Cristo salvatore
Ferrario Federico
Descrizione
Identificazione: Cristo risorto
Autore: Ferrario Federico (1720/1730 ca.-1802), esecutore
Cronologia: post 1767 - ante 1769
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 130 cm x 243 cm (intero); 140 cm x 250 cm (cornice)
Descrizione: La tela, dal bordo mistilineo circondato da una cornice lignea dorata, è quasi totalmente occupata dalla figura del Cristo risorto, ripreso con una posa artificiosa mentre regge il vessillo crociato nella mano destra. Sotto i suoi piedi si trova il sepolcro sul cui angolo posteriore sinistro poggia abbandonato il sudario. A terra vi sono due teschi. Sulla destra si apre una veduta prospettica che mostra, dietro al monte Golgota sul quale spiccano tre croci, la città di Gerusalemme profilata, alle sue spalle, da un massiccio montuoso.
Notizie storico-critiche: Sebbene con discrepanze in riferimento a tempi, luoghi e persone coinvolte, i Vangeli forniscono informazioni riferite al sepolcro vuoto e alle apparizioni di Gesù. Nulla, invece, viene narrato in riferimento al momento della resurrezione di Cristo. Tale mancanza di notizie ha portato, nei secoli, alla nascita di una folta varietà iconografica legata all'evento. Se inizialmente, infatti, si ricorse a rappresentazioni simboliche, a partire dall'XI secolo la cultura occidentale inizia a rappresentare l'immagine di Cristo che risorge dal sepolcro. Essa appare, dapprima, nei codici miniati, per diffondersi, nel corso del XIV secolo, in tutti gli ambiti artistici. In continuità con questa tradizione si colloca la tela di proprietà dell'Azienda Ospedaliera in cui l'artista raffigura Cristo che si libra sul sepolcro spalancato accentuando, in questo modo, il movimento ascensionale. Alla dinamicità e alla forza espressiva della resurrezione è contrapposta la staticità del sepolcro, sul cui angolo sinistro compaiono le bende srotolate del sudario. La postura del Cristo, inoltre, si correla alla conformazione naturale delle rocce retrostanti che riprendono le linee geometriche di costruzione dell'intera scena. Influenzato dalla cultura teatrale settecentesca, l'autore dipinge il sepolcro come una quinta teatrale che, interrotta sulla destra, mostra il monte Golgota, luogo della passione e della morte di Cristo in croce. L'artista, inoltre, intende sottolineare il tema della sconfitta della morte inserendo nella parte inferiore del quadro un teschio, ulteriore allusione al Golgota e richiamo all'iconografia della sconfitta degli inferi.
Secondo quanto scrive Giacomo Crespi nel suo "Libro delli Quadri" del 1774, il dipinto fungeva da pala dell'altare maggiore della Chiesa dell'Ospedale vecchio e, in effetti, l'iconografia del Cristo risorto come Cristo salvatore ben si adattava a una pala realizzata per l'oratorio legato al vecchio Ospedale degli Infermi. Sempre secondo il Crespi, la tela, caratterizzata da un controllato accademismo moderato con istanze borecchette, sarebbe da riferirsi a "un autor milanese" che Cesare Alpini, se pur dubitativamente, identifica in Federico Ferrario, il quale era stato allievo di Pietro Maggi. L'artista, dopo aver realizzato diverse opere nel territorio cremasco, inizia una frenetica carriera, soprattutto come frescante, della quale si ha notizia, però, solo a partire dagli anni '50 del Settecento, mentre non vi è testimonianza alcuna della sua produzione giovanile. Tra il 1767 e il 1769 Federico è impegnato a Casaletto Ceredano e, a questi anni, sia il Crespi sia l'Alpini tendono a datare il dipinto, sebbene l'altare dedicato al S. Salvatore fosse già presente dal 1752.
Collocazione
Provincia di Cremona
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Crema
Credits
Compilazione: Casarin, Renata (2009)
Aggiornamento: Allievi, Valeria (2012); Uva, Cristina (2012)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01027/
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