monolite a tuttotondo eseguito da Arturo Martini e raffigurante "I benefattori (o Gruppo degli Sforza)": non è noto chi abbia scelto il soggetto delle composizioni, ma certo è che i due episodi scolpiti raffigurano i momenti più significativi della storia dell'Ospedale Maggiore, ovvero il momento della nascita dell'edificio per volontà dei Duchi di Milano e il suo eterno legame con la Chiesa, grazie all'intercessione di San Carlo Borromeo che consegna ai reggenti dell'istituzione la bolla di Pio IV. (Pontiggia, 2009) Le due monumentali sculture riaffermarono così, in linea con il clima politico di quegli anni, la continuità fra la grande istituzione ospedaliera voluta dal Regime e il passato, andando a legittimare l'allora presente attraverso la narrazione dei grandi eventi dell'età antica e attraverso il recupero, a livello stilistico, di un classicismo mediterraneo, a tratti persino primitivo. (Anzani-Caramel, 1981)
In consonanza con quanto proposto da Sironi nel suo "Manifesto della Pittura Murale" del 1933 riguardo la necessità di unità fra arti e architettura, le due sculture ospedaliere vennero trattate in maniera esemplare dal punto di vista della cura negli schemi strutturali, nello studio delle proporzioni e nella qualità dei rivestimenti scelti: entrambe sono realizzate in marmo di Carrara, di misura monumentale e impostate sull'accostamento fra una coppia di figure laiche e una figura singola che ricopre invece un'alta carica ecclesiastica. (Bandera, 2003) Non mancano tuttavia le differenze, riscontrabili soprattutto nella trattazione della superficie marmorea: Messina realizza una scultura disegnata, perfettamente finita in ogni particolare e fortemente legata ad una poetica realista, alla rappresentazione del singolo momento che si sta svolgendo sotto gli occhi dello spettatore. (Pontiggia, 2009)
Quest'opera si auto-definisce dunque come fortemente accademica, carica di un'intensa espressività che gioca tutta sul virtuosismo di linee verticaleggianti, unito ad un certo pathos ricoducibile all'influenza su Messina dell'opera di Wildt: il gruppo scultoreo acquista enfasi e magnificenza grazie alla ricercatezza anatomica dei particolari, all'esattezza storica nella trattazione degli abiti (studiati e scolpiti sulla base di precisi modelli seicenteschi forniti dai quadroni di San Carlo presso il Duomo di Milano) e al carisma dei personaggi. (Bandera, 2003) Per Messina infatti, i personaggi effigiati non sono manichini senza alcun riferimento alla realtà, ma veri e propri ritratti derivati dallo studio del vero: la figura di San Carlo riprende la fisionomia di Monsignor Giuseppe Polvaro, noto personaggio della cultura milanese dell'epoca, direttore di "Arte Cristiana"; per il primo delegato l'artista parte invece da studi per un ritratto di Vincenzo Cardarelli, mentre nel secondo delegato immortala, a due anni dalla scomparsa, il pittore Pietro Marussig, da lui già trattato in un precedente bronzo del 1929 e in un bassorilievo in gesso, che avevano aperto la strada alla nuova fase della sua ritrattistica, in cui univa al recupero del classico una precisa caratterizzazione della personalità e del ruolo sociale del soggetto scelto a modello. (Scheiwiller, 1992; Orengo-Ragazzi, 2002)
Collocazione
Provincia di Milano
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Grande Ospedale Metropolitano Niguarda
Credits
Compilazione: Uva, Cristina (2009)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-00702/
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