Vaso da farmacia
bottega lombarda
Descrizione
Ambito culturale: bottega lombarda
Cronologia: post 1750 - ante 1799
Tipologia: ceramiche
Materia e tecnica: terracotta / invetriatura, pittura
Misure: 27 cm x Ø 10.5 cm (intero); Ø 16 cm (coperchio)
Descrizione: Il vaso, bianco e azzurro, è provvisto di una base troncoconica ornata datulipani stilizzati fra cornici a nastro ondulate. Il corpo dell'oggetto è a vaso decorato con foglie polilobate, steli di tulipani ed elementi vegetali. Al centro del vaso campeggia un cartiglio mistilineo con iscrizione. Il coperchio, dotato di pomolo centrale, riprende il decoro della base.
Notizie storico-critiche: Il vaso, in cui si trovata della malva medicinale, fa parte di una serie di otto contenitori per sostanze medicamentose da impiegare nella farmacopea.
I "vasa medicinalia", prevalentemente in maiolica, entrarono sul mercato in seguito all'importazione dall'Oriente di spezie e droghe, per la necessità degli speziali di creare recipienti e raccoglitori adatti ad evitare processi di fermentazione e irrancidimento delle stesse: continuamente esposti al pubblico, essi beneficiarono nei secoli di un continuo miglioramento delle proprie valenze artistiche, che talora ne ha fatto dei veri capolavori dell'arte della ceramica. Il vaso da farmacia, costituisce una sintesi tra funzionalità pratica ed espressione artistica, la cui struttura conobbe nel tempo un evoluzione morfologica per adeguarsi alle esigenze tecnico-pratiche degli speziali: le forme assai caratteristiche di questa tipologia di contenitori vennero codificate in rapporto al tipo di prodotto che essi dovevano contenere (albarello, pilloliere, idria, orciolo o versatoio), e con il passare del tempo si strutturarono in un insieme organico - il cosiddetto "corredo apotecario" - di più vasi morfologicamente differenziati.
Quanto ai materiali costitutivi, l'uso della ceramica si impose fin dal XIII sec. per vari motivi: convenienza, igiene, aspetto decorativo, facilità di scrivervi sopra il nome del medicamento. A cominciare dalla diffusione, nel XV sec., dell'ossido di stagno quale elemento di copertura dei comuni vasi in terracotta, gli speziali diventarono i più importanti clienti dei ceramisti: lo smalto stannifero assicurava la completa impermeabilità dei vasi e di conseguenza la buona conservazione dei farmaci, inoltre questo tipo di copertura si adattava perfettamente a diventare superficie pittorica. Alle prime decorazioni ornamentali di influenze orientali e ispano-moresche, lentamente si affiancò un linguaggio più propriamente italico, caratterizzato da almeno tre elementi fondamentali: il cartiglio per scrivere il contenuto del vaso, la presenza di emblemi della farmacia di appartenenza e la presenza di simboli o particolari elementi decorativi che ricostruissero la storia della manifattura ceramica locale responsabile della produzione del manufatto.
Nell'esemplare qui analizzato l'assenza del marchio di fabbrica non permette di stabilire con precisione il luogo di produzione del bene, anche se la tipologia di ornati "alla porcellana" (fiori e foglie in monocromo turchino su sfondo bianco) rinvia ad un'origine lombarda del manufatto, databile nella seconda metà del XVIII sec. Non è inoltre possibile stabilire il ruolo che ebbe l'ambiente cremasco per la determinazione degli aspetti figurativi del vaso, cioè se si tratti di un bene aderente ad una sola specifica "scuola" manifatturiera di ceramica o se sia il risultato di frammistioni di elementi artistici differenti, confluiti poi in un unico oggetto.
Più utile ad una datazione avanzata del bene è invece la tipologia di scritta contenuta nel cartiglio, qui eseguita in lettere capitali e non in caratteri gotici, come negli esemplari più antichi; la lingua utilizzata rimane invece quella tradizionale, ovvero il latino, scelto in quanto lingua ufficiale e aulica della scienza medica. L'iscrizione testimonia inoltre l'originario contenuto del vaso: malva selvatica, della quale non vengono rivelate le modalità conservative. Di questa pianta medicamentosa generalmente si utilizzavano i fiori, raccolti allÂ'inizio della fioritura, e le foglie più giovani. Questo vaso da farmacia, dunque, doveva contenere alcune parti della malva selvatica essiccate e non ancora trattate da impiegare nella realizzazione di appositi preparati utili per la cura di alcune patologie che interessano, in particolar modo, lÂ'apparato digerente. La malva selvatica, inoltre, veniva impiegata anche con funzione lassativa (infusi e decotti) e per curare le irritazioni del cavo orale e, con funzione emolliente, per guarire i pazienti dalla tosse, dal catarro e dalle bronchiti.
Collocazione
Provincia di Cremona
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Crema
Credits
Compilazione: Casarin, Renata (2009)
Aggiornamento: Uva, Cristina (2012)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01016/
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