Altare della Madonna del Rosario
Luini, Bernardino (scuola)
Descrizione
Identificazione: S. Caterina d'Alessandria e Santa con badessa
Autore: Luini, Bernardino (scuola) (1480 (?)-1532), esecutore
Cronologia: post 1520 - ante 1525
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Descrizione: Dipinto murale raffigurante Santa Caterina d'Alessandria e un'altra santa di difficile identificazione, che presentano una monaca inginocchiata alla figura della Vergine Maria (scultura nella nicchia); ai lati delle due donne sono collocati, la ruota del martirio di S. Caterina sulla sinistra, e l'episodio biblico di "Susanna e i vecchioni" sulla destra. Sullo sfondo, costituito da un fitto cespuglio di rose, i rami più esterni sviluppano nella parte alta girali che formano sette tondi, all'interno dei quali sono illustrate le Sette Gioie della Vergine (da sinistra verso destra: Annunciazione, Nascita di Gesù, Adorazione dei Magi, Resurrezione di Cristo, Ascensione di Gesù, Pentecoste, Assunzione della Vergine in cielo). Nella lunetta sovrastante l'affresco è raffigurato il Padreterno in un tondo tra le nuvole, circondato da angeli musicanti.
Notizie storico-critiche: Il dipinto murale è collocato nella seconda cappella a sinistra della Chiesa di S. Vittore, in corrispondenza dell'altare dedicato alla Madonna del Rosario: al centro della parete è oggi collocata in una nicchia una statua lignea dorata della Vergine di epoca settecentesca, voluta secondo i documenti (Libro Cronaca, 1723, p. 120) da una nobildonna medese appartenente alla famiglia Fossati, la quale fece anche coprire gli affreschi con pannelli lignei dipinti verde e oro, raffiguranti i Misteri del Rosario in quindici tondi. Questi fuorno rimossi su suggerimento di Luca Beltrami all'inizio del Novecento e depositati in altri ambienti della Villa Antona Traversi. In origine, al posto della nicchia, si trovava un affresco di scuola luinesca raffigurante Maria con il Bambino, che venne poi staccato dal muro ed oggi è custodito nella novecentesca Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Nascente a Meda. In seguito all'apertura della nicchia, il roseto intorno alla statua venne ridipinto (visibile nella manualità e nei colori le differenze con quello sovrastante), mentre ciò che ora rimane nella parte bassa della scena originale sono le due sante ai lati di Maria, che presentano alla Vergine una monaca inginocchiata.
All'estremità sinistra è raffigurata, in posizione eretta, Santa Caterina d'Alessandria, abbigliata con una ricca veste verde chiaro bordata al collo di gemme, un mantello rosso e la corona sul capo. La santa è dipinta secondo i canoni della tradizione agiografica, secondo cui la santa era una giovane nobile molto bella che aveva rifiutato di sposare l'imperatore Massenzio perchè cristiana e votata alla castità. Di fronte a cinquanta tra i più famosi filosofi e oratori dell'epoca (IV sec.) la santa sostenne la sua fede riuscendo addirittura a convertirli e venne per questo condannata alla prigione senza cibo. La condanna tuttavia risultò inutile perchè la donna veniva nutrita da una colomba mandata da Dio. L'imperatore decise allora di giustiziarla con il supplizio della ruota dentata, suo caratteristico attributo iconografico (qui presente per terra dietro di lei, all'estrema sinistra) ma anche questa si ruppe, così che la giovane venne infine decapitata.
Nell'opera qui schedata la santa tiene la mano destra sollevata verso l'alto in direzione della Vergine, in parte rimossa dalla nicchia, mentre la mano sinistra è appoggiata alla spalla della monaca inginocchiata. A lungo questo personaggio è stato identificato come la badessa Maria Cleofe Carcano, molto devota a Caterina d'Alessandria e responsabile della ricostruzione della chiesa, terminata nel settembre 1520; in linea con questa interpretazione la figura femminile sulla destra è stata invece identificata come Susanna, per la presenza alle sue spalle di una piccola scena raffigurante la fanciulla al bagno spiata dai due vecchioni. Più raramente, essa viene identificata anche come Santa Giustina, protomartire padovana uccisa nel 304, al cui nome fu dedicato il più antico e famoso monastero benedettino di Padova: proprio in tale monastero, nel 1408, venne promossa un'importante riforma che imponeva all'ordine benedettino la forma claustrale e che venne intitolata alla santa. Nessun documento d'archivio attesta l'obbedienza delle benedettine medesi alla Congregazione di S. Giustina (poi rinominata Cassinese nel 1504 con l'adesione dell'Abbazia di Montecassino), tuttavia la comunità monastica di Meda non poteva ignorare la vasta diffusione di questa riforma e, secondo alcuni storici, ciò giustificherebbe la raffigurazione della santa all'interno del dipinto.
Studi più recenti degli storici dell'arte Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa (Tosi, 2014) hanno invece proposto l'affresco come elemento di una campagna decorativa successiva: secondo questa interpretazione la monaca raffigurata nell'affresco sarebbe Susanna del Bene che, secondo alcuni documenti del 1537, era già in carica come badessa dal 1535 e al cui nome alluderebbe dunque l'episodio biblico raffigurato sullo sfondo a destra. Tale interpretazione controversa ha riflessi anche sulla paternità dell'opera: se la datazione dell'affresco dovesse attestarsi intorno al 1520, quando Maria Cleofe Carcano era badessa, l'opera potrebbe attribuirsi a Bernardino Luini e alla sua bottega, in quegli anni attivi a Meda nella chiesa di S. Vittore. Se, invece, fosse accettata l'ipotesi esecutiva più tarda, l'opera (insieme alla relativa lunetta con il Padreterno soprastante) sarebbe da assegnare a Giovanni Lomazzo, cugino della moglie di Bernardino Luini (morto nel 1532), residente a Meda fin dal 1516.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01229/
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